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Quando assisti ad uno spettacolo di Arturo Brachetti entri in un vortice magico che ti avvolge di fantasia e di emozioni. I colori, l’abilità, gli innumerevoli costumi, la creatività, le luci, l’ironia, la maestria, la classe accompagnano la sua genialità e tu ne diventi parte in una incredibile sospensione del tempo.
Ebbene tutto questo si può provare in questi giorni assistendo a “Solo”, il suo varietà, in tour in diverse città italiane.
Nell’ultimo fine settimana è stata la volta del teatro Cilea di Napoli dove ha riscosso grande successo.
L’artista, dalla creatività sconfinata e dalla poliedrica genialità, si è esibito dando non solo dimostrazione della sua acclamata abilità di trasformista, ma anche lanciando un chiaro messaggio introspettivo, stimolando tutti a guardare dentro di sé e far emergere senza inibizione il “fanciullino” che palpita in ogni cuore. Si è trattato di un invito a inseguire la fantasia e l’immaginazione, aspetti che non devono caratterizzare solo il mondo fanciullesco, ma anche tutti i momenti della vita.
Non a caso il fil rouge dello spettacolo è stato una casetta delle bambole: la casa dell’infanzia, quella in cui sono riposti i sogni, gli affetti, i ricordi cari. Ogni sequenza dello spettacolo, ricco e variegato è stata, infatti, introdotta dall’esplorazione di ciascuna delle sette stanzette illuminate dalla telecamera di un cellulare e proiettate a grandi dimensioni sulla parete del palco diventandone il fondale.
Si è partiti dai ricordi della televisione degli anni ’80 allorché velocemente sono apparsi, scomparsi, trasformati, i protagonisti delle trasmissioni e delle pubblicità dell’epoca che come un “deja vù” hanno spalancato i ricordi dei presenti.
Si è proseguito con lo sfogliare i libri delle fiabe e il susseguirsi dei loro personaggi, da Biancaneve a Cenerentola, da Aladino al Lupo cattivo, ha attirato l’attenzione degli innumerevoli bambini presenti e anche dei “grandi”.
C’è stato poi il momento della play list musicale con Pavarotti, Madonna, Michael Jackson, Freddie Mercury ed altri. Sembrava di vederli in carne ed ossa, per non parlare del bellissimo omaggio ai Beatles arricchito da fantastiche immagini dei loro successi che creavano scenario colorati e luminosi.
Con il ricordo di una frase che gli ripeteva il nonno “Devi riempire il buco con la fantasia!” la creatività dell’illusionista si è espressa anche con la chapeaugraphie attraverso un semplice cappello, una falda con un grande foro al centro con cui, mediante piccole modifiche, è riuscito a rappresentare ben venticinque personaggi: da Napoleone a Capitan Uncino, da un vescovo ad un marinaio e altri.
Le ombre hanno sempre caratterizzato gli spettacoli di Brachetti, ma questa volta al di là di quelle cinesi proposte con la solita maestria che suscita sempre meraviglia, proprio la sua è stata protagonista di gran parte dello spettacolo, una sorta di “Peter Pan” che si ricongiunge alla propria ombra ribelle dopo una diatriba divertente e vivace, resa suggestiva grazie alla sua bravura, alla presenza di Kevin Michael Moore e ai suggestivi giochi di luci ed ombre prodotti dai tecnici.
Con una sabbia rossastra ha evidenziato poi le sue qualità nell’arte del sand painting dando vita con le sue abili dita a figure belle e armoniose.
Interessante e affascinante la rappresentazione del susseguirsi delle quattro stagioni.
Non sono mancati omaggi alla città di Napoli con una breve sceneggiata ed il divertente plurisdoppiamento di protagonisti tipici o con le diverse versioni della canzone ‘O sole mio interpretate da “Pavarotti” ed “Elvis Presley”.
Il finale è stato, a dir poco, esplosivo. Il protagonista, tra musiche, fumo, laser, giochi di luci e proiezione di scenari in movimento, è stato letteralmente inghiottito da una molteplicità di effetti tridimensionali di grande impatto emotivo mandando in visibilio tutto il pubblico presente.
Si è trattato di un viaggio surreale e funambolico che ha spalancato le porte della fantasia in piena libertà e ha trascinato tutti in un caleidoscopico meraviglioso e magico mondo di colori e di emozioni senza tempo.
Daniela Vellani