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Emozioni e applausi lo scorso weekend, venerdì 17 maggio, all’interno della Chiesa di Santa Caterina da Siena di Napoli, per il concerto evento “Partenope Eterna”. In occasione della nascita dell’etichetta discografica Turchini Records, la Fondazione Pietà de’ Turchini ha deliziato il pubblico con un regalo unico. Il maestro Stefano Demicheli, al clavicembalo, dirige la soprano Naomi Rivieccio, voce unica e angelica, accompagnata dai Talenti Vulcanici: Marcello Scandelli al violoncello, Rafael Arjona per liuto e chitarra barocca e Federico Bagnasco al contrabbasso.
Uno spettacolo angelico modellato su brani scelti per l’occasione, e racchiusi in un album, con l’aggiunta, per la prima volta, di uno sguardo contemporaneo con un brano del grande maestro Fabio Vacchi, scritto e dedicato a Napoli per la Fondazione Pietà de’ Turchini. Un dono incommensurabile per una città amata, ambasciatrice di cultura nel mondo, alla quale rendere omaggio con maestria e innovazione. Le reinterpretazioni delle composizioni tra la chiave barocca e il gusto classico danno vita a un linguaggio nuovo aperto e libero in ogni forma di musica. Un corto circuito voluto in cui la voce di Naomi Rivieccio è veicolo di magia.
“Da’ tuoi begl’occhi a mendicar la luce”
Quando si abbassano le luci nella chiesa barocca, entrano i musicisti e una carica magnetica attira tutti verso la musica. Naomi cattura dal primo istante, facendo trattenere il respiro alla platea della navata. La sua voce racconta di storie lontane, sfiorando le note come se fossero emozioni tangibili incarnate nelle parole. Strugge ad ogni scala che sale, mentre culla in un forte abbraccio la musica. L’inflessione del respiro sale e scende come la voce, come i sentimenti che si dondolano nel cuore: “singhiozza e piange”, amore e pietà, bellezza e crudeltà, “tu sola al mio dispetto”, “non senti d’aver pietà”.
“Quanti sono i miei dolori?”
I musicisti radunano le emozioni sparse, elaborandole in musica e lasciandole scorrere in note attraverso gli strumenti. Un balzo nel tempo che consente ai presenti di cullarsi nella musica, annientando ogni pensiero con il suono della bellezza. Spartiti con scarabocchi a mano capaci di racchiudere in un’opera unica una melodia che catapulta verso il cielo. È un “miracolo d’amore” nel quale i suoni si mescolano come gli ingredienti della vita.
“Non son viva, non son morta. E son morta e son viva”
La voce si fa carico del grado di significazione della musica, illuminando Santa Caterina come un cielo luminoso pieno di stelle. I sospiri causati dal dolore e dalle pene d’amore sono innegabili, non importa dei deliri che si vuole tenere lontani dal cuore. “Qui raccolgo infelice frutti acerbi” con “gioie fuggite” in un “crudele passaggio”. A causa di un cuore ingrato, le note infelici invadono l’amore. Il sole non splende mentre la crudeltà vanta contro “il pregio della beltà”. La speranza è un tormento ed è impossibile guarire una testa in mille pezzi. “Chi trionferà?”.
“Tu sei mare”
Al cospetto della musica si è annichiliti. Partenope Eterna tocca corde impensabili, come brividi lungo la schiena. Musica e voce passano per le estremità del corpo fino a scoppiare dentro il cuore, drogando l’anima nel crescendo tra emozioni e note. Le dita dei maestri scivolano sugli strumenti creando una magia in grado di rapire. Si vola al di fuori del tempo e dello spazio, provocando una sensazione di transfert cosmico, mentre il cuore batte al suono delle note, come se il suo palpitare dipendesse dalla musica. Le lacrime, invece, impossibili da trattenere sul grande finale con “Ij t’ vogl ben assaj”, sono il ricordo dolce di un concerto indimenticabile.
Roberta Fusco