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Poetico e strabiliante, le prime parole per descrivere lo spettacolo “Il principe e la luna” di Mario Autore. Lascia senza parole sin dall’inizio, sin dalle prime scene. Poche e semplici anche le parole del testo, esse riprendono quello che lo stesso autore definisce grammelot arcaico, un linguaggio infantile, ottimo il lavoro sulle espressioni, sulle emozioni e i gesti. Due pannelli che gli attori cambiano in scena, a vista, pochi oggetti, una valigia, la luna che pende dal filo e tanta tanta maestria degli attori Melissa Di Genova e Giuseppe Cerrone. Un lavoro magico, è bastato poco per rompere il ghiaccio con il pubblico, che non ha avuto problemi ad immedesimarsi in quello strano gioco…
La luna è il desiderio di Louìs, un uomo comune che lavora in un albergo, ma la sua dolcezza e la sua fantasia sono ben altro che comuni, una sensibilità che lo porta, come spesso capita alla sofferenza, ma ecco che arriva Lea, il suo angelo custode, potremmo definirlo, o per meglio dire la sua forza interiore, quella che ci supporta nei momenti difficili, quando crediamo di non farcela, quando la resa ci sembra l’unica soluzione.
Ma i piccoli incoraggiamenti “zompa zompa!” “canta canta” e tutti gli altri consigli e aiuti che Louìs riceverà da Lea, saranno lo spirito che lo guiderà fino alla luna, la tanto amata e desiderata luna.
Ma non è semplice, i desideri sono sempre nelle nostre menti e molte volte vengono messi da parte, perché li consideriamo solo tali, o magari perché il solo fatto che realizzarli ci porterebbe ad affrontare gli oracoli e a combattere i draghi sputafuoco che, inevitabilmente troviamo lungo il nostro cammino, ci spinge a credere che non ce la possiamo fare, che quel desiderio non si potrà mai realizzare.
Ma Lea e Louìs ci insegnano che si puo vincere, che il fanciullo che è in noi può sempre venire in nostro aiuto grazie alla fantasia.
Perché alla fine si scopre che l’oracolo che ci chiede “Chi sei? No, non come ti chiami, ma chi sei?”; i mostri che ci costringono, nella grotta buia dei nostri pensieri, a guardarci allo specchio; lo scoprire che il nostro drago sputafuoco non è altro che la nostra paura intrinseca: alla fine di tutto il percorso si ha la consapevolezza che tutte queste cose non sono altro che uno spauracchio che al nostro primo “Buh!” scappano a gambe levate.
Lasciando il campo libero alle nostre fantasie e ai nostri desideri.
Giustina Clausino
Lo spettacolo rientra nella rassegna del Napoli Teatro Festival Italia, presentato, alla Galleria Toledo, da Teatro in Fabula.
Il progetto, le musiche originali e la regia sono a cura di Mario Autore ed i costumi e gli elementi scenici di Federica Pirone.