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Si è conclusa ieri, 11 ottobre 2020, l’XI edizione del MIDDLE EAST NOW, festival del cinema, arte e cultura dal medio oriente, svoltasi quest’anno nello spendido cinema LA COMPAGNIA di Firenze.
Durante la serata sono stati assegnati i vari premi, sia quelli della giuria composta da: Bianca Maria Filippini (Co-Fondatrice Casa editrice Ponte33), Germana Rivi (esperta di Iran), Mario Vitalone (Iranista bibliotecario) sia quello del pubblico in sala.
Il “Middle East Now Audience Award” al miglior film votato dal pubblico è stato assegnato a Between Heaven And Earth di Najwa Najjar.
Il “Premio Cinema Iran 2020” al miglior lungometraggio / documentario dall’Iran è stato assegnato a Sunless Shadows di Mehrdad Oskouei.
Il “Middle East Now Staff Award 2020” al miglior corto o mediometraggio è stato assegnato a MARADONA’S LEG di Firas Khoury
Il “Best OFF” al miglior cortometraggio d’autore assegnato da OFF Cinema è stato assegnato a Brotherwood di Meryam Joobeur
Per quest’ultimo premio, la giuria era così composta: Simone Bartalesi (Presidente Associazione OFF Cinema), Tina Magazzini (ricercatrice dell’Istituto Universitario Europeo) e Anacleto D’Agostino (Professore di archeologia e storia dell’arte del vicino oriente antico).
Ma prima della cerimonia serale, la giornata è stata ricca di appuntamenti e proiezioni. A noi hanno colpito molto quelle del pomeriggio.
La fascia pomeridiana è iniziata con la proiezione di Silent Lighthouse di Payam Laghari e Farshad Qaffari, un piccolo corto (1 min.) sul tentativo di una famiglia curda di emigrare verso i Paesi europei.
Un’opera dei registi che fa capire quanto l’intensità di un lavoro non dipenda affatto dalla durata.
Dedicato alla memoria di Alan Kurdi.
Les Hirondelles de Kaboul di Zabou Breitman e Elea Gobbè-Mèvellec si ispira al romanzo bestseller di Yasmina Khadra (pseudonimo di un ex ufficiale algerino) e racconta la vita di due coppie afghane che vivono nella Kabul controllata dai talebani.
Si tratta di un film d’animazione disegnato a mano dall’ormai consolidata scuola francese, che attraverso i bellissimi disegni ci fa capire che quando una storia DEVE ESSERE ASSOLUAMENTE RACCONTATA si superano tutti gli ostacoli, anche quelli fisici di non poter girare in quei luoghi.
Sebbene quando si parla di un cartone animato ci si aspetta sempre (o quasi) una storia con il lieto fine, in questo caso il film è duro da digerire e resta solo tanta rabbia.
A seguire, il documentario della regista- giornalista Mina Akbari, Formerly Youth Square che, partendo da una fotografia di gruppo di 20 anni prima, va alla ricerca dei 70 giornalisti presenti con lei a piazza della gioventù il giorno dello scatto.
È un documentario che fa luce sulla difficoltà di fare giornalismo in Iran, dove l’informazione, negli anni, è stata sempre più controllata, censurata, proibita portando alla chiusura di numerosi giornali.
I giornalisti si sono dovuti reinventare: c’è chi è emigrato, chi fa l’attrice, chi ha aperto una caffetteria, chi addirittura una fattoria lontana km dalla capitale e chi, come lei, non demorde e cerca di fare ancora informazione, con i mezzi che può permettersi.
Un documentario coraggioso che ha visto la luce durante il VARITE FF e poi, grazie al sostegno di registi, scrittori, intellettuali ed artisti iraniani e, anche grazie ad una grande campagna di sensibilizzazione sui social network, è stato trasmesso nelle sale cinematografiche del Paese restando in classifica per 12 settimane, seppur con qualche restrizione di orario e numero di proiezioni – come ci ha spiegato la stessa regista.
In questo momento di incertezza, il MENOW resta una certezza sia per qualità dei film scelti che per la sensibilità, la gentilezza e anche la caparbietà nel riuscire ad organizzare un evento di questo genere.
Paola Improda