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Dal 3 al 12 maggio è in scena, al Teatro Bellini di Napoli, “Si nota all’imbrunire” (solitudine da paese spopolato), di Lucia Calamaro, con Silvio Orlando.
“Fammi compagnia” una richiesta tanto semplice ma allo stesso tempo così impegnativa e piena di aspettative.
Silvio (Silvio Orlando) si è trasferito nella casa in campagna, ormai da tre anni, per evitare il contatto con i suoi figli, suo fratello e, in generale, con le persone. Si è da poco svegliato, è in vestaglia e riflette sulla sua condizione di solitudine ad alta voce (o almeno crede), sul fatto che essere soli forse rende tristi ma si soffre anche di meno. Gli bastano la sua musica, i suoi libri di Caproni, Flaiano, Hemingway, la cassiera Anna della coop, le sue abitudini…
Ma il suo microcosmo viene scombussolato dall’inaspettata visita dei figli: Maria (Maria Laura Rondanini), Riccardo (Riccardo Goretti), Alice (Alice Redini) del fratello Roberto (Roberto Nobile) per festeggiare il suo compleanno e per commemorare la defunta madre – e cognata – nel decennale della morte.
In un solo giorno di convivenza forzata, Silvio si confronta e scontra con i suoi familiari sulla sua condizione di isolamento – ormai si rifiuta anche di camminare – e sul suo essere genitore. Sente il peso di dover essere un buon padre, si sente debitore nei confronti di chi lo ama, ma non è in grado di ricambiare.
Ognuno dei suoi figli gli rinfaccia i suoi limiti di genitore, confronti accesi ma anche affettuosi, timidi tentativi di riavvicinamento ma che falliscono miseramente, perché consapevoli che quell’armonia non c’è più perché essi stessi non sono più le persone di un tempo.
Uno spettacolo che lascia un sapore amaro quando si scopre la realtà che Silvio vive suo malgrado.
Un testo intelligente, ironico e sagace quello di Lucia Calamaro, sapientemente interpretato da Silvio Orlando e da tutto il cast in maniera brillante.
Uno spettacolo da vedere sia come figli che come genitori, che fa riflettere e fa luce su uno dei più sottovalutati malesseri psicologici moderni, quello della solitudine sociale, il volersi convincere che lo stare soli è una scelta voluta ed autoconservativa, perché abituatisi all’assenza, la presenza ingombra.
Ma se, come diceva Paul Valery, un uomo solo è sempre in cattiva compagnia, allora è anche vero quello che dice Riccardo al padre, che la solitudine agisce sul cervello rendendolo super attento alle possibili minacce e bravo ad auto preservarsi, rifiutando ed allontanando tutti gli stimoli, persone incluse.
Ma, forse, la verità, come suggerisce l’autrice attraverso le parole di Alice, è che la sofferenza ci deresponsabilizza. Si sta bene quando si sta male e la solitudine, in questo, è uno stato consolatorio perché “malattia” costante.
Ma vogliamo veramente vivere in uno stato di capochinismo perpetuo, come Silvio, solo per preservarci?
Il tempo della nostra vita non deve solo esserci e passare, ma deve anche servire. Parola di Lucia Calamaro.
Paola Improda
Segnaliamo che giovedì 9 maggio alle ore 18:00 presso la libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri Lucia Calamaro presenterà il libro Si nota all’imbrunire (solitudine da paese spopolato). Insieme all’autrice interverrà Silvio Orlando.