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In un luogo suggestivo come la Sala Del Capitolo del complesso monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli, e nell’atmosfera intima, delicata, elegante di un antico salotto ottocentesco dal profumo di candele, tessuti, tappeti e libri si è svolto martedì scorso 22 settembre “Sono io George Sand”: tre donne, una sola anima, un solo amore: Chopin.
L’evento della rassegna Estate a Napoli 2020 patrocinata dal Comune di Napoli epromosso dall’Associazione Culturale “’A luna & ‘O sole”, ha fatto registrare il soldout. Protagoniste sono state tre donne speciali, artiste di indiscutibile bellezza artistica e di grande personalità: le pianiste Maria Grazia Ritrovato e Mariella Pandolfi e l’attrice Anita Pavone.
Nato nel lontano 1996 con “Frederic e Aurore: un idillio” (dalle lettere di George Sand) con adattamento e regia di Mario Buonoconto, compianto marito della Ritrovato dalle poliedriche dote artistiche, successivamente ripreso in versione musicale, in una fusione di classico e jazz, dalle due pianiste Ritrovato e Pandolfi,lo spettacolo è stato presentato in un nuovo format col tocco drammaturgico di Anita Pavone.
Si tratta di un trio vincente ed esplosivo che ha fuso musica e teatro, un mixcollaudato con successo durante la Mini Rassegna d’Arte da Camera 2019-2020 promossa da PeoniArt-Associazione Culturale “La città che vogliAmo”.
Le tre eccellenze del panorama culturale napoletano hanno fatto convergere le loro peculiarità espressive su una donna speciale, Amantine Aurore Lucile Dupin, scrittrice e drammaturga francese che usava lo pseudonimo maschile George Sandper nascondere la sua identità sessuale in un’epoca in cui le donne emancipate, evolute culturalmente, anticonformiste e spregiudicate come lei erano additate e non avevano la possibilità di esprimere le proprie risorse e le proprie idee.
Energia, talento, virtuosismo, raffinatezza hanno caratterizzato la performance. I presenti, in religioso silenzio, hanno gustato tutti i momenti con attenzione ed emozione lasciandosi trasportare in una dimensione magica che ha svelato l’anima del personaggio, le sue conflittualità ed i suoi stati d’animo espressi in modo eccellente dalla musica e dalla recitazione.
Lo spettacolo è stato introdotto da una breve presentazione curata da Liliana Mastropaolo.
Subito dopo la voce fuori campo di Anita Pavone è echeggiata nella suggestiva sala e ha accompagnato l’entrata in scena delle pianiste. L’attrice si è poi unita alle due e insieme hanno rappresentato le diverse facce di George Sand dalle quali emergeva costante e imperante Frederic Chopin suo amico, amante, “figlio”, filo conduttore dell’intreccio narrativo.
Le tre artiste hanno tessuto la storia intensa, forte, struggente, in un’alternanza armoniosa e variegata di esecuzioni al piano e recitazione. I brani musicali, eseguiti in modo classico o con arrangiamenti jazz curati dalla Pandolfi, e gli interventi drammaturgici della Pavone con lettura di lettere e pensieri espressi, sono stati proposti con grande padronanza scenica, virtuosismo e professionalità.
Le due pianiste, una di fronte all’altra in un effetto speculare che corrispondeva a quello dei suoni, s’incontravano all’unisono o con effetti felicemente divergentiallorché le melodie si sprigionavano da una tavolozza di ossimori stilistici in una sorta di duello-staffetta di classico, jazz, blues, tango, improvvisazioni e fughe. Celeberrimi valzer e notturni di Chopin, tarantelle, mazurke, e tanghi venivano proposti nel rispetto delle esigenze narrative e sceniche.
La Pavone, affascinante anche nella versione “mora”, faceva la sua comparsa tra le esecuzioni musicali con discrezione e determinazione. Nelle vesti del personaggio,attraverso un testo di grande spessore, conduceva i presenti nel viaggio della sua vita. Ne tesseva i momenti con la lettura di epistole. I suoi interventi molto espressivi nella voce, nella mimica, nelle espressioni del volto, negli sguardi intensi e nelle pause al momento giusto, esternavano sentimenti svariati e evidenziavano la conflittualità del suo rapporto di amore ed odio col grande musicista polacco. Talvolta le sue parole ora sussurrate e ora intense ricevevano l’apporto di un sottofondo musicale che contribuiva a rendere ancora più suggestiva l’atmosfera e toccavano decisamente le corde emotive del pubblico.
Nella parte finale non è mancato un chiaro messaggio di voglia di riscatto, libertà, giustizia, superamento di pregiudizi e di discriminazioni, un vero e proprio invito alla riflessione sulla condizione della donna nell’800 e in quella di oggi.
Non a caso la sua uscita di scena, mentre esprimeva l’indecisione sulla pubblicazione dei testi o la distruzione, è stata accompagnata dalle due pianiste che in un crescendo intenso proponevano il Gran valzer brillante op.34 n.42 unito a Libertango di AstorPiazzolla, brano quest’ultimo che è diventato il simbolo del desiderio di riscatto.
L’entusiasmo del pubblico è stata la prova che lo spettacolo è superbo e vincente.
Complimenti alle artiste e anche a tutti coloro che dietro le quinte” scenografi, fonici e tecnici, hanno contribuito al successo.
Appuntamento al prossimo spettacolo che si terrà il 6 novembre alla Casa del Mandolino nell’ambito della stagione artistica 2020/2021.
Daniela Vellani