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Appuntamento a Londra, scritto da Mario Vargas Llosa, è un dramma che esplora il tema complesso ed affascinante dell’identità, in cui la macchina teatrale diventa il mezzo attraverso cui i protagonisti cercano di risalire alle ragioni profonde che definiscono chi sono. La regia di Carlo Sciaccaluga guida gli attori in questo viaggio introspettivo, in cui identità ed immaginazione si intrecciano senza sosta.
I protagonisti sono un uomo ed una donna, due archetipi di un’analisi esistenziale. Lui è Luca (Luigi Tabita), un uomo realizzato e pienamente impegnato nella propria carriera, apparentemente felice, ma che nel silenzio tra un viaggio di lavoro e una riunione, trova spazio per mettere in moto le sue fantasie più profonde e nascoste. Lei è Maddalena (Lucia Lavia), una figura mutevole, capace di giocare con gli specchi ed incarnarsi in mille proiezioni, riflessi delle speranze, delle paure e delle illusioni dell’uomo. L’incontro tra i due si sviluppa in una Londra che diventa quasi un “non luogo”, una città simbolica dove la realtà e l’immaginazione si fondono.
Lo spettacolo porta in scena un complesso intreccio tra realtà ed immaginazione, in cui l’identità si disfa e ricompone come in un gioco di specchi. La narrazione si concentra su Luca, un uomo d’affari, e Maddalena, interpretata dall’intensa Lucia Lavia, che bussa alla porta della sua suite. Maddalena si presenta come la sorella di un vecchio amico d’infanzia di Luca, ma presto si rivela non essere chi dice di essere, introducendo un’atmosfera di ambiguità e mistero. Il regista riprende, in questa pièce alcuni dei temi più cari allo scrittore Mario Vargas Llosa: il sottile confine tra sogno e realtà, la dualità del desiderio, e l’ambiguità delle nostre proiezioni e fantasie. Ogni battuta e gesto trasporta il pubblico in una dimensione sospesa, in cui le certezze si sfaldano e le identità si confondono. Il confronto tra i due protagonisti diventa il perno centrale su cui ruota una narrazione carica di colpi di scena, attraverso i quali l’identità di Maddalena si fa via via più enigmatica e più inquietante, diventando una sorta di specchio deformante delle insicurezze e dei desideri di Luca.
Il lavoro di regia concentra la tensione in un interno chiuso, un microcosmo dove si svolge una battaglia psicologica serrata, costruita scena dopo scena in una spirale di emozioni intense. L’azione si muove tra le pareti di una stanza che diventa il teatro di una continua lotta interiore, un gioco di specchi in cui le identità si disgregano e si ricompongono in una dinamica ossessiva. L’intera messinscena è permeata da un pathos potente, quasi “rancoroso”, che avvolge il pubblico in un’atmosfera di costante apprensione. Il lavoro sui suoni, curato da Nogravity4monks, accompagna ogni scena con tonalità sinistre ed alienanti, evocando una minaccia latente, una tensione che non si risolve. I suoni diventano quasi un personaggio a sé, amplificando la sensazione di pericolo ed accentuando le emozioni fino ad un punto di rottura. Le luci, dosate con maestria, creano un gioco di chiaroscuri che scolpisce l’inquietudine dei personaggi. Con ogni cambiamento di illuminazione, l’atmosfera si trasforma, passando da un’ombra all’altra, accentuando i volti ed i corpi degli attori in pose che evocano stati d’animo laceranti. Le luci non sono mai statiche: disegnano un quadro emotivo che sottolinea le ambiguità, il sospetto, l’incertezza. Questo complesso linguaggio visivo e sonoro contribuisce a rendere tangibile il conflitto interiore del protagonista, come se lo spazio stesso riflettesse la sua lotta contro un’identità sempre più sfuggente.
In Appuntamento a Londra, Luca incontra una donna misteriosa, che dice di essere la sorella di Nino, un amico scomparso dopo un episodio traumatico avvenuto venticinque anni prima: un tentativo di bacio che Luca aveva respinto violentemente, lasciando dietro di sé ferite mai chiuse.
Lucia Lavia interpreta il suo personaggio enigmatico con lentezza ipnotica, come in un risveglio graduale, che aggiunge tensione ed ambiguità alla scena. La narrazione si muove tra scatti e ripetizioni, con scene che si bloccano e si ripetono come frammenti di memoria incrinata, alternando realtà, ricordi e possibilità irrealizzate, in una struttura che ricorda Sliding Doors.
La narrazione esplora scenari alternativi e possibilità mai realizzate, come in una serie di porte aperte e richiuse: Luca e Nino potrebbero essere stati amanti o addirittura sposati dopo la transizione di Nino; potrebbero essere rimasti amici e colleghi, o forse il rifiuto di Luca avrebbe avuto esiti più tragici e violenti. Ogni scena è un potenziale universo parallelo, una riflessione sulle strade che la vita ci offre e sulle scelte che ci definiscono, in un gioco complesso tra realtà e desiderio, tra l’impossibile e l’irrealizzato. Il palcoscenico diventa uno spazio di confessione, dove i protagonisti svelano ferite e desideri mai risolti. Il pugno dato e il bacio negato incarnano rimpianti ed assenze insostenibili.
La performance e la recitazione di Lucia Lavia, così fortemente stilizzata e d’impronta tradizionale, può essere interpretata come un espediente per conferire al testo una qualità quasi sacrale. Con toni ed accenti esagerati, un respiro misurato ed una postura regale, l’attrice crea un’atmosfera che si distacca dal quotidiano, dando vita ad una performance che non vuole semplicemente raccontare, ma trascendere la realtà. La sua interpretazione, ricca di “scatti” e movimenti netti, punta ad enfatizzare la dimensione immaginifica e simbolica del racconto, trasformandolo in un’esperienza viscerale, fuori dal tempo e dallo spazio, come un’evocazione di concetti atemporali ed universali. In questo modo, l’intenzionalità di esagerare la recitazione serve a dare corpo ad un mondo più grande di quello fisico ed immediato, dove ogni parola ed ogni gesto possiede una valenza che va oltre il mero significato letterale. La marcata teatralità diventa un mezzo per accentuare il messaggio, rendendo il corpo e la voce strumenti di una comunicazione che non è solo sensoriale, ma anche metafisica.
Il pubblico, dopo un primo momento di perplessità, si lascia via via rapire dal monologo di Lucia Lavia, un vero e proprio elogio alla sacralità del corpo, tratto da “Canto il corpo elettrico” di Walt Whitman: “ogni corpo, sia esso dell’uomo è sacro ed il corpo della donna è sacro, non importa chi sia, è sacro”
Così, lo spettatore è chiamato ad un impegno che, però trova una ricompensa. Esce dal teatro con la consapevolezza che non esistono realtà fisse ed immutabili; il racconto spesso sovrasta i fatti, ed i protagonisti si trovano più nel vortice delle storie che in una verità stabile delle loro azioni. Alla fine, gli esseri umani sono divisi dai vuoti della loro identità, che si riflettono nel corpo, nell’anima e nelle parole. Si comprende che, poiché gli eventi appartengono al passato e si trasformano in ricordo, e gli uomini sono esseri in continuo divenire, è la relazione tra due persone che definisce una realtà sempre nuova. Una realtà che, per quanto fragile, instabile e soggetta a cambiamenti, si continua a costruire attraverso il legame tra i protagonisti.
Una realtà, che la platea, alla fine dello spettacolo, è riuscita a coglierne la potenza e la qualità interpretativa, tributando agli attori una meritata standing ovation.
Appuntamento a Londra, spettacolo di grande intensità emotiva, è andato in scena al Teatro Sannazaro di Napoli dall’8 al 10 novembre, con la regia di Carlo Sciaccaluga, scene e costumi di Anna Varaldo, luci di Gaetano La Mela, musiche originali di Nogravity4monks, arricchita dalle performance magistrali dei talentuosi Lucia Lavia e Luigi Tabita.
Ersilia Marano