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I viaggi nella letteratura sono stati, fin dagli albori, un mezzo per trasportare in altri luoghi, anche chi, fisicamente, non poteva. Potremmo citare tantissimi libri, tantissime opere che contengono racconti e descrizioni di Paesi lontani e di avventure vissute, siano state esse felici o tragiche. Come non pensare a Il milione di Marco Polo, o ai viaggi di Ulisse descritti da Omero, per non parlare dei viaggi metaforici e allegorici del Sommo Dante.
Raccontare le esperienze di viaggio è sempre stato un modo per condividere le sensazioni e le emozioni che ci attraversano e molto spesso si è ispirati anche da una ricerca interiore, un viaggio introspettivo che è sempre e comunque un motivo di crescita.
Ed è proprio a queste considerazioni che ci ha portato la presentazione del libro “Timbuktu – Un viaggio incompiuto”, il primo libro di Pasquale Pandolfi, edito da IOD edizioni, venerdì, 10 marzo, nella sala parrocchiale della Chiesa di Santa Teresa del Bambino Gesù di Aversa
Presenti all’evento, oltre all‘autore, il sindaco di Aversa dott. Alfonso Golia e l’assessora alla cultura dott.ssa Anna Sgueglia, a moderare la giornalista Giustina Clausino, direttrice di Differentemente.info.
Il libro di Pasquale Pandolfi è stato ispirato dalle lunghe conversazioni, in chat telefoniche, intrattenute con il suo amico, l’ingegnere, Nicola Chiacchio, appassionato di viaggi estremi, che compie con un insolito mezzo di trasporto: il trike, una triciclo dotato di un piccolo vano bagaglio per i beni di prima necessità.
Nicola parte da Madrid con il suo trike nel giugno 2018, con l’obiettivo di arrivare in Mali. Il viaggio però, ad un certo punto, s’interrompe proprio alle porte di Timbuktu: nel febbraio 2019, purtroppo, l‘ingegnere viene rapito da un gruppo jihadista di Al Qaeda e la sua prigionia dura venti mesi, durante i quali Pasquale Pandolfi perde, per ovvi motivi, ogni contatto con il suo amico.
Dopo la liberazione, avendo ripreso a parlare con Nicola, Pandolfi inizia a considerare l’idea di scrivere un libro, nasce in lui l’esigenza di raccontare la storia del suo amico e la loro amicizia.
“Un’amicizia nata per caso, ma consolidata da anni. Una spiaggia, un ombrellone e una sdraio “il posto” di questa storia, dove si incontrano i due protagonisti.
Luca e Nicola attraverso un delicato e sincero dialogo stabiliscono connessioni empatiche, che non lasciano dubbi: il loro legame è indissolubile” si legge nella prefazione al libro, e ascoltando i brani che l’autore stesso legge al pubblico, si avverte palesemente questa sensazione.
Il racconto della storia di Nicola, non è rivolto ai giorni di prigionia, ma allo scambio di idee, di pensieri e di emozioni che il protagonista trasmette allo scrittore, un rispetto reciproco che lascia spazio ai silenzi e alla loro comprensione.
Il mal d’Africa che genera un viaggio in questo continente è un altro degli aspetti che emergono dalla lettura e ancor più importante e rilevante, come detto anche dalla dotteressa Sgueglia, nel suo intervento, un altro punto è il viaggio alla scoperta di sé e alla scoperta di una ritrovata lentezza del vivere, un assaporare la vita senza paura di perdere tempo…
Anche il sindaco Golia, nel suo intervento, ha ribadito l’importanza di riprendere a godersi la libertà di gestire il proprio tempo e di ritornare al contatto umano senza continuare a farsi travolgere dalla frenesia della nostra società.
In conclusione, il viaggio è necessario. Pasquale Pandolfi con Timbuktu ricorda il bisogno di vivere il mondo, per comprenderne le differenze e le drammaticità, di come, chi. con coraggio parte per fuggire, per trovare un futuro migliore o per ritrovare semplicemente se stesso, o di chi resta a casa e vive con la speranza nel cuore.
Roberta Fusco