Views: 18
Si prosegue con Cartesiana, 30 anni dopo di e con Enzo Moscato: un omaggio che l’artista, esponente della Nuova Drammaturgia, vuol dedicare alla Sala Assoli da lui aperta 30 anni fa proprio con questo monologo.
Botteghino Sala Assoli tel. 081 19563943 (orario da lunedì a sabato 10:30 -13 e 18 – 20; domenica apertura due ore prima dello spettacolo) –botteghino@associazioneassoli.it – promozione.salaassoli@gmail.com
Orario: da mercoledì a sabato ore 20:30; domenica ore 18
Biglietto: Intero 12 euro; ridotto 8 euro
25 rose dopo”
Ideazione Cristina Donadio
con Cristina Donadio e Luca Trezza…non pensavo che sarebbe stato tanto difficile mettere in scena sé stessi… quando ho cominciato a lavorare a questo spettacolo dedicato ad Annibale Ruccello e Stefano Tosi a 25 anni dalla loro scomparsa, non ho avuto dubbi, quello che volevo, era incontrarli di nuovo, per una sera, in un teatro, o per meglio dire, su di un palco, luogo familiare a tutti e tre, dunque dovevo creare il pretesto perché ciò potesse accadere… sono partita da un triangolo, figura geometrica che rispecchia il senso del nostro stato: tre individui, legati tra loro indissolubilmente da una linea immaginaria… da qui ho cominciato a mettere insieme ricordi, immagini, pensieri, frammenti di vita vissuta tra il prima… e il dopo… per tessere una drammaturgia dentro cui infilare il nostro bizzarro incontro anniversario… facendo ciò mi sono dovuta calare completamente in un passato lungo 25 anni e man mano che scendevo più giù, ho trovato colori, sentimenti e stati d’animo che credevo rimossi e che invece… ora sono lì, messi in scena e raccontati proprio a loro due in quella che è diventata una specie di amorevole confessione…
Cristina Donadio
“CARTESIANA, 30 ANNI DOPO…”
di e con Enzo Moscato
L’iperbolica vicenda – scritta nei primi anni ’80 – delle peripezie odisseiche dei tre trans partenopei, Cartesiana, Miss Inciucio e Cha-Cha-Cha, alla ricerca di un’identità sessuale, certa e duratura, che a loro balugina dalla mistico-trasformazionale clinica/santuario, di stanza nell’iberica Azuléjos, è ormai divenuto un piccolo classico del teatro contemporaneo, una sorta di post-moderno e sgangherato ‘racconto di formazione’ (alla stregua dell’americano e celeberrimo ‘Portnoy’s Complaint’ di Philip Roth) che hanno preso ad amare non solo, ovviamente, i cosiddetti ‘diversi’ o ‘gay’ ma anche i cosiddetti ‘normali’ od ortodossi delle regole ontologico – sessuali.