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Geniale, rivoluzionaria, sublime: pennellate corpose dalla ricca emotività, soggetti reali trasfigurati con una drammaticità penetrante e uno stile unico che ha dato ispirazione a contemporanei e allievi dei secoli successivi. È Artemisia Gentileschi, La pittrice del Seicento che ha stravolto un secolo per entrare dritta nel novero delle belle arti come maestra del genere. Roma, Firenze, Venezia, Napoli, Londra, e di nuovo Napoli come stazioni di produzione dell’artista, soggiorni durante i quali ha potuto intrattenere rapporti con i prestigiosi maestri del tempo come Van Dyck, Rubens, Stanzione, de Ribera, e persino una particolare amicizia con Michelangelo Buonarotti, il giovane nipote dell’artista. Note le influenze paterne che l’hanno avviata fin da piccolissima alla carriera, la scuola bolognese del Carracci e soprattutto quella Caravaggesca sono il materiale che ha contribuito alla sua affermazione come una delle pittrici più ambite del Seicento ed oltre.
Al soggiorno napoletano è dedicata la mostra di Gallerie d’Italia “Artemisia Gentileschi a Napoli”, presso la nuova sede di Palazzo Piacentini di via Toledo 177. Da dicembre scorso e fino al 19 marzo 2023, la mostra è già stata presa d’assalto dai molti turisti natalizi, regalando loro un’esperienza unica nel suo genere.
Grazie alla collaborazione con la National Gallery di Londra, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, Intesa San Paolo realizza la prima esposizione monografica dedicata ad Artemisia Gentileschi nella città partenopea con una ricca selezione di opere sapientemente ricollocate.
Focus dell’esposizione sono gli anni tra il 1630 e il 1654, periodo interrotto solo dal soggiorno londinese e fondamentale in quanto testimone dell’ultima parentesi artistica della pittrice. Con un corpus di circa 50 opere, di cui la metà solo di Artemisia, le restanti sono di artisti a lei strettamente legati come Massimo Stanzione, Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro, e suo padre Orazio.
Collocate in stanze nere o su grandi pannelli rossi, le tele della Gentileschi spiccano nella loro magnificenza: soggetti immortalati in un’espressione genuina e magnetica, vesti dai colori squillanti e ricchi di decorazioni estremamente dettagliate come gioielli e merletti, ma soprattutto, un gioco incantevole di luci e ombre che rendono le scene nella loro tridimensionalità e realtà. Partendo da Santa Caterina D’Alessandria, procedendo con la serie di autoritratti trasposti nelle muse, si discorre nella rassegna tra iconografie, soggetti femminili celebri e temi sacri che hanno fatto parte delle vicende napoletane dell’artista. Un corpus di opere che celebrano il mito di un’artista sublime che ha tanto combattuto per la propria affermazione, e che oggi onoriamo per la sua arte rivoluzionaria.
Fino a marzo, un’esperienza da non perdere per gli appassionati dell’arte seicentesca e oltre, grazie anche alle esposizioni permanenti di arte magnogreca, naturalistica, e contemporanea custodite nei piani superiori di Gallerie D’Italia (comprese nel costo del biglietto di ingresso).
Roberta Fusco