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In una splendida notte di piena estate, con uno scenario incantevole tra il palazzo del Museo di Capodimonte e la veduta della città di Napoli, un folto ed entusiasta pubblico ha potuto godere del bellissimo concerto del Maestro Peppe Barra, che ha proposto il suo ultimo lavoro discografico “… E cammina cammina”.
Un omaggio al suo percorso artistico che dura da 50 anni, e vista la sua verve e la sua forza, gliene auguriamo tantissimi altri ancora!
Ad accompagnarlo c’erano i maestri Paolo Del Vecchio (chitarra e mandolino), Luca Urciolo (pianoforte e fisarmonica), Ivan Lacagnina (percussioni), Sasà Pelosi (al basso) e Giorgio Mellone (violoncello).
Peppe Barra incanta da subito il pubblico, inizia lo spettacolo con un omaggio alla sua mamma, Concetta Barra, cantando Barcarola; non manca mai di farlo, non può non ricordare la donna che gli ha dato la vita, ma che gli ha dato anche la forza di affrontarla. La forza di credere in lui e nel suo lavoro.
Continua, poi, con il suo viaggio nell’immenso paesaggio culturale che il mondo della musica offre. Peppe Barra canta canzoni napoletane vecchie e nuove, senza dimenticare la musica internazionale omaggiando, a modo suo, artisti come Bob Marley, o quella nazionale quando ricorda Gaber con Lo shampoo . La complicità con i suoi musicisti è palpabile, con loro gioca, si diverte e canta, così la musica, le parole e la poesia viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Non si può non restare ammirati dall’intensità dei pezzi strumentali dei maestri musicisti, che fanno da intermezzo, per permettere al Maestro di riposare anche se per poco, pochissimo, la sua voce.
Qualche minuto e riprende. C’è tanto pubblico, seduto nel parterre preparato per l’occasione, poi c’è quello che ha portato le sedioline da casa, quello sui tappetini o altri oggetti, che, all’improvviso, sono diventati “copertine” sulle quali sedersi sul prato e ascoltare, in quel magico scenario, la voce del cuore di Napoli. Durante il suo viaggio ricorda anche personaggi che avrebbero meritato di più, secondo lui, come l’ultimo grande Pulcinella di Napoli, Antonio Petito e un’altra maschera che è stata per anni simbolo di Napoli, Eugenio Pragliola in arte “Eugenie cu ‘e lent”, al quale ha dedicato il bis, a grande richiesta, con Trapanarella.
Non si risparmia Peppe Barra e con la sua sagace ironia, ogni tanto, fa capire che lui ha l’occhio sul Mondo, sempre e comunque, guarda e ammonisce, anche tra un verso e l’altro, chi sbaglia; dice che molte cose non vanno, che il mondo ha bisogno di amore, la deriva non è lontana. Ma lui non è rassegnato, anzi, il suo è un incitamento a guardare avanti, ad alzare la testa, e che molte volte c’è un capovolgimento di ruoli, lui attraverso una semplice canzone d’altri tempi come Papaveri e papere invita il pubblico a riflettere: – “Io, col tempo, ho capito perché la mia maestra ci imponeva di cantarla. Invito anche voi a farlo” – dice rivolgendosi a chi lo ascolta. Gli strumenti principali del suo lavoro sono la voce e il suo amato dialetto, gli basta cambiare timbro, cambia tutto e i suoi musicisti sono sempre pronti a sostenerlo, sempre a sottolineare tutto ciò che dice e che canta.
E così Peppe Barra canta Vasillo, Vasame, No woman no cry, Piccerè, La Pansè, Papaveri e papere, Cammina cammina, La ballata del uallarinio, A time for us, Tiempo, Sona rilorgio, Idillio e merd, Lo shampoo, Tammurriata Nera, Trapanarella.
A fine concerto il pubblico ha ringraziato con lunghi applausi e tanti, tantissimi complimenti il mitico e incommensurabile Artista e i suoi bravissimi musicisti.
Lunga vita al Maestro Peppe Barra e ai suoi magnifici cinque!
Giustina Clausino
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