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Ironia, simpatia, cultura, divertenti aneddoti sono stati gli ingredienti della presentazione dell’ultimo libro di Stefano Bartezzaghi “Parole in gioco – Per una semiotica del gioco linguistico” (ed. Bompiani). L’evento ha avuto luogo il 10 giugno 2017 nell’elegante sala all’ultimo piano del Grand Hotel Parker’s a Napoli, sulla cui facciata, grazie all’idea del direttore Antonio Maiorino, da più di un mese è in mostra una singolare installazione contemporanea consistente in un grande cruciverba con incroci di parole che percorrono i momenti importanti dello storico luogo sin dal 1870.
Il famoso linguista, docente di Semiotica e di teorie della Creatività, ha immediatamente catturato l’attenzione con una simpatica provocazione presa a prestito da Albus Silente, uno dei principali personaggi dei romanzi di Harry Potter. Ha, infatti, enunciato le quattro parole, espresse dal saggio mago nel primo romanzo prima di un banchetto: imbecille, medusa, scampolo e pizzicotto, che pur sembrando delle banalità, si prestano ad una moltitudine di significati e rendono bene il senso dei giochi che si possono effettuare con le parole. Con il “magheggio” esse possono trasformarsi e dare adito a varie interpretazioni.
Stefano Bartezzaghi, ricordando la sua famiglia tradizionalmente famosa per l’enigmistica ed i giochi di parole, è entrato nel cuore del suo ultimo lavoro, facendo presente che è il risultato di anni di riflessioni e studi sull’argomento. Ha evidenziato che “Capire quando una parola giochi e quando faccia sul serio non è facile e forse nemmeno sensato…” Così anagrammi, inciampi, apparenti nonsense, lapsus, filastrocche, rebus, ambiguità, invenzioni, ripetizioni, combinazioni linguistiche diventano strumenti ludici con un meccanismo complicato di effetto immediato: “massima divaricazione di facilità e complessità”. Durante l’incontro, un vero e proprio invito alla meditazione e sicuramente un arricchimento culturale per i presenti, l’autore ha effettuato una serie di esempi interessanti e piacevoli, con un retrogusto umoristico, suscitando sorrisi e compiacimento, citando frasi propagandistiche, scioglilingue, slogan, filastrocche.
Il termine gioco, “potenzialità sempre presente nel linguaggio umano”, è stato analizzato sotto diversi punti di vista e collegato alla sua estemporaneità e nella sua oscillazione tra libertà e vincoli “Si è liberi di entrarci, ma non di uscirne” perché una volta intrapreso, ci sono regole da rispettare. Interessante è stato l’excursus storico sull’enigmistica e sui giochi di parole, attraverso il quale ha evidenziato anche il collegamento tra i cruciverba e le strutture architettoniche, citando per esempio New York, città nata prima con mappe con le tracce di strade parallele e intersecanti e poi costruita e dove le facciate dei grattacieli fanno pensare alle griglie dei cruciverba. Dopo aver fatto altri riferimenti in cui si è visto il collegamento tra architettura e schemi di cruciverba, ha ricordato il Premio Capri di enigmistica e autori che hanno dato il loro apporto affrontando l’argomento in pubblicazioni e in interessanti lavori, come il famoso scrittore russo Nabokov.
Ha concluso l’incontro in modo molto divertente e ludico, leggendo una sequenza di sonetti di alcuni autori che con la “tecnica monovocalica, ispirati a versi famosi di Dante, Leopardi, biblici o moderni, hanno realizzato testi interessanti e divertenti, dimostrando, altresì, come giocando con le parole utilizzando in modo particolare vocali, sillabe, suoni, assonanze, si possono raccontare storie, costruire poesie, affrontare tematiche di ogni genere da quelle serie a quelle comiche, da quelle prettamente letterarie a quelle scientifiche, politiche e altro. Quando le “parole sono in gioco”, insomma, si può fare di tutto e allargare orizzonti culturali e logici che permettono di attraversare la realtà in modo sconfinato.
Daniela Vellani