Napoli, Giovanni Esposito in White Rabbit/Red Rabbit: la curiosità e la sfida

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Quarto appuntamento, ieri sera,  per lo spettacolo WHITE RABBIT / RED RABBIT , al Piccolo Bellini di Napoli.

A cimentarsi nell’interpretazione del testo dell’iraniano Nassim  Soleimanpour questa volta è stato Giovanni Esposito, preceduto in ordine di tempo da Iaia Forte, Daniele Russo ed Enrico Iannillo.

Dopo essere salito sul palco allestito solo con una sedia, due bicchieri d’acqua, una scala ed una fiala, Giovanni, davanti al pubblico curioso ed in trepidante attesa, ha aperto la busta contenente il copione ed ha iniziato a leggere le parole dell’autore…

Nulla si può dire dello spettacolo, se non le emozioni vissute.

É uno spettacolo coinvolgente, divertente, che fa riflettere, che ci rattrista, che forse ci fa apprezzare quello che abbiamo e in definitiva non delude.

Abbiamo incontrato Giovanni Esposito, subito dopo lo spettacolo, per fargli alcune domande a caldo, dopo l’interpretazione.

Lo spettacolo di stasera è stata una sorpresa, non solo per il pubblico, ma anche per te,  perché hai accettato questa sfida?

Proprio per il suo essere una sorpresa! Quando me l’hanno proposto non ho avuto tentennamenti. Subito dopo non ero più così sicuro! (ride)
Però in realtà il piacere di questo gioco  sta proprio nella tensione che ti mette addosso il fatto di essere all’oscuro del testo. Immaginavo che il testo rispondesse a qualcosa di politico inteso come polis, come presa di coscienza e responsabilità delle persone ed è per questo che ho accettato.

Il testo è dell’iraniano Nassim Soleimanpour, un testo del quale non si può svelare molto, ma che è stato tradotto in 25 lingue, cosa, secondo te accomuna questo testo ai tanti attori che lo hanno messo in scena?

Forse la cosa che ci accomuna è proprio la curiosità. Io ho accettato subito, però poi quando ho scoperto la sua storia mi sono ancora più convinto di voler fare questo spettacolo, perché il poter dare voce a qualcuno che non può esprimersi  è un atto dovuto e poi è l’essenza del testo stesso.

Le emozioni prima e dopo la messa in scena.

Sicuramente la paura,  che mi ha accompagnato per tutto il tempo prima di salire sul palcoscenico.
Dopo, il divertimento, ma soprattutto è un testo che ti resta dentro e come interprete ti lascia molto da elaborare, al netto dei dubbi ‘avrò fatto bene o male, potevo farlo meglio o peggio’, quello che ti lascia pensare è: avrò dato in modo giusto voce alle sue parole?

Ma parliamo un po’ di te..

Che cosa ti dà più fastidio dei soliti cliché che vengono “affibbiati” ai napoletani?

Essere additati come ignoranti. Io vivo a Roma ed i romani, generalmente, ritengono che noi napoletani siamo molto ignoranti, specialmente nell’esprimerci in forma corretta in italiano, non capendo che c’è una sostanziale differenza tra un dialetto che è una lingua (come il napoletano) altra cosa è il gergo volgare. In questo modo non  si tiene conto del bagaglio storico culturale della nostra città, che abbiamo esportato e continuiamo ad esportare nel mondo.

Un’altra cosa che mi dà fastidio, è essere considerati persone che si accontentano di poco, che non approfondiscono e quindi di essere superficiali. Chiaramente è una cosa che spesso succede, ma è aspetto dell’essere umano e non solo di una particolare popolazione del sud o dei napoletani in particolare.

Puoi svelarci qualche progetto futuro?

Non si può sapere che ho partecipato all’ultimo film di Paolo Sorrentino! Prossimamente escono due film ai quali ho partecipato: Metti la nonna in freezer di due giovani registi bravissimi, Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, dove faccio un piccolo ruolo. Poi il 5 aprile esce  il film del napoletano Francesco Prisco: BOB & MARIS criminali a domicilio, con Laura Morante e Rocco Papaleo, dove ho un ruolo che mi piace molto ed un film a cui tengo particolarmente.

Ho avuto modo di vedere il film ed è davvero molto bello. È  un film delizioso, venite a vederlo!

Paola Improda

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