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“Lampedusa beach” apre la tredicesima edizione del Positano Teatro Festival Premio Annibale Ruccello; il monologo scritto da Lina Prosa, autrice siciliana, lascia sensazioni uniche e importanti spunti di riflessioni sul viaggio anche interiore di una giovanissima migrante, Shauba.
Costretta a scappare dal suo Paese, consigliata da una “mama affricana” che le assicura una vita futura sicura. Shauba intraprende, sul barcone, un viaggio insieme ad altre 700 persone, tutte disperate, tutte nella stessa condizione, vittime di uno Stato e di una dominazione globale. Il capitalismo assicura loro il cibo a giorni alterni e a lei è toccato di fare spazio, di lasciare posto agli fratellini.
Il viaggio non è solo fisico, la Prosa descrive poeticamente la disperazione e la consapevolezza di questa giovane donna che, naufragata, e vicina alla morte ripercorre la vita a ritroso, fino a paragonare questa discesa negli abissi marini alla vita amniotica di ognuno di noi. Shauba pensa alla sua terra, ma pensa anche a quella che sarebbe potuta essere la sua vita; alle ingiustizie subite in uno Stato che non le è “materno” ma carnefice e come dice nel racconto: “la vittima e il carnefice non possono vivere nello stesso luogo”.
Così accetta di affrontare un viaggio lungo, disperato, crudele e che non le risparmierà violenze fisiche, sessuali e psicologiche.
Elisa Lucarelli è “l’anima viva” di questo personaggio. Il pubblico incantato, ascolta le sue parole, ascolta la voce di Shauba che esce dal suo corpo. Sul sagrato della Chiesa Madre di Positano Elisa Lucarelli lascia salire Shauba sul palcoscenico e le dà la sua voce. Una voce che nel silenzio della splendida serata positana squarcia i pensieri, entra nella pelle e regala emozioni vive. Ti porta in quel mare e ti fa sentire che siamo tutti un po’ naufraghi alla deriva…
Il resto bisogna vederlo e ascoltarlo, soprattutto.
Giustina Clausino