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Sciopero della scuola: la protesta dei bambini e dei genitori

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Allo sciopero generale di ieri, che ha visto finalmente unito tutto il mondo della scuola, poiché a sfilare c’erano insegnanti e dirigenti (si, c’erano anche loro), personale ATA e genitori, ragazzi e bambini tutti insieme, oggi si è aggiunta la “protesta dei bambini”. Come già anticipato, infatti, in moltissime scuole primarie italiane, gli allievi che avrebbero dovuto sostenere le prove INVALSI si sono assentati, boicottando in questo modo una pratica mal vista da docenti, famiglie e allievi, che consiste nella somministrazione degli stessi test a tutti, senza tener conto delle differenze strutturali e funzionali che intercorrono tra le diverse scuole dislocate sul territorio nazionale.

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A tal proposito ricordiamo una lettera, pubblicata qualche anno fa,  da parte di un gruppo di genitori di una classe della Scuola Primaria “D. Manin”, di Padova, nella quale si evince  il malumore che già serpeggiava  tra i genitori e i docenti delle scuole primarie e che alla fine, possono spiegare i motivi di questa inconsueta forma di protesta che vede protagonisti i bambini:

” I test INVALSI sono prove standardizzate di italiano e matematica (con risposta a crocette) da svolgersi secondo modalità e tempi rigidamente prestabiliti. A cosa servono? Il ministero afferma che servono a migliorare la qualità delle scuole, molti dicono che in realtà serviranno a tutt’altre finalità, tra cui fare una classifica delle scuole e degli insegnanti.

DICIAMO NO COME GENITORI

– perché c’è un’assoluta mancanza d’informazione alle famiglie: al contrario di quanto avviene normalmente per tutte le attività programmate dalla scuola, dei test non ci sono mai stati comunicati il contenuto, le modalità esecutive e le finalità e anche le insegnanti si sono presentate come esecutrici di compiti prescritti dall’esterno;

– perché le prove non sono anonime: ogni prova è contrassegnata da un codice, che sarà conservato dalla scuola, che identifica l’alunno; tali codici dunque permettono una tracciabilità nel tempo delle prove dei nostri figli;

– perché, oltre ai test, viene chiesto ai nostri figli di compilare un questionario in cui si chiedono informazioni sia sulle risorse disponibili in famiglia (numerosità di libri, disponibilità di un aiuto nei compiti per casa, lingua parlata a casa, ecc.) sia su questioni anche delicate (se hanno subito episodi di bullismo, se vivono più spesso con mamma o papà, ecc.). E’ davvero incredibile che ci venga chiesta l’autorizzazione per qualsiasi tipo di attività proposta dalla scuola (anche una foto di classe) e poi, nel giorno delle prove invalsi gli alunni siano sottoposti a questionari sulla loro vita familiare senza che i genitori ne siano preventivamente informati;

– perché questi test creano ansia: i tempi per le prove sono rigidamente prefissati; gli alunni devono fare bene e in fretta. L’ambiente diventa quello da concorso pubblico;

– perché i nostri figli dislessici, portatori di handicap, immigrati, insomma tutti coloro che presentano una qualche difficoltà, diventano invisibili e vengono esclusi dalla rilevazione (i loro risultati non verranno, di norma, conteggiati).

DICIAMO NO COME CITTADINI

– perché questi quiz non hanno nulla a che vedere con la didattica della scuola che conosciamo;

– perché queste prove non possono registrare le capacità creative, le capacità critiche, i pensieri non standardizzati; se i quiz acquistano centralità, finiranno per farla assumere anche alla didattica delle crocette;

– perché i quiz di fatto serviranno a creare una classifica delle scuole e degli insegnanti e perciò spingeranno sempre di più i docenti a modificare la propria programmazione, elaborata sulla realtà concreta della classe e dei singoli alunni, piegandola invece all’addestramento ai quiz;

– perché non è questa la scuola che vogliamo per i nostri figli;

– perché vogliamo una scuola che coltivi l’unicità dei nostri figli, che si faccia carico delle loro difficoltà e delle loro conquiste, una scuola che aumenti davvero la propria qualità e che non finga un sistema di qualità quando nelle classi manca il minimo indispensabile.”

Lo sciopero di ieri, che ha chiuso tutte le scuole italiane, contrariamente a quello che si può pensare è a favore di una riforma della scuola, una “riforma sì, ma non così”, così come scritto in molti degli innumerevoli striscioni, una riforma condivisa da tutti e frutto di un vero confronto tra le parti.