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Si è conclusa domenica 12 maggio, al Teatro Mercadante, la messa in scena di “La Guerra” di Carlo Goldoni, per la regia di Franco Però, interpretata dagli attori della compagnia Stabile del Friuli Venezia Giulia e molti attori “ospiti”, tra i quali Giulio Cancelli nel ruolo del Conte Claudio.
La scena si apre nell’accampamento militare dove i soldati ingannano l’attesa di essere chiamati al fronte bevendo, giocando a carte, cercando di conquistare il cuore di qualche donzella, mentre si odono da lontano gli echi di spari e cannonate.
Da questo punto di vista il conflitto è visto in secondo piano, quasi accessorio, e si pone l’attenzione sui veri piccoli interessi che una guerra muove. La guerra come gioco d’interessi, come cinica occasione di speculazione, basta osservare il comportamento del commissario Polidoro per rendersene conto.
Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Giulio Cancelli:
Parliamo un po’ dello spettacolo appena visto, La guerra di Goldoni, che affronta il tema del conflitto, troppe volte voluto dai potenti per meri motivi speculativi e di potere, a discapito degli ultimi che anelano, invano, la pace. Quanto è attuale tutto questo?
Purtroppo il tema è attuale, la guerra credo che in tutti i tempi sia caratterizzata dalla stupidità dell’essere umano. Il mio personaggio, il conte Claudio, è un bellicoso. Credo che, generalmente, tutto questo rancore e livore siano sicuramente dettati da una frustrazione che ha origini nel proprio vissuto, che magari l’aggressività serva a colmare dei vuoti. Lo stesso Conte ci prova un po’ con tutte, e nessuna ci sta, scarica le sue insoddisfazioni nel gioco, nell’alcool ma ciò non toglie che magari era un bravo combattente e quindi in campo riusciva a dare il meglio di sè, dove in altri ambiti invece falliva miseramente, e quindi compensava in battaglia le sue insoddisfazioni.
Quando e come nasce la tua passione per la recitazione?
Eh è molto curioso! Io non volevo fare l’attore, non era nei miei progetti, ma inevitabile dire che venendo da una famiglia di artisti, musicisti, che hanno sempre calcato il palcoscenico, ( ed è per questo non volevo calcarlo) è stata quasi una conseguenza naturale.
L’amore è nato dopo il secondo spettacolo che ho avuto la possibilità di fare. Il primo spettacolo da attore pagato, avevo 17 anni, è capitato veramente per caso. Ero a cena in famiglia, mia madre e suo marito stavano preparando uno spettacolo ma all’ultimo momento uno degli attori ha dato forfait ed io scherzando ho detto “lo faccio io”!
Loro si sono illuminati e hanno detto subito si, entusiasti! E dopo una settimana sono andato in scena cantando, ballando e recitando! Questo è stato lo svezzamento, da lì in poi si sono susseguite varie opportunità e mi sono innamorato sempre più di questo lavoro e ho deciso che sarebbe diventata la mia vita.
Hai interpretato numerose commedie, farse brillanti e tragedie del repertorio classico e moderno, a quale di queste sei più legato e perché?
Effettivamente ora che mi ci fai pensare mi rendo conto di aver fatto parecchio. Anche se non ti basta mai.. Sicuramente devo citare lo spettacolo che ho fatto a 19 anni LA MEDIUM, opera lirica di Menotti, in scena per tre edizioni ed è stato una sorta di trampolino di lancio… Poi, amando le opere classiche, non posso non essere felice di annunciare che farò parte del cast di Edipo a Colono in scena, in prima battuta, a Pompei, durante il Napoli teatro festival.
Devo citare anche IL BACIAMANO di Manlio Santanelli per la regia di Giovanni Esposito, è uno spettacolo che ho davvero nel cuore, perché siamo in scena in due, due protagonisti assoluti. Ci sono molto legato perché si passa dal grottesco all’ironia dalla tragedia alla povertà passando per la pochezza umana, si attraversano veramente tutte le sfumature dell’animo umano e un attore non può che essere felice di interpretare, così tante emozioni in 1 h di spettacolo! È davvero incredibile.
Inoltre hai anche lavorato per il cinema e la televisione, ma quale senti più vicino a te come mezzo di piena espressione artistica?
Sembra che se non ti vedono in tv, ci sia un po’ di scetticismo sul credere al fatto che si faccia l’attore…
Anche se sono 17 anni oramai che faccio questo mestiere! Sicuramente ho fatto molto più teatro, ma recitare per il cinema o la tv è completamente diverso, sono due settori completamente differenti, perché i gesti cambiano, la voce deve necessariamente cambiare. Sicuramente recitare per la tv ed il cinema è più comodo, ci sono tempi diversi, ma sono due modi differenti dello stesso mestiere. In questi ultimi anni ho avuto a che fare più con il cinema che con la televisione e ho potuto affinare meglio le tecniche recitative, proprio perché rispetto al teatro ho fatto di meno, una mera questione quantitativa.
Forse il limite del cinema è legato al fatto che i personaggi (tranne i principali) sono slegati dal progetto globale, perché ti danno uno stralcio e non sai niente di quello che succede prima, durante e dopo e di conseguenza non riesci ad entrare nel personaggio completamente. Discorso diverso è quando hai la possibilità di interpretare un vero personaggio e conosci tutta la sceneggiatura, quello è un lavoro di trasformazione meraviglioso.
Ad ogni modo sento sicuramente più vicino a me l’intimità del teatro.
Parliamo un po’ del tuo ultimo lavoro cinematografico “Affittasi Vita”
Affittasi vita è il quinto lungometraggio di Stefano Usardi, che sarà al cinema dopo l’estate.
Io interpreto BOBAN, sono molto felice di questo ruolo, personaggio di confine, con accento slavo, che trafuga le bare per vivere…vive di espedienti insomma! Credo sia il carattere più divertente, tutto il film è girato in chiave ironica. Mi è piaciuto da matti perché ho avuto la possibilità di entrare in confidenza con il personaggio, farlo mio, sempre a fianco del protagonista (Massimiliano Varrese). Spero vi piaccia molto.
A cosa stai lavorando in questo periodo?
Ho appena finito la tournée di La Guerra di Goldoni per la regia di Franco Però, siamo stati in giro per tutta l’Italia. Tra sei giorni inizio le prove, al teatro Mercadante, di Edipo a Colono, interpreterò Polinice, saremo in scena a Pompei, poi a Ferrara, poi c’è la possibilità di una location estera ma non posso svelarvi di più.
Poi sarò di nuovo a Napoli, città che oramai mi ha adottato (essendo triestino), che adoro e che mi ha dato tante soddisfazioni, sarò di nuovo in scena con Spaccanapoli Times di Ruggero Cappuccio, al teatro San Nazzaro e poi all’ Elfo Puccini di Milano.
Paola Improda