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“Terre del finimondo”, l’album di Brunella Selo che lega Napoli e Rio de Janeiro con passione e musicalità

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Un’esplosione di colori, di gioia, di amore, di emozioni, di poesia, di canto e musica bella, di sapori e odori è “Terre del finimondo”, l’album di Brunella Selo recentemente pubblicato da Bruno Savino per la Soundfly S.r.l. 2020.

Il progetto originale e di altissimo livello nasce da un’idea avuta un paio di anni fa dalla talentuosa cantante napoletana quando con successo presentava lo spettacolo Vesuvião.

Gli undici brani contenuti rispecchiano la personalità solare, bella, squisita e aperta della protagonista. L’album è, infatti, una sua creatura, fortemente desiderata e cresciuta negli anni e in cui confluiscono esperienze artistiche e vissuti personali intensi. Diversi brani sono stati composti dalla Selo e alcuni sono di autori brasiliani. Brunella Selo e Piero De Asmundis hanno realizzato gli arrangiamenti di tutti i brani, ad eccezione di Sinhà arrangiati da Antonello Paliotti.

Alla sua realizzazione hanno partecipato più di venti musicisti e amici: Dario Franco, Carolina Franco, Piero De Asmundis, Daniele Sepe, Antonello Paliotti, Pino Chillemi, Michele De Martino, Robertinho Bastos, Mimmo Maglionico, Maurizio Pica, Michele Signore, Alessandro Tumolillo, Caterina Bianco, Luigi Tufano, Fabio D’Onofrio, Gaemaria Palumbo, Luciano Nini, Matteo Franza, Gabriele Franza, Alessandro Tedesco, Lello Giulivo, Leonardo Massa, Roberto Trenca, Pasquale Benincasa, Vincenzo Raccioppi, Gianluca Rovinello, Roberto Perrone, Renato De Santis.  Il loro affetto e la loro amicizia si sono espressi negli interventi musicali contribuendo a renderli ancora più coinvolgenti. Carolina Franco, figlia di Brunella e Dario, ha curato la registrazione ed il missaggio presso gli studi Rrsound assieme a Piero De Asmundis. A lei è dedicato il disco con “…un ringraziamento speciale per la pazienza, la passione e la professionalità…”.

In questo lavoro le sonorità e le tradizioni della musica napoletana e brasiliana si uniscono. Le due realtà, entrambe “terre del finimondo”, hanno elementi peculiarità e ossimori esistenziali in comune: sonorità, malinconia, gioia di vivere, sofferenza, ritmo, la filosofia di “necessità”, le percussioni, il mandolino, quello brasiliano si chiama bandolim. E proprio questo aspetto rende il lavoro peculiare, prezioso e di gran pregio. “…Un finimondo che mi risuona dentro, nel profondo, lì dove canta la mia personale terra, devastata e risanata, festaiola e saggia, friabile e coriacea, ma infinitamente mutevole e provvisoria…”

Vesuviagem apre la sequenza dei brani e dà subito l’impronta della bellezza musicale che seguirà: un’esplosione di colori, gioia, brio. L’ inconfondibile voce della Selo, dal timbro forte, grintoso e limpido si fonde con gli strumenti che creano giochi di note dal ritmo brioso e dai freschi toni latini.

Con Tarsila, testo e musica della Selo, l’atmosfera si fa più pacata e la voce, che si esprime in portoghese, si stende sulla musica accarezzandola e sprigionando emozionanti suggestioni in un gioco civettuolo tra le corde della chitarra di Brunella e del basso di Dario Franco.  Il mandolino apre le porte della melodia di Ciccibacco dal piacevole sapore antico. Ecco che il canto si fa narrazione, grazie al testo di A. Sollo dai toni piacevolmente ironici in napoletano, e s’inframmezza con le corde di De Martino che lo conclude con un crescente virtuosismo. Di grande impatto emotivo si esprime Lassame sta’, una narrazione evocativa. È un messaggio d’amore di un legame indissolubile che va al di là della vita terrena che la Selo, autrice del testo e della musica, esprime col canto e coinvolge con la sua voce che colpisce fortemente la sensibilità di chi ascolta. De Frente Pro Crime di J. Bosco trasporta nel mondo sudamericano in modo effervescente e festoso. Il canto si fa carioca ed è circondato da sonorità e ritmi che creano vive immagini di mare, natura incontaminata, sole, odori intensi.  Nada Pra Dizer di A. Paliotti l’atmosfera cambia e si fa dolcemente soft col flauto di Mimmo Maglionico che introduce il canto ancora brasiliano. La Selo duetta col cantante Lello Giulivo e molto bella è la melodia che col cuatro venezuelano del virtuoso Roberto Trenza invita alla danza. Si torna al napoletano con Nasco Ddoje Vote, una canzone dolce, arricchita dai fraseggi del flauto traverso di Daniele Sepe e dal testo che è poesia pura. Ancora il Brasile con la splendida esecuzione di Doce De Coco di J. Do Bandolim. La bella voce della Selo, le corde della chitarra, del Bandolim e dell’Ukulele, unite alle percussioni si fondono e fluiscono in modo accattivante, ricordando a tratti il fado. Mae De Canto di P. Fama è un inno alla musica. Il canto si stende armoniosamente sullo sfondo di belle note sprigionate dall’arpa, dal bandolim, dal mandoloncello, dal trombone che, insieme alle percussioni, delineano un ritmo effervescente e dal sapore sudamericano. Un virtuoso quartetto d’archi fa da sfondo a Sinhà di C. Buarque de Holland e J.Bosco, una canzone meravigliosa, resa ancora più avvolgente grazie alla espressiva e toccante impronta canora della Selo.  Il cerchio si chiude con A Partida la versione strumentale di de Asmundis di Vesuviagem, il brano di apertura, e la voce della Selo diventa essa stessa uno splendido strumento musicale.

Il lavoro è curato in ogni aspetto, dalla copertina ai disegni, dalla grafica alla fotografia.

Sulla copertina l’illustrazione è accattivante e ricca di colori e di elementi.  Ogni volta che si osserva se ne scopre uno che a prima vista era sfuggito: una medusa, un fiore, una chitarra, un pappagallo, una stella marina. Molto bella è anche la fotografia sul retro della copertina di Giuliana Tarallo. Non manca un libricino con i testi delle canzoni, le fotografie dei protagonisti e bei disegni.

Si tratta, dunque, di un album bello, ricco ed emozionante, un prezioso disco per chi ama la buona musica.

 

Daniela Vellani