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Giovanni Veronesi, regista, sceneggiatore e scrittore, alla conferenza stampa del Giffoni, stamattina, intervistato da Tonino Pinto, ha parlato, con i giornalisti in sala, del suo ultimo film “Non è un paese per giovani” e della sua passione per il cinema, di quanto sia stato importante per lui.
“Sono uno che ama combattere, stare in trincea, non potrei mai stare in disparte a guardare , in questo mi reputo molto fortunato, la mia vita mi ha permesso di fare quello che volevo.”
A chi gli chiede di raccontare la sua amicizia con Francesco Nuti, Veronesi ne fa un ricordo commosso e affettuoso, lo ricorda quando era giovane con la sua simpatia e ironia, che ancora rivede in “quel sorriso a occhi stretti, anche ora che è molto malato, e sembra che mi prenda per i fondelli”, dice, emozionato, Veronesi.
Il film Non è un paese per giovani, è nato grazie al programma radiofonico che Veronesi conduce da tre anni su Radio 2 e che ha lo stesso titolo del film. “Ascoltare ogni giorno voci di giovani che raccontano la loro vita all’estero e di quanto si sentano gratificati lì, mentre in Italia, il loro paese, li faceva sentire un peso, mi ha fatto pensare molto, ho capito che dovevo scrivere qualcosa a riguardo e così è nato il film. Ho pensato a quello che sta succedendo, dell’esodo dei nostri giovani all’estero, e una domanda mi risuonava nella mente: cosa succede ad una società che perde una generazione? Ci sarà un vuoto generazionale che dovrà essere colmato, ma da chi?
A questo proposito, credo, che la mia generazione abbia sbagliato, abbia dato troppa voce alle lamentele e alle insoddisfazioni, facendo crescere i propri figli nell’insicurezza e nella sfiducia verso la società in cui vivono, creando, di conseguenza, questa voglia di scappare e cercare nuovi posti e negando i loro sogni.”
Il regista toscano, infine, ha anticipato qualche notizie sul prossimo film in preparazione, un film che si avvarrà di molta tecnologia, poiché il film parla della storia di un gorilla (realmente accaduta) nato in cattività in un Paese europeo e poi portato in Africa nel suo habitat naturale, ma il protagonista non sarà mai in scena, sarà frutto di un sofisticato lavoro computerizzato.
G. Clausino