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Domenica 7 agosto 2016, ore 20,30, Piazzetta della Chiesa Nuova
Serata di gala, sul sagrato della Chiesa Nuova, con la consegna del Premio Annibale Ruccello 2016 a Mario Martone.
A seguire, alle 21,00, la programmazione del Festival si conclude con un importante appuntamento col teatro di prosa contemporaneo: l’attrice Galatea Ranzi (“La Grande Bellezza”) sarà protagonista di:
“FEDRA DIRITTO ALL ’AMORE”
testo originale di Eva Cantarella
consulenza drammaturgia e testi greci Marco Avogadro
musiche Andrea Nicolini, luci Liliana Iadeluca
editor video ed immagini Angela Di Tomaso, creazione oggetti di scena Paola Ratto
la canzone finale è di Carmen Consoli
regia e immagini Consuelo Barilari
Lo spettacolo “Fedra Diritto all’amore” è una produzione del Festival dell’Eccellenza al Femminile – Compagnia Schegge del Mediterraneo con la regia di Consuelo Basilari e il testo originale di Eva Cantarella scritto appositamente per l’edizione 2013 del Festival dell’Eccellenza al Femminile di Genova. A interpretare il ruolo di Fedra è la straordinaria Galatea Ranzi (Premio Ubu e Premio Eleonora Duse).
“La Nuova Fedra nella trasfigurazione della morte diventa simbolo della libertà e paladina del Diritto universale all’Amore. Ella nasce dal cambiamento, ovvero dalle ceneri della Fedra prigioniera della classicità. Il risultato è un’operazione molto attuale. Nel tentativo di visualizzare emotivamente l’interiorità dell’eroina tragica di Euripide, si raccolgono i retaggi della più moderna visione poetica della classicità. La tecnica delle proiezioni e del multimediale supporta la drammaturgia del testo classico con un nuovo livello di linguaggio che si intreccia e si compenetra con la parola.” (Consuelo Barilari)
“Fedra è la moglie in seconde nozze di Teseo, reggente di Atene, che, in prime nozze ,ha avuto un figlio, Ippolito. Il giovane, che vive lontano dalla famiglia, quando ritorna a casa richiamato dal padre, incontra per la prima volta la matrigna, scatenando in lei una violenta passione. L’amore per Ippolito, bellissimo, giovane e “selvaggio” nella sua caparbietà e passione per la vita, travolge Fedra fino al suicidio e porta il giovane alla morte. […] figure solo a metà conosciute, per metà sempre straniere, significati afferrati solo un istante, e presto svaniti […]. Ma in chi legge risuona d’un tratto un tempo diverso, un timbro cultuale e religioso, attraverso cui affiora la memoria di un simbolismo già antico quando venne raccolto dal poeta tragico.
Galatea Ranzi è l’interprete di Fedra “la luminosa” (questo è il significato del nome), la nuova Fedra, consapevole anche se tormentata, ribelle e determinata nella trasgressione, pronta a sfidare nella ricerca della libertà la condanna morale della famiglia e della società, capace di rompere gli schemi e l’ordine della cultura patriarcale antica. Non c’è predestinazione divina né maledizione genetica in questa nuova Fedra; passione e intelligenza la spingono a trasgredire; il cambiamento è l’esigenza a cui lei risponde con il proprio istinto: bellissima e misteriosa, amata e rispettata, Fedra muore suicidandosi con il veleno, e in questo modo rivendica la libertà di amare e diventa paladina dei diritti e della libertà della donne.
La scrittura qui si fonde con una messa in scena moderna e multimediale che fa riferimento visivo all’atmosfera “noir” del cinema di A. Hitchcock. Qui l’eroina di Euripide è posta in una “altra” dimensione che si ispira al glamour degli anni sessanta. La messa in scena gioca drammaturgicamente sull’impatto e il coinvolgimento emotivo attraverso la costruzione del processo d’identificazione dello spettatore, con l’uso delle proiezioni video, graphic emotion e cinematografiche che inducono i meccanismi della suspense, esaltando la forza drammatica e misteriosa della vicenda umana di Fedra. Lo spettacolo si ispira agli scenari del film Phedra che Jules Dassin, negli anni ’50 assistente alla regia dello stesso Hitchcoock, girò nel 1961 con l’attrice Melina Mercuri, e Anthony Perkins nel ruolo di Ippolito.
Lo spettacolo rompe lo schema temporale della storia che tutti conosciamo; la scena si apre quando il fatto è già avvenuto proprio con l’elaborazione di una sequenza cinematografica presa dal film di Dassin: l’incidente di macchina in cui Ippolito muore scomparendo tra i flutti del mare “.
Ingresso gratuito – Info prenotazioni: 089.8122535 (9,30-12,30)
La Giuria del Premio Annibale Ruccello, composta dai giornalisti: Giulio Baffi (La Repubblica) Moreno Cerquetelli (TG3) Stefano De Stefano (Corriere del Mezzogiorno) Titta Fiore (Il Mattino) Diego Paura (Roma) ha assegnato all’unanimità, per l’edizione 2016, il riconoscimento, al regista Mario Martone, con la seguente motivazione:
“Per la capacità di cogliere e restituire al pubblico, ora con disincantato cinismo, ora con commossa partecipazione, l’universo emotivo e sentimentale dei personaggi e delle situazioni evocate sulla scena, conservando sempre una cifra stilistica elegante ed essenziale e recuperando, con verificabile efficacia, la suggestiva potenza della parola e la penetrante intensità dei silenzi, la viva immediatezza dell’immagine, la significativa e asciutta narrazione dell’orizzonte culturale e degli ambienti sociali di riferimento.”
Come è ormai tradizione della manifestazione, il premio anche quest’anno è opera di un importante artista, che interpreta, così come i suoi predecessori, l’iconografia teatrale attraverso il proprio linguaggio artistico.
L’artista che quest’anno ha accettato con entusiasmo di prestare la propria arte alla manifestazione è il Maestro Ernesto Tatafiore, nato a Napoli nel 1943 dove vive e lavora. Nel 1969 Tatafiore presentò la sua prima personale nella galleria di Lucio Amelio; già in quell’occasione Achille Bonito Oliva definì il suo lavoro “neo-illuministico”, in quanto teso a indicare un legame etico tra l´arte e la storia. Le sue opere sono spesso abitate da eroi [Robespierre, Mozart, Maradona, Danton, Masaniello, la Virtù, la Libertà] oppure narrano di grandi eventi storici o di permanenti vicende dell’umanità, che l’artista però libera dal racconto logico-consequenziale del romanzo storico per inserirli in un contesto rappresentativo che ricorda le modalità associative del sogno o il flusso continuo e non organizzabile della vita. L´unità perduta sul piano narrativo si recupera a livello strutturale. I dipinti di Tatafore hanno, infatti, sempre esibito un tratto molto leggero e veloce [spesso incorporando una serie di frasi, di scritte, di assurdità e paradossi, di giochi di parole quasi duchampiani] nel tentativo di costruire una rappresentazione che scaturisca simultaneamente, senza mediazioni, dalla realtà percepita.
ll premio nelle precedenti edizioni è stato assegnato a :
2002 Enzo Moscato
2003 Isa Danieli
2004 Fausto Paravidino
2005 Fausto Russo Alesi
2006 Compagnia Elicantropo
2010 Michele De Lucia, Sindaco di Positano, per aver ridato vita al Festival
2011 Spiro Scimone
2012 Peppino Mazzotta
2013 Leopoldo Mastelloni (alla carriera)
2014 Enzo Vetrano e Stefano Randisi
2015 Giuliana De Sio