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Terzigno, Centro Studi Xeniart, la “casa museo” dell’artista Mario Apuzzo

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“Maternità”

Visitare una casa d’artista come quella di Mario Apuzzo, è come entrare in un museo e trovarvi i padroni di casa, del resto la dimora di Apuzzo è un vero e proprio museo, raccoglie l’eredità degli studioli rinascimentali, con la differenza che gran parte di ciò che vi è contenuto è opera del nostro anfitrione.

Terzigno è il paese che ospita il Centro Studi Xeniart, sempre parte integrante della casa dell’800, appositamente ristrutturata dal maestro Apuzzo, in cui si accede entrando subito nella grande sala che ha ospitato numerosi incontri e convegni con personaggi illustri, le locandine testimoniano un’attività intensa, il premio “Leggio d’oro”, qui istituito, è andato nelle mani di Aldo Masullo, Margherita Hack, Uto Ughi, Gualtiero Marchesi e Stefano Rodotà, “e sono solo alcune fra le iniziative che si sono tenute qui”, ci tiene a precisare l’artista.

Pittore, scultore, grafico, creatore di gioielli, sul grande tavolo delle conferenze troviamo persino due vini creati da lui, un bianco e un rosso, hanno il nome di “briacafemmina”, un’etichetta che è anch’essa un’opera d’arte. Attaccato alla parete un grande quadro dedicato ad Uto Ughi, e molti altri che troviamo anche in un interessante catalogo dedicato ai suoi lavori. Attira l’attenzione, su un pianoforte, una tesi dal titolo La casa d’artista di Mario Apuzzo a Terzigno”, fonte di ispirazione per la prof. Gabriella Giacon.

 

Classe 1948, a metà strada tra il filosofo e l’artista, i capelli lunghi completamente imbiancati, l’andatura dinoccolata, l’aria astratta e sorniona, Mario Apuzzo è  un personaggio insolito che veste perfettamente i panni di un artista multiforme. Ospitale, ci lascia entrare: tra scale e diversi livelli si aprono ali della casa sempre più interessanti, dalla cantina, alla sala del Centro Studi, fino al cuore, la parte più intima dove ci accoglie anche sua moglie, sorridente, nonostante l’invasione. Ovunque oggetti, accumulati da anni di ricerche, di viaggi: una collezione di mattonelle lungo le scale, un autoritratto firmato da Antonio Mancini, quadri dipinti durante i viaggi dei suoi esordi nel Nord Europa, tra il mobilio pezzi cimelio degli arredi degli anni ’60 e ancora opere sue, interessanti sculture in steatite, gioielli… la versatilità e l’estro di questo artista è davvero vasta.

 

Dopo averci lasciato curiosare in tanta prosperità, seduto accanto a noi, ci mostra i cataloghi da dove nascono molte delle sue ultime opere, quelli di Baxter o di Damiani. Ci racconta di come da una foto viene ispirato e in mesi di lavoro grafico e pittorico, nasce una sua visione, un paesaggio astratto, come un sogno che prende il via, così un filo di perle si trasforma in tutt’altro, una foto da catalogo in un’opera d’arte completamente diversa. Mario Apuzzo ci mostra due belle trasposizioni di alcune foto dal catalogo Damiani con Sharon Stone, sogna di poter parlare con l’attrice-modella, sfuggitagli per un soffio, a Milano, quando gli è passata proprio accanto per svanire tra la folla di fotografi, fans e guardie del corpo.

Ci sembra incredibile ma tanto estro non pare esaurire tutte le idee che ancora vivaci brulicano nella mente del Maestro: mostre, viaggi, nuove opere da realizzare, contatti, un sito internet da riassestare e ancora un angolo, l’ultimo, promette. Ci mostra, orgoglioso, un giardino dietro la casa, che sta assumendo le sembianze di un posto speciale: una fontana che sta prendendo ancora forma, un particolare gazebo, un albero, superstite dai pini natalizi di precedenti dimore che fa da padrone, e progetti di incontri estivi che lasciano spazio a promesse di incontri con l’arte e gli incroci di bellezza che ad essa sempre si legano.

Tanta strada già fatta ma siamo certi che sentiremo ancora parlare del maestro Mario Apuzzo da Terzigno, la sua energia creativa ha da offrire ancora frutti di cui gli appassionati di arte potranno godere.

 

Lucia Dello Iacovo

 

(foto per gentile concessione di P. Russo)