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Carlo Cerciello mette in scena, in prima assoluta, al Teatro Bellini di Napoli (dal 25 ottobre al 6 novembre 2016) “Bordello di mare con città” di Enzo Moscato. Uno spettacolo prodotto da Elledieffe, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, diretta da Carolina Rosi insieme al Teatro Elicantropo di Napoli, nell’anno che celebra il ventennale dell’attività dello spazio napoletano fondato da Cerciello, ai Gerolomini, nel cuore antichissimo della Città. Echi di storia recente del teatro napoletano che riverberano nel ricordo di Annibale Ruccello, a 30 anni dalla sua tragica scomparsa e si moltiplicano, nelle cronologie essenziali che documentano l’attività, avviata nel 1986, della compagnia di Enzo Moscato.
“Con Bordello di mare con città – sottolinea Carolina Rosi – che ci unisce ancora, dopo l’esperienza di Scannasurice, ad Enzo Moscato e Carlo Cerciello, Elledieffe prosegue un percorso dedicato alla drammaturgia contemporanea, in modo particolare a quella di matrice napoletana, trasformando in impegno progettuale e produttivo quella che è stata una passione e una curiosità condivisa negli anni con Luca”.
Un testo del 1987, tra i più duri di Moscato, mai andato in scena finora, esclusion fatta per un unico allestimento realizzato nel luglio del 2008 nel Carcere Femminile di Pozzuoli, e per una versione radiofonica, registrata nel luglio del 1999 (in onda a gennaio del 2000) presso gli studi RAI di Napoli con la regia di Toni Servillo, nell’ambito del ciclo curato da Franco Quadri “Teatri d’Europa”.
“Un’opera commissionata a Enzo Moscato – sottolinea il regista Carlo Cerciello in una nota – alla morte dell’amico Annibale Ruccello ed in cui l’autore lascia confluire e scorrere con furia il suo dolore e al tempo stesso tutto il disagio e il disappunto della scrittura “forzata” di una storia, l’ultima lineare per il teatro”.
Nella produzione di Enzo Moscato, Bordello di mare con città definisce una linea di confine: proponendo, da una parte, le sue straordinarie invenzioni (di personaggi, di storie, di battute folgoranti) e avviando, dall’altra, un significativo spostamento poetico, maggiormente lirico-visionario, dove la lingua, colta ed allusiva, non deve più rappresentare o raccontare, quanto esprimere il suo segno in maniera drammatica, folle, esplosiva.
“Siamo in presenza di un testo – aggiunge Carlo Cerciello – che contiene in sé tutto il furore iconoclasta di Enzo Moscato nei confronti della linearità drammaturgica e che segna il passaggio artaudiano dell’autore alla poesia, l’eresia teatrale per eccellenza”.
Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo / Teatro Elicantropo
BORDELLO DI MARE CON CITTA’
di Enzo Moscato, regia Carlo Cerciello
con (in o.a.)
Fulvia Carotenuto Assunta
Cristina Donadio Madamina
Ivana Maione Cleò
Enzo Moscato il giornalista
Sefora Russo Betti
Lello Serao il Cardinale
Imma Villa Titina
scene Roberto Crea
costumi Alessandro Ciammarughi,
suono Hubert Westkemper
musiche originali Paolo Coletta
luci Cesare Accetta
Bordello di mare con città – soggetto
nota di Enzo Moscato
Napoli. In un ex bordello dell’epoca fascista, sfollato delle sue signorine dopo il varo della “Legge Merlin”, nel 1958, si affrontano e si scontrano, circa 30 anni dopo la messa a morte della prostituzione di stato, le inquiete esistenze di Assunta e di Titina, differenti per carattere, per storia, per ideali di vita.
Assunta, per ragioni inspiegabili quanto improvvise, molti anni prima ha deciso di cancellare di botto il suo passato mercenario, e di darsi (rimanendo lei sola nell’ex-casino) ad una vita di pentimento, rinuncia, castità.
Inizialmente il vicolo le è ostile: tutti deridono i suoi stenti, la sua solitudine, la sua folle visionarietà, fino a che, sul < bordello >, non giunge a farle compagnia, proveniente dal nulla, enigmatica, indecifrabile, Titina, con una bambina, sua figlia Betti.
La donna, forte ed energica, sembra accettare la singolare santità della vita dell’ex prostituta e cerca di organizzare il caos, il disordine, impliciti nella ribelle, anche se moralissima proposizione di Assunta, in una specie di regola, di ordine, di sistema, non disgiunto però da un non ben chiaro, ma presente, calcolo, profitto economico.
All’insaputa di Assunta, infatti, la cui reputazione di pietà e volontà di bene cresce sempre di più nel cuore della gente, Titina (forse anche per necessità di sopravvivenza) comincia ad accettare in casa l’ambiguo andirivieni di alcune donne di vita, Cleò e Madamina, nonché i loschi traffici da esse proposti, di modo che, in breve, l’ex bordello (sia pure clandestinamente e lontano dagli occhi e dalle orecchie di Assunta e di Betti) riprende le sue funzioni di un tempo.
Sennonché, ad un certo momento, all’interno di questa banalissima dimensione quotidiana, scoppia e prende piede, come una fiammata, l’Evento, l’Eccezionale, l’Incredibile: Assunta prende inspiegabilmente a curare e a guarire, da uno strano, endemico male che sta devastando la città, i corpi delle prostitute che frequentano la casa.
E’ la consacrazione dell’ex lupanare come santuario; il ribaltamento di una vita di peccato e di mercimonio nella < santità >, nel < miracolo >, nel < sacro>.
La città tutta si occupa del “caso Assunta”: la gente comune, la stampa, e, infine, la Chiesa stessa … fino ad approdare ad un finale sospeso tra celebrazione della morte e attesa resurrezione, dimensione tragica e debordamento grottesco, sacrità e demonìa, perversione e pratica del Bene, tutti aventi, ugualmente e paradossalmente, diritto d’esistenza e di espressione, nell’affollato e babelico cosmo di Napoli.
Enzo Moscato
Bordello di mare con città
nota di Carlo Cerciello
Per un teatro dell’eresia permanente
In direzione ostinata e contraria
Seguire un filo invisibile e misterioso, un filo rituale e irrituale, uno sguardo oltre ciò che vediamo o che siamo assuefatti a vedere, uno sguardo dentro le nostre stesse vene, che scorra con il sangue fino alla verità, fino all’estremo teatrale.
Brecht e Artaud lo hanno teso, questo filo, nel ‘900, indicandoci, ad esempio, il superamento della struttura logica del testo, per spingerci ad una visione poetica della parola, ad una sorta di polifonia funzionale allo spiazzamento dello spettatore, costretto a ragionare per immagini, sensazioni, concetti eterogenei.
Heiner Muller, fertile allievo di entrambi, vide nel superamento della maschera, il passaggio dall’esterno all’interno, dalla superficialità alla profondità, dal vestito al sangue. Ritenne necessaria un’immersione nella morte, senza la quale non può esistere alcun punto di vista che abbia solide fondamenta nella vita: senza ricordi, nessuna utopia.
Per conoscere, dunque, il sud che scorre dentro di noi, oltre le fredde nebbie della “struttura”, della “programmazione”, del rassicurante “io produttivo”, dobbiamo rintracciare quel filo invisibile e misterioso che si chiama “teatro”.
Non sarà facile, smarrito com’è tra le certezze algoritmiche del potere e le esigenze disperate della sopravvivenza creativa.
Ho scelto il genio drammaturgico di Enzo Moscato, come bussola per questo viaggio allo stesso tempo archetipico e iconoclasta.
Il viaggio, in verità, per me è cominciato da quando Moscato fece irruzione nella scena teatrale partenopea e nazionale, indicandomi un altro sguardo teatrale, uno sguardo eretico, non convenzionale, un grandangolo per guardare dove altri non avevano guardato, per riflettere sulle ferite, sulle faglie dolorose della mia città, eternamente sospesa tra vita e morte, tra luce e buio.
Dopo aver messo in scena, di recente, i primi testi moscatiani, parlo di Signurì Signurì e di Scannasurice, vorrei, dunque, continuare a seguire quel filo invisibile e misterioso tracciato dall’autore nei territori della ritualità teatrale, mettendo in scena Bordello di mare con città, in quanto quest’opera contiene in sé tutto il furore iconoclasta di Enzo Moscato nei confronti della linearità drammaturgica e costituisce il passaggio artaudiano dell’autore alla poesia, l’eresia teatrale per eccellenza.
L’opera fu commissionata a Moscato alla morte dell’amico Annibale Ruccello, per sostituire quella che avrebbe dovuto scrivere e portare in scena lo stesso Annibale. In essa, perciò, Moscato lascia confluire e scorrere con furia il dolore per la morte dell’amico e al tempo stesso tutto il disagio e il disappunto per essere costretto forzatamente a scrivere ancora una storia, l’ultima lineare per il teatro.
Il testo di Bordello di mare con città, dunque, appare spaccato in due metà totalmente diverse tra loro nello stile drammaturgico. La prima parte vede il dipanarsi di una storia tra i sei personaggi che animano l’interno di un bordello, trasformato nel luogo di culto e dei presunti miracoli operati da Assunta una ex prostituta, mentre nella seconda parte la scena e la storia deflagrano in un delirio collettivo, monologato, visionario e metricamente strutturato, dove trionfa la morte, rappresentata al centro della scena dal cadavere di Betti, la figlia dodicenne di Titina un altro dei personaggi della storia.
Betti è Napoli, ma è anche Annibale Ruccello e la sua morte violenta è sì la morte dell’innocenza e del futuro di un’intera città, ma è anche la fine di un modello teatrale, di un modo di scrivere e di concepire il teatro.
Bordello di mare con città è, dunque, un esempio di teatro rituale nel solco di quella linea artaudiana e kantoriana insieme, che impronterà in seguito tutta la scrittura di Moscato.
Lo scopo di questo percorso di studio e di approfondimento del linguaggio di Enzo Moscato, la cui ultima e più kantoriana tappa spero sia la messinscena di Orfani Veleni del 1990, è nelle mie intenzioni quello di significare in direzione ostinata e contraria, in tempi in cui trionfa “il teatro algoritmico ministeriale”, cosa si intenda invece per teatro rituale, per eresia teatrale, un teatro diverso e della diversità, un teatro capillare, delle vene e del sangue, un teatro della morte, unica vera indagine dell’uomo dentro e fuori se stesso, unico vero senso del teatro dalle sue origini ad oggi.
Carlo Cerciello
Il regista – Carlo Cerciello
Dall’incontro, nell’82, con Gennaro Vitiello, i suoi inizi in teatro. Da attore, di cinema, radio e televisione, con i registi Claudio Ascoli, Vittorio Lucariello, Armando Pugliese, Giuseppe Rocca, Walter Manfré, Stefano Incerti, Francesco Rosi, Carla Apuzzo, Luca De Fusco, Maurizio Fiume, Antonietta De Lillo, Vincenzo Marra, Francesca Comencini. Fonda e dirige nel 1996 il Teatro Elicantropo di Napoli (riconosciuto dal MIBACT nel 2007) dedicato alla drammaturgia contemporanea, particolarmente connotato per il suo impegno politico e sociale. Firma numerosi progetti e regie, tra cui “Il Contagio”, messa in scena del romanzo Cecità di Josè Saramago, “Quartett” di Heiner Müller, “Stanza 101” da 1984 di G. Orwell e da Una storia italiana di S. Berlusconi, “Noccioline” di Fausto Paravidino, “Girotondo” di Arthur Schnitzler, “Guappo di cartone” di Raffaele Viviani con Nino D’Angelo, “Italietta” dalle opere di Pier Paolo Pasolini, “Genova 01” di Fausto Paravidino, “Macbeth” di W.Shakespeare, C. Bene, E. Ionesco, “Nzularchia” testo vincitore del 48° Premio Riccione per il teatro, “Terrore e miseria del Terzo Reich” di Bertolt Brecht, “Norway.Today” di Igor Bauersima, “England” di Tim Crouch, “Don Giovanni ritorna dalla guerra” di Odon Von Horvath, “Ecuba” di Euripide con Isa Danieli, “La rivolta degli angeli” di A. France, “Brutto” di Marius Von Mayenburg, “Orfeo ed Euridice” di Gluck, “Marat-Sade” di Peter Weiss, “Il Presidente” di Thomas Bernhard, “La madre” di Bertolt Brecht vincitore del 12° Festival Teatrale di Resistenza – Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria, “Signuri’, signurì’” e “Scannasurice” di Enzo Moscato, fino alla recente messa in scena di “Fedra” di Seneca, nel giugno 2016, al Teatro Greco di Siracusa. Al suo attivo numerosi premi e riconoscimenti tra cui il Premio Giuseppe Bartolucci 2001, per l’attività del Teatro Elicantropo, una nomination ai Premi UBU 2000 per la regia di Quartett, il Premio UBU 2002 per Stanza 101, il Premio ETI Olimpici del Teatro 2008 per ‘Nzularchia, il Premio Ruccello 2006 per Noccioline, il Premio Hystrio 2009 alla carriera, il Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria nel 2013 per la regia de La Madre di B. Brecht, il Premio della Critica ANCT 2015 per Scannasurice di E. Moscato, migliore spettacolo del 2015. Da circa 20 anni Carlo Cerciello conduce il Laboratorio Teatrale Permanente del Teatro Elicantropo, ricevendo per questa attività numerosi riconoscimenti e attestati di stima. E’ docente di regia a contratto presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.