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La pioggia incessante di un’anomala primavera non ha impedito agli amanti della musica bella di accorrere ad un concerto unico e di rara bellezza.
E’ stato così che mercoledì scorso, 15 maggio, l’elegante teatro Bellini di Napoli, gremito come un uovo, ha accolto un pianista eccezionale e grande, dal tocco magico e leggiadro, Brad Mehldau, che dopo tre anni ha ripetuto il miracolo di sospendere il tempo e ammaliare i presenti.
Questa volta il musicista statunitense, però, si è esibito in trio. Assieme a lui una sezione ritmica d’eccellenza: Larry Grenadier al contrabbasso e Jeff Ballard alla batteria, due musicisti di altissimo livello.
In un interplay impeccabile e sinergico, il trio fin dalle prime note ha conquistato il pubblico, offendo uno spettacolo decisamente bello, elegante, all’insegna della professionalità e del grande jazz nord americano con un linguaggio personale e originale che lo ha reso unico.
Genialità, poesia, emozioni, un pizzico di spiritualità, contaminazioni, armonie, contrappunti, melodie sono stati alcuni degli ingredienti che ne hanno condito le performance, toccando le corde dei presenti e che, sia gli amanti del jazz che chi ha ascoltato per la prima volta Mehldau, non dimenticheranno.
Il brano di apertura, Spiral, ha creato subito un’atmosfera calda in un impatto immediato col jazz di classe. Il piano ha vibrato con veri e propri ricami che hanno tessuto in modo limpido e fluido carezze melodiche su cui il ritmo degli altri strumenti si è unito con l’effetto di una musica d’insieme cristallina e avvolgente.
Il contrabbasso nel brano successivo, Caravan, ha dato subito la sua impronta ritmica. Il brano è stato eseguito in una versione personale e affascinante, con variazioni particolari e interessanti che hanno evidenziato la forte personalità di Mehldau.
I brani si sono via via susseguiti conquistando completamente il pubblico che, assorto, ha ascoltato in religioso silenzio, per poi scatenarsi con vere e proprie ovazioni alla fine di ciascuna esecuzione.
La scaletta è stata ricca e variegata con mutamenti di atmosfere difficilmente ripetibili grazie alle creazioni improvvisative del trio e alla capacità compositiva caratterizzata dall’immediatezza. Si passava così da momenti briosi ed effervescenti a momenti pacati e soft, dall’intensità alla delicatezza con svolazzi sui tasti sfiorati con la leggiadria di ali di farfalla, dalle accelerazioni improvvise, incalzanti e compulsivea melodie eleganti con armonie solide e pacate, il tutto espresso in una danza di note in un clima onirico e trascinante nel contempo.
Le sequenza dei brani si concludeva con Into the city, composizione di Mehldau molto particolare e caratterizzata da un ritmo sincopato e ripetuto in modo piacevolmente ossessivo dal contrabbasso e amalgamato dalla batteria che esplodeva in una raggiera di suoni incalzanti su cui si aprivano squarci di luce emessi dal pianoforte in un interessante contrappunto.
Naturalmente dopo il saluto del trio, il pubblico ha richiesto il bis e così i tre valenti musicisti si sono ripresentati sul palco per ben due volte.
But beautiful è stato il primo. Durante la sua esibizione si sono sprigionate note di jazz bello e ciascun musicista ha evidenziato le proprie peculiarità con improvvisazioni e dialoghi tra strumenti.
La celeberrima My favourite things eseguita superbamente ed in una lettura da incorniciare ha infine donato altre forti emozioni, chiudendo uno straordinario e spettacolare concerto che si ricorderà per la gran classe e l’esempio di bellezza artistica.
Daniela Vellani