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Giovedì 3 maggio, presso la Fondazione Eduardo De Filippo, che ha sede nello storico Palazzo Scarpetta , si è svolto l’evento inaugurale dedicato a Roberto Capucci, il grande couturier italiano, con la mostra di disegni per il teatro.
Il Palazzo Scarpetta è ubicato a Napoli in Via Vittoria Colonna 4, nel quartiere di Chiaia. La costruzione dell’edificio, che risale agli inizi del ‘900, fu commissionata da Edoardo Scarpetta, commediografo e attore. Con il passare del tempo Palazzo Scarpetta divenne il punto d’incontro del teatro napoletano, poiché vi abitavano gli Scarpetta, i De Filippo, i Carloni e i Viviani. Oggi, al primo piano, ha sede la Fondazione Eduardo De Filippo.
Roberto Capucci nasce a Roma nel 1930. Frequenta l’Accademia di Belle Arti. Nel 1950 apre in via Sistina il suo primo atelier e nel 1951 presenta per la prima volta le sue creazioni a Firenze. La sua florida carriera si arricchisce di conoscenze ed esperienze in tutto il mondo. In particolare Capucci ricorda la collaborazione del 1968 con Pier Paolo Pasolini per il film Teorema di cui disegna i costumi di Silvana Mangano e di Terence Stamp. Tra gli abiti più famosi inoltre c’è quello indossato da Rita Levi-Montalcini in occasione del conferimento del Premio Nobel per la medicina del 1986.
Nel 2002 Capucci fu chiamato, dall’allora sovrintendente del teatro San Carlo Gioacchino Lanza Tommasi, per realizzare l’abito della contessa Maddalena, personaggio principale dell’opera Capriccio di Richard Strauss.
Dal 4 maggio, a Palazzo Scarpetta, sarà aperta al pubblico la mostra “Spettacolo Onirico”, già presentata agli Uffizi di Firenze, dove ha riscosso un notevole successo. La mostra, curata da Caterina Napoleone che si avvale del catalogo di Carolina Rosi, è composta dai disegni del repertorio di costumi maschili per il teatro ideati da Capucci, che sfiorano il limite dell’utopia, mettendo in luce il genio creativo dell’autore. Inoltre Gabriele Meyer, professore all’Accademia di Belle Arti, ha ricreato con i suoi allievi parte dei costumi realizzati dal genio di Capucci. “A me interessano i volumi le acrobazie delle stoffe che creano un figura”. Sono parole che hanno accompagnato in tutti questi anni il lavoro di Capucci, anche se a volte le parole vengono meno, perché, come sottolinea lo stesso Capucci, “Quando si parla di moda, io immagino arte, un’arte senza aggettivi”.
Mariarosaria Russo