Napoli, alla Mondadori, Francesco D’Errico presenta “Fuor di Metafora”

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Recentemente è uscito il libro “Fuor di Metafora” di Francesco D’Errico e sarà presentato l’otto febbraio alle ore 18,00 alla Libreria Mondadori di piazza Vanvitelli 10, Napoli. Interverranno Paolo de Vita, Mauro Maldonato, Francesco Piro, Tommaso Rossi, coordinerà Luigi Maria Sicca e sarà presente l’autore.

“L’improvvisazione è un’arte antica diffusa in tutte le culture musicali del mondo. Essa è indubbiamente una delle pratiche fondanti della musica stessa” (F. D’Errico) Questa frase della premessa, introduce subito il lettore nel cuore del libro che si suddivide in diverse sezioni:

Nota editoriale – Dentro e fuori l’ossimoro di Luigi Maria Sicca, la Prefazione di Paolo de Vita, la premessa, i sette capitoli dedicati alle osservazioni e le conclusioni di Francesco D’Errico e la postfazione di Mauro Maldonato.

Si tratta di un’opera interessante e assai doviziosa che offre una serie di considerazioni accurate su quanto riguarda non solo l’improvvisazione nel campo musicale, ma anche in altri ambiti. Le sette osservazioni nascono da una meticolosa ricerca che oltrepassa la musica e attraversa diverse discipline senza prescindere dalle varie branche della filosofia e delle scienze.

Con un linguaggio forbito e ricercato, l’autore tratta l’improvvisazione musicale in tutte le sue sfaccettature: etimologia del termine in oggetto, pensiero, azione, tempo, spazio, memoria, rapporto con diverse discipline e forme di arte, didattica, metodo, citazioni di grandi jazzisti, riferimenti filosofici, scientifici, economici, storici, esperienze e vissuti, nonché azione nella vita quotidiana.

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Le sette osservazioni sono un vero e proprio trattato sull’improvvisazione di cui è intrisa la vita, a partire dall’arte alle azioni quotidiani, dalle scienze umane a quelle sociali. Una caratteristica di essa è la capacità di trasformazione di situazioni attraverso dicotomie, o meglio “ossimori”, che stimolano la creatività e l’intuizione, senza tralasciare discipline e norme, ed in cui l’antico ed il presente, il potere e la vulnerabilità, il dentro ed il fuori, la tradizione orale e quella scritta, l’emozione ed il cognitivo coesistono e si fondono, seguendo percorsi non sempre lineari, ma flussi di idee pronte a rinnovarsi e a mera-vigliare.

Nella prima osservazione ci si sofferma su alcuni significati del termine improvvisare, a partire dall’enunciato. In particolare si sottolineano tre aspetti: la meraviglia che allerta i sensi, sospende l’azione e rende “vigili”, l’azione, intesa come un’attività poco affidabile e frettolosa e di conseguenza con un’accezione negativa e il terzo aspetto inteso come la capacità di risolvere i problemi, di gestire materiali, idee e movimenti. Interessante in questa capitolo è la descrizione di due prospettive di cultura afroamericana con differenti scuole di pensiero sull’arte dell’improvvisare che fanno capo a Parker e a Tristano. La seconda osservazione evidenzia l’importanza dell’esperienza e del movimento, laddove l’improvvisazione “accende l’immagine del contatto attraverso i sensi”. I corpi apprendono e mettono in essere procedure cognitive, mnemoniche e creative e l’improvvisazione viene analizzata nella prospettiva delle neuroscienze. Sempre in questa osservazione si parla dell’emozione: i processi sensoriali e cognitivi dialogano con quelli emotivi: un ossimoro di immobilismo e fuga.  La terza osservazione . In questo capitolo si parla della trasmissione dei saperi orali e scritti il cui confine è sfumato e il loro muoversi tende sempre a completarsi.  Particolarmente interessante è la riflessione sulla musica sfuggente a chi la “osserva”: la caducità nell’esperienza in itinere degli oggetti sonori che si consumano nel tempo a differenza dei dipinti che “restano”. Parlando di trasmissioni orali e scritte non si poteva non trattare il Mito. La quarta osservazione affronta le relazioni tra improvvisazione su struttura e improvvisazione libera. In particolare si sofferma su tre concetti: circolarità, flusso temporale e norme condivise. Interessanti sono i riferimenti alla tradizione jazzistica nord americana a partire degli anni ’40 per quanto riguarda le pratiche improvvisative su struttura: Parker e bepop, Tristano e il modale, Coltrane  e l’hard pop, Evans e Shorter (ritmi misti) ed un’ampissima rosa di definizioni stilistiche.  “Il dimenticare” può presentarsi come una porta d’uscita dai processi normativi e l’improvvisazione su struttura e libera sono due aspetti che nel fare musica si alimentano vicendevolmente. Ancora una volta l’ossimoro diventa una caratteristica dell’arte dell’improvvisazione.  Nella quinta osservazione ci si sofferma sulle procedure d’uso del materiale inteso come altezze, timbro e attese tra eventi sonori, le durate e le dinamiche. È interessante riportare quanto scritto da D’Errico “Per improvvisazione qui non intendiamo la mera estemporaneità del gesto, ma la capacità di gestire complessi materiali in tempo reale connettendo piani cognitivi con intuito ed emozione. Ogni improvvisatore maturo cerca l’imprevisto per interpretarlo, per porgerlo a sé e ad altri”. Nella sesta osservazione si parla di slittamenti, intesi come pratiche dell’improvvisazione su altre discipline: mondo dell’economia e management, mondo del teatro (commedia dell’arte), pittura. Infine la settima osservazione: riguarda le visioni del mondo: “tutte le attività umane e, dunque, anche le pratiche dell’improvvisazione musicale, si manifestano e vengono condivise in seno a specifiche visioni del mondo, ossia, possono essere lette, rilette, vissute e interpretate, poste in essere in una prospettiva mobile e mai definita.”

L’opera è quindi molto interessante e stimolante. Sicuramente offre un’ampia gamma di risposte non solo a domande poste da musicisti, ma anche da esperti di altre discipline perché diventa la “metafora” di pensieri ed azioni che consentono in ogni ambito disciplinare la soluzione di problemi, l’ampliamento di orizzonti culturali ed il potenziamento delle risorse creative.

 

Daniela Vellani

 

“Fuor di Metafora e Sette osservazioni sull’improvvisazione musicale”

Di Francesco D’Errico

Prefazione di Paolo de Vita  

Postfazione Mauro Maldonato  

Copertina di Ernesto Tatafiore  

Napoli, Editoriale Scientifica – Collana punto org

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