Napoli, intervista a Bruno Nappi, regista di Un posto al sole

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Foto di repertorio di Bruno Nappi

Nato a Napoli, vissuto a lungo a Roma, ora di nuovo nella città partenopea, Bruno Nappi nel suo curriculum professionale custodisce preziosa storia del cinema italiano.

Giovanissimo inizia il suo percorso artistico presso la prima emittente televisiva privata italiana Telenapoli, inizialmente come assistente e successivamente nel ruolo di regista.

Nel 1982 approda al cinema come aiuto regista. Questo ruolo lo vede al fianco di nomi del calibro di Nanni Loy, Lina Wertmuller, Giancarlo Giannini, Luigi Magni, Luciano Odorisio ed altri.

Nella seconda metà degli anni ’90 si occupa come casting director della celeberrima serie televisiva  “Un posto al Sole” che tuttora inchioda davanti allo schermo milioni di telespettatori. Sempre nello stesso periodo dirige sia per la RAI che per Mediaset fiction televisive di grande successo. In “Cuori rubati”, serie tv per Raidue, è produttore creativo e per la Columbia Pictures è regista di dodici episodi della serie “Tequila & Bonetti”. Quindi è la volta de “La Squadra” e “La Nuova Squadra”. Nella sua ricca carriera non mancano inoltre documentari realizzati in vari posti del mondo, spot pubblicitari e Videoclip musicali a sua firma.

 

Benvenuto a Differentemente!

Grazie per l’invito.

Un pezzo importante della storia del cinema e della TV italiana è nella tua carriera…

Sì, per quanto riguarda il cinema ho lavorato tra gli altri come aiuto regista con Nanni Loy e con Lina Wertmüller, che sono indiscutibilmente autori di eccellenza, maestri che hanno lasciato tracce indissolubili nella cinematografia italiana e non solo. Per quanto riguarda la tv italiana, ho realizzato diverse serie come Tequila & Bonetti”, “La Squadra”, “La Nuova Squadra” e “Un posto al Sole”, all’epoca primo e unico progetto di lunga serialità…

Quando ti sei accorto di avere interessi professionali legati al mondo della celluloide?

Fin da bambino in maniera molto del tutto inconsapevole. Invece di pensare di diventare da grande, come tutti i bambini, l’astronauta, il pompiere, il medico o altre figure, sognavo di diventare regista.

Hai realizzato anche documentari e video clip?

 Sì, effettivamente ho realizzato diversi documentari e quello che ricordo con maggiore intensità è quello girato in Uganda, con l’organizzazione onlus CUAMM che si occupava di sanità. Inoltre ho realizzato diversi video clip, tra questi uno dei primi del cantante Andrea Sannino.

Con Nanni Loy, geniale pietra miliare del cinema italiano, hai lavorato a lungo, ce ne parli?

Nanni Loy… la prima cosa che mi viene in mente è il suo essere democratico anche nel lavoro e al contempo il mantenere una fortissima autorevolezza. Con lui, nel ruolo di aiuto regista, ho lavorato in diversi film: da “Mi manda Picone” fino alla sua ultima opera “A che punto è la notte” un film per la TV in due puntate che ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi.

 Hai lavorato anche in “Scugnizzi”?

Sì, film che ha ricevuto un riconoscimento al festival di Venezia 1989, due premi e quattro nomination  al “Premio David di Donatello 1990” ed uno ai Nastri D’Argento del 1990.

Il film è stato realizzato in due momenti.

All’inizio delle riprese nell’86 Nanny Loy fu colpito da un grave infarto a causa del quale dovette bruscamente sospendere il lavoro.

Fu un periodo difficile durante il quale gli fui molto vicino rafforzando l’affetto reciproco e come un figlio speravo che reagisse positivamente riprendendo energia e voglia di vivere. Così fu e nell’88 si riprese la lavorazione di Scugnizzi con le opportune modifiche.

Ci parli anche dei film girati con Giancarlo Giannini e con la Wertmüller?

Certo! Con Giancarlo Giannini ho lavorato durante il suo primo film da regista “Terno secco”. Con Lina Wertmüller in “Complicato Intrigo di donne, vicoli e delitti”, “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” e nella “Carmen” al San Carlo, opera trasmessa anche in mondovisione e che fu un’esperienza unica, meravigliosa: un contatto con ogni forma di arte pura.

E con altri registi?

Ho collaborato con Luigi Magni, Luca Manfredi, Cinzia Th Torrini. Inoltre ho accompagnato le opere prime di diversi registi esordienti come Marzio Casa ed Enza Negroni.

Il ruolo del regista è complesso, si deve avere una visione d’insieme, una capacità di cogliere espressioni e punti di vista che non tutti percepiscono, il contesto scenografico è importante… insomma si deve essere in possesso di talento, pazienza, autorevolezza, giusto? Ci descrivi questa “professione” in poche parole?

Non è semplice sintetizzare questa professione. Al di là di tutto io credo che si possa intraprendere solo se spinti dalla passione. Questo impulso ti dà la forza di superare ostacoli, difficoltà. Gli inizi non sono facili, sono talmente complicati, faticosi ed improbabili, in uno stato di incertezza costante, che se non hai una passione vera e una forte motivazione, abbandoni.

 Qual è il film che hai visto più volte e ancora vedresti senza annoiarti?

Frankenstein Junior.

 I primi due nomi di registi e attori che ti vengono in mente!

I registi che mi vengono in mente sono Paolo Sorrentino di cui vanto un’amicizia lunga che risale a prima che diventasse regista e i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo. Vorrei aggiungere un terzo nominativo: Matteo Garrone.

Per quanto riguarda gli attori, penso a Elio Germano e Pierfrancesco Favino.

Sei regista di fiction di grande successo, una formula collaudata da anni e molto seguita.

Ci tengo a dire che ho lavorato alla genesi di “Un posto al Sole”, un progetto innovativo per l’Italia con una unicità e peculiarità sul sistema di scrittura che riesce a dare immediata attualità al racconto o meglio contemporaneità! Ciò deriva dal fatto che la distanza della scrittura dalla messa in onda è molto più breve rispetto alla fiction tradizionale.

Sei napoletano e dopo una parentesi romana sei tornato nella tua città che spesso è lo scenario naturale che fa da sfondo a film, fiction, serie televisive.

Sì, sono tornato a vivere a Napoli. Grazie alla tecnologia che oggi ci permette di vivere dove più ci piace e non dove il lavoro rendeva necessaria la presenza fisica, le distanze non costituiscono più impedimenti.

Il nome di un film girato nella tua città a cui sei particolarmente legato.

“Mani sulla città” di Francesco Rosi e aggiungo anche “Reality” di Matteo Garrone.

 Hai mai pensato di essere regista di un film da girare nella tua città?

Sì, ancora non ci sono riuscito ma…

Il tuo sogno nel cassetto!

Appunto: un film ambientato nella mia città.

Un consiglio da dare ai giovani che desiderano entrare nel mondo del cinema o della tv…

Bisogna porsi la seguente domanda “Perché voglio fare il regista?” e darsi risposte oneste.

Un grande in bocca al lupo e grazie!

Viva il lupo e grazie a voi!

 

Daniela Vellani

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