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Doppio appuntamento al Sancarluccio: “Youth” e “Virginia e sua zia” 

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Terzo appuntamento con UT.35, festival dedicato alla drammaturgia inedita under 35

(direzione artistica Gianmarco Cesario) il cui vincitore, decretato da una giuria di critici web,

si aggiudicherà un posto nel cartellone della prossima stagione del teatro.

Martedì 27 ottobre alle ore 21:00 presso il Nuovo Teatro Sancaluccio di Napoli, si terrà lo

spettacolo “YOUTH\GIOVANI” di Fabio Casano e con Antonio Somma, Nicola Cuomo,

Alessandro Langellotti, Fabio Casano, Germana Saccardi e Gennaro Maresca che ne cura anche

la regia.

Breve Sinossi

Allen Ginsberg e Lucien Carr sono due giovani studenti universitari destinati a lasciare il

segno nella storia. Tra drammi giovanili, la rivoluzione letteraria che vogliono proporre, gli

incontri con i precursori della beat generation, Allen comincerà a scoprire un amore, invertito

per gli anni ’40, verso l’amico. Lucien invece si troverà a combattere con le ossessioni di un

uomo maturo, fino a macchiarsi di un omicidio. Youth/Giovani è la storia vera di cronaca nera

di quei ragazzi che di lì a poco sarebbero diventati i grandi poeti e romanzieri della

generazione folle e ribelle che ha rivoluzionato la letteratura.

Note di regia

Youth/Giovani vuole raccontare la storia vera di due anime inquiete: Allen Ginsberg e Lucien

Carr. Ci ritroveremo tutti “sulla strada”, avremo seguito il flusso del mondo contando le

pulsazioni del cuore e tutto ci farà meraviglia, tutto ci sorprenderà come non mai, avremo

vissuto senza remore e costruzioni e alle luci immense dei fuochi d’artificio avremo gli occhi

pieni di una indescrivibile emozione; per strada questo succede, che tutti si diventa

irrimediabilmente sinceri, liberi da ogni remora, un po’ nudi e un po’ vestiti, come ci pare. In

questo concetto si può tracciare l’idea che Jack Kerouac aveva della vita e, nel contempo, della

necessità di correre, correre senza mai fermarsi, verso la libertà ideologica e creativa

dell’essere umano. Siamo negli anni quaranta di un’America in guerra, il sogno americano è

allo stato embrionale e si concretizzerà quando le ferite del conflitto saranno asciugate.

Mentre nei college il terzo stato uniformava a se il nuovo modello di cittadino, pronto a

combattere per la patria, rigorosamente sposato e avulso da ogni abuso e piacere, andava

nello stesso tempo formandosi una “classe culturale” assai ribelle, attenta alle arti e alle

espressioni umane. I giovani della beat generation. Nelle enormi e polverose biblioteche

d’oltre oceano nasce l’esigenza di ribellarsi al sistema, potrebbe sembrare banale ma

culturalmente e antropologicamente questa banalità non trova riscontro, non ha motivo

d’essere, altrimenti non si spiegherebbe la totale appartenenza ad un linguaggio che dagli anni

quaranta del novecento e ancora di più in ogni età della storia, ha fatto dei giovani il fulcro

centrale delle produzioni artistiche e delle connesse evoluzioni. L’arte è giovane. Allen e

Lucien: due giovani universitari con la voglia di cambiare, rompere gli schemi e portare al

mondo la loro visione, una nuova visione. Youth è la storia del loro viaggio alla scoperta di se

stessi, del loro amore, quello che negli anni quaranta era un amore ‘invertito’ per chi lo

osservava e anche per chi lo viveva. Youth è la storia delle loro ossessioni e delle loro paure,

quelle da cui un ragazzo vuole allontanarsi ma ritrova sempre davanti a sé. Il loro incontro in

una stanza universitaria, con la musica di Brahms, vino e poesie, era già il presagio della vita

poetica di questi artisti. Allen è un giovane scrittore che vuole farsi strada con la sua poesia,

non quella del padre già noto poeta e professore, e che vuole liberarsi dai suoi fantasmi, da

una madre affetta da una rara malattia psicologica e alla quale presta le sue cure e le sue

attenzioni; Lucien è un ammiccante diciannovenne che si circonderà dei giovani esponenti di

quella che tra pochi anni sarà la beat generation, tutte anime inquiete, tutti artisti. Lucien è

solo. Ecco che nei loro incontri, ritroviamo William S. Burroughs e Jack Keruack, anche loro

giovani, anche loro con qualcosa da dire. L’arte avvicina e seduce, ed allora Allen comincia a

sentirsi attratto da quel ragazzo sorridente nonostante la sua triste vita, quasi da voler

erigersi a suo protettore. Ma nei sogni di Lucien c’è sempre la stessa ombra, l’ombra di un

uomo più grande, che dall’infanzia gli ha fatto da padre, da amico e forse da amante: David

Kammerer. Le ossessioni si riverseranno in un omicidio, nell’acqua, simbolo di vita, ma in

questo caso di morte. Un omicidio che vedrà complici tutti i ragazzi della beat generation e

verrà raccontato nelle loro storie, nei loro diari, nei loro romanzi. Un omicidio che sarà la loro

svolta, per alcuni la fine e per altri l’inizio. Un omicidio che nasce dall’amore, dall’impulso,

dalla loro ‘nuova visione’, dalla loro filosofia di vita, quella del “primo pensiero, miglior

pensiero”. L’idea di base è quella di raccontare sulla scena la dimensione intima dei due

protagonisti: due giovani tra poesia e inquietudine; tra le arti o meglio, nelle arti, alla ricerca

della propria identità, spirituale, sessuale, esistenziale. Allen e Lucien sono due giovani che

rappresentano in qualche modo i giovani di tutti i tempi e, voltata la pagina dell’universalità,

vorremmo soffermarci sul piano più intimo del loro rapporto, per questo, una regia il cui

intento è rarefatto, secco, sul testo, su quello che si dicono. Intorno, i personaggi che nella vita

dei due hanno avuto un ruolo significativo: la madre di Allen; Kerouac, e Borroughs, di questi

ultimi il libro “E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche” che ha ispirato e acceso l’idea

di raccontare questa storia. Ad accompagnarci sarà la musica che piaceva ai giovani di

quell’epoca. Nella prima parte della messa in scena musiche di Brahms fino allo swing

“bianco” figlio più che legittimo del Jazz “nero”. Nel racconto, a luce piena, una storia

d’amicizia, di passione, di abuso e di scoperta: “perché bramiamo l’antico contatto paradisiaco

con la dinamo stellata del macchinario della notte”. Un urlo che si trascina negli anni. L’urlo di

una voce giovane.

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Manlio Santanelli

Da giovedì 29 ottobre a domenica 1 novembre (gio-ven-sab ore 21:00/ dom ore 18:00), Gina Perna sarà in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli con lo spettacolo “Virginia e sua zia” di Manlio Santanelli, per la regia di Davide Sacco.

 

Breve sinossi

Un lavoro oscuro dietro le quinte dello spettacolo televisivo, una zia sulla sedia a rotelle ad

attenderla tutte le sere, nella memoria un totale deserto di affetti… chi è Virginia? Una delle

tante donne deluse che si incontrano nella vita o sulle scene? No, per la semplice ragione che

lei non ha mai utilizzato l’illusione come spinta vitale, e quindi si è sempre tenuta al riparo da

ogni conseguente delusione.
In breve, Virginia non si è mai aspettato, e continua a non

aspettarsi, niente dalla vita; e, di conseguenza, la vita non si aspetta niente da lei.
E tuttavia,

stasera, nel predisporsi ad un incontro sentimentale, la donna in qualche modo contravviene a

quello che è stato finora il suo modo di affrontare l’esistenza. E un timido pensierino su un

futuro migliore – niente di più facile da realizzare – accompagnato da mille riti scaramantici, a

dispetto di tutto osa pure formularlo.
Persino sulla soglia di casa, nel chiudersi la porta alle

spalle, la donna, anche soltanto attraverso una sibillina allusione, si spinge a vagheggiare per

sé e per la zia una sorta di svolta che possa sottrarre ambedue all’anonimato in cui versano, e

in qualche modo “rimetterle in gioco”. Del resto, non si dice forse che la speranza sia l’ultima a

morire?
Per sua buona sorte madre natura, che pure non è stata con lei prodiga di attrattive

fisiche, in compenso l’ha dotata di un solido quanto inconsapevole senso dell’ironia. È a questa

provvidenziale capacità di rintracciare il lato ironico anche nella più completa di speranza,

che Virginia affida ancora una volta la sua volontà di sopravvivere.
Ma fino a quando

(quousque tandem!) oh destino di Virginia, abuserai della sua ironia.