Views: 94
“Maestri alla reggia”, la rassegna arrivata ormai alla terza edizione, si è chiusa ieri con la serata dedicata a Paola Cortellesi. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli e la rivista dedicata al cinema, Ciak. La cappella Palatina della splendida Reggia Vanvitelliana ha fatto da cornice anche per questa edizione, agli eventi, gestiti dall’Ufficio Attività Studentesche dell’Università che ne coadiuvano gli ingressi, sempre gratuiti, su prenotazione.
L’attrice, cantante, sceneggiatrice, showgirl, insomma artista a tutto tondo, racconta i suoi esordi da cantante (a tredici anni era lei la voce del Cacao Meravigliao!) e, con la simpatica ironia che la contraddistingue, quanto è stata utile la palestra dei pianobar, se non altro per capire che non era quella la sua strada. Aveva bisogno di una forma artistica in cui potesse maggiormente “spaziare”, si iscrive quindi alla scuola di recitazione di Beatrice Bracco. Il resto, dalla Gialappa’s Band con i suoi indimenticabili personaggi, al cinema, passando da “Sotto una buona stella” di Verdone per il David di Donatello guadagnato con “Nessuno mi piò giudicare”, fino alla “Befana vien di notte”, lo conosciamo. La donna che ci fa scoprire l’intervista, tenuta da Piera Detassis, resta di una simpatia disarmante, esilarante ed intelligente quando cita tra le qualità che l’hanno portata al successo il fascino. L’ultimo film, in cui interpreta la befana, le ha dato ancora la possibilità di cimentarsi in una nuova trasformazione e l’occasione di lanciare un messaggio: pure la Befana è bistrattata in quanto donna, rispetto a Babbo Natale non gode di un costume attraente, fama e notorietà datagli dai media, anche lei, pur facendo lo stesso lavoro, finisce sempre in secondo piano.
La sala era gremita e gli applausi ad un personaggio molto amato sono stati generosi. Come sempre, anche questo appuntamento è andato presto in sold out: i biglietti messi a disposizione sul sito Facebook, attraverso Eventbrite, vanno a ruba nel giro di pochi minuti, lasciando molti malcontenti fra gli esclusi. Forse per questa ragione quest’anno si è avviato il peggior malcostume di rendere disponibili più ingressi della capienza stessa della sala, creando peggiore delusione in chi credeva di assistere ad un evento culturale civilmente gestito, senza ressa per l’accaparramento dei posti o avventori rimasti in piedi a coprire la vista e creare disordini. Nonostante l’impegno e la buona volontà delle associazioni, dei ragazzi e di tutto l’apparato della rassegna che ha regalato nomi come Paolo Virzì, Ozpetek e Mario Martone, questo resta un limite di chi non vuole distaccarsi da un certo “provincialismo”, anche in un ciclo di eventi che dovrebbe essere di ampio respiro; quello che tende a voler concedere enormi spazi alle “autorità”, a non voler “scontentare” chi è arrivato troppo tardi all’acquisto dei biglietti, a concedere quantità a discapito di qualità e sicurezza.
Lucia Dello Iacovo