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Uno spazio vuoto, spoglio, una pedana al centro del laghetto che funge da palcoscenico, gioco di luci a vista, questa la scenografia dello spettacolo “Il Viaggio di Nabil”, il secondo appuntamento della rassegna Teatro alla Deriva, che si svolge presso le Terme Stufe di Nerone, a Bacoli. Nella scena, nuda e cruda, la pedana diventa il barcone sul quale si compie il lungo viaggio di Nabil, un giovane studente egiziano costretto a lasciare la sua Terra perché gli è stata portata via la sua amata. Un viaggio d’amore, dunque, ma che farà su un barcone, a causa delle sue condizioni economiche, un viaggio che nasconde tutte le insidie, i pericoli e le difficoltà che subiscono continuamente gli immigrati che affrontano il loro destino sfidando il mare e non solo.
Ivan Boragine, Rosario D’Angelo, Francesco Manisi e Gianluca Pugliese sono gli attori che “occupano” il barcone, la loro tensione è palpabile, sono intensi, la loro voce trema quando le emozioni e le sensazioni dei disperati sul barcone sono davvero forti da “mostrare” al pubblico, ma loro ci riescono benissimo.
Recitare su una pedana con una pendenza così importante, costringe i 4 attori ad uno sforzo fisico enorme, e la scenografia volutamente povera e scarna ne risalta la fatica e la difficoltà del trovare il giusto equilibrio. Una metafora della vita in bilico, quella incerta e insicura degli immigrati: il mare, i barconi, i lunghi giorni che non passano mai, e tutte le angherie e le minacce che subiscono durante il viaggio per la salvezza che, molte volte, non arriva.
La regia è di Stefano Amatucci, che ha già affrontato il tema dell’immigrazione con il film “Caina”, ma ci spiega che nel film è l’odio il tema centrale della storia ed è raccontato dal punto di vista di una occidentale razzista e xenofoba. “Il viaggio di Nabil”, invece è la storia di un ragazzo innamorato costretto a viaggiare come i profughi e quindi a condividere tutte le loro vicissitudini.
Il prossimo appuntamento del Teatro alla Deriva è domenica 21 luglio per lo spettacolo “Tre, le sorelle Prozorov”, di Giovanni Meola, liberamente ispirato a Checov.
Giustina Clausino