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Il 18 novembre in diretta sulla piattaforma ZOOM, si è tenuto il Convegno di celebrazione per il centenario della nascita di Michele Prisco. L’evento posticipato a causa della pandemia, precede una serie di iniziative organizzate per celebrare la figura del giornalista e scrittore napoletano.
Grazie all’impegno del Centro Studi Michele Prisco e dell’Università “L’Orientale” di Napoli, in collaborazione con il MiBact, la giornata è stata inaugurata dai saluti istituzionali del rettore de L’Orientale Roberto Tottoli e dell’ex rettrice Elda Morlicchio, della Direttrice del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati, Maria Laudando, nonché di Rosanna Romano, Direttore Generale Cultura e Turismo della Regione Campania.
Centrale la partecipazione di Caterina e Annella Prisco, figlie dello scrittore e, rispettivamente, presidente e vice-presidente del Centro Studi. Profondamente commosse, hanno ringraziato le istituzioni per l’interesse e l’impegno svolto nella realizzazione del convegno, che con la presidenza del professore Guido Cappelli, del giornalista Ermanno Corsi e del saggista Nino Daniele, ha visto molti ospiti tra professori e saggisti, alternarsi per rendere omaggio al romanziere del reale.
Fondamentale il ruolo de L’Orientale di Napoli, che come ricordano i rettori Tottoli e Morlicchio, da sempre fa da ponte-unione tra il mondo e le sue radici culturali letterarie napoletane. Analogo è stato l’atteggiamento intrapreso da Prisco. Uno scrittore che ha fatto del giornalismo il suo secondo lavoro, ma anche serbatoio dal quale ha attinto storie e realtà sviluppate nei suoi romanzi. Il suo è stato uno sguardo attento nell’introspettiva dell’uomo moderno post bellico, analizzato e messo a nudo nella sua reale umanità. Il suo equilibrio di toni quando descrive la realtà circostante, ha costretto da sempre il lettore a fare un compromesso con le pagine, consapevole che il testo lo avrebbe portato al centro di una riflessione.
La Napoli ignota, claustrofobica, dove edifici e personaggi inetti dimostrano una verità di senso che va ben oltre le aspettative, con una particolare attenzione alla psicologia femminile, fanno soltanto da campionario alla vasta varietà di temi romanzeschi toccati da Prisco nella sua narrativa dell’inquietudine.
Un napoletano scrittore e non uno scrittore napoletano, come lui si definiva, il cui contributo è stato premiato sicuramente in vita, grazie ai numerosi premi e riconoscimenti (tra cui ricordiamo una memorabile vittoria contro Calvino per il Premio Strega 1966, con “Una spirale di nebbia”), ma viene ad oggi celebrato grazie al Centro Studi, situato nella sua casa, e al neonato Comitato, presieduto dal professore di italianistica de L’Orientale, Carlo Vecce.
Come sopra menzionato, il convegno fa da apertura ad una serie di eventi già in programma, ma in attesa di partire, che il Centro Studi e il Comitato non resistono a tener segreti. Al fine di entrare all’interno della realtà introspettica Prischiana, è in programma una ben articolata mostra che avrà luogo tra Palazzo du Mensil e la Biblioteca Nazionale di Napoli. Divisa in 4 sezioni e sistemata secondo 3 criteri, essa mostrerà il completo archivio, professionale e privato dello scrittore. Corrispondenze con amici e critici, appunti, bozze, redazioni: testimoni significativi per comprendere non solo il personaggio ma, come ricorda la professoressa Giuliana Adamo, per mostrare il lavoro sporco tra industrializzazione culturale ed editoriale.
Un archivio così ricco da essere un tesoro di conoscenza, riscoperto e utilizzato come punto di partenza per la realizzazione di un documentario, realizzato dal regista Giorgio Tabanelli, con il nome di “Michele Prisco: il signore del romanzo”.
Un titolo che mette d’accordo chiunque lo abbia conosciuto, letto o studiato. Il signore del romanzo, perché Michele Prisco nel periodo avanguardista dove il romanzo perdeva la sua struttura solida, è sceso per difenderla e gettare delle basi nuove. Come la sua amata metafora del caffè, dove alla moka, preferisce la caffettiera napoletana perché il caffè scende anziché salire, Prisco scende: scende nelle profondità della lingua, del mondo, dell’uomo, finché soddisfatto è pronto ad esser gustato dopo aver messo al centro della letteratura l’umanità stessa.
Roberta Fusco