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Nel prossimo weekend, dal 4 al 6 settembre, Comacchio (FE) vedrà le luci della prima edizione di Forza D’Attrazione. Un evento culturale di arte condivisa che vede la fusione di due importanti festival comacchiesi, Manufactory e Spinafestival.
Modificata la programmazione iniziale, prevista tra i mesi di aprile ed ottobre, il progetto è stato ridimensionato per svolgersi in 3 giorni, senza abbandonare gli obiettivi principali proposti: la valorizzazione del territorio attraverso la cultura e la creatività.
Ciò diventa il tema di una già promettente edizione: l’idea di giocare con le ambiguità del dare/ridare vita alle cose, tramite l’arte e tutti gli elementi che reagiscono per renderli vitali.
Così street art, installazioni, performance, concerti, film, fanno da sfogo alle molteplici forme d’arte, entrando in un’esperienza interdisciplinare mirata ad un dialogo con gli spazi.
Gli spazi scelti hanno un ruolo importante per la realtà culturale comacchiese.
Lo Stadio Comunale è un vero e proprio museo a cielo aperto, grazie alla riqualificazione delle mura perimetrali iniziata nelle passate edizioni del Manufactory Project. Il writer Pierluigi Mangherini, dirigerà una graffiti jam sul perimetro esterno dello stadio, mentre le gradinate interne verranno dipinte da altri ospiti: Ericailcane, Bastardilla, Luogo Comune e Dissenso Cognitivo.
Performance e installazioni vengono integrate dalla Casa Museo Remo Brindisi, al Lido Spina: una villa modernista, sede di una collezione d’arte novecentesca, la quale ospiterà il lavoro di Romeo Castellucci, Peppe Leone, Spina Resident Orchestra, DEM, Yuri Ancarni, CineVillon, Teatro Medico Ipnotico, Froda Split e tanti altri.
Un programma vasto che permette a Forza D’Attrazione di investire la città di Comacchio con la creatività, ma reso possibile solo grazie all’incontro di Spinafestival e Manufactory. Il creatore di quest’ultimo, l’artista Riccardo Buonafede, ci ha spiegato la genesi del progetto e le aspettative in attesa del weekend.
Come nasce Forza d’Attrazione e l’idea di fondere due festival?
L’idea di fondere due festival è nata dalla volontà del comune di Comacchio. Manufactory è nato prendendo ispirazione da SpinaFestival, il quale per una decina d’anni ha realizzato iniziative sul territorio comacchiese e quest’anno, dopo un po’ di anni di pausa, è ritornato. Ci siamo detti “Perchè non fonderli?”, visto che entrambi hanno in comune l’arte contemporanea, possiamo realizzare un festival unico che può permetterci di fondere street art con proiezioni, istallazioni, riguardanti gli artisti che lavorano con l’arte urbana, per dar sfogo a tutti gli altri canali. In più così potevamo includere anche le parti che riguardano il teatro, il cinema, decidendo così di fare un pacchetto unico, in modo da diventare un evento culturale a tutti gli effetti. Doveva essere fatto a giugno, come tutti gli anni, dato che questa è la terza edizione di Manufactory, solo che a causa del Covid abbiamo dovuto posticipare il tutto a settembre, non sapendo se c’era la possibilità di farlo e adesso partiamo questo weekend. In questi giorni non stiamo comunicando nulla di preciso sugli artisti, con il Covid che è tornato a far parlare di sè, molti artisti hanno difficoltà a raggiungerci nel prossimo weekend. Stiamo cercando di organizzare tutto nella maniera più armoniosa possibile così da accontentare tutti, sperando di fare tutto ciò che abbiamo inserito nella programmazione, che è davvero piena quest’anno.
Hai definito il festival un evento culturale, e infatti esso sarà un dialogo tra le forme d’arte. Quali sono gli obiettivi che vi siete posti per avere un maggiore impatto sul territorio e sui partecipanti?
Il nostro territorio è sempre stato molto ricco. Per quanto riguarda l’arte antica, sono stati trovati reperti etruschi e romani, quindi da parte delle amministrazioni,c’è sempre stata questa grossa volontà di raccontare tutta questa storia attraverso il circuito museale che attualmente c’è sul territorio. Quello che noi ci siamo riproposti di fare con i nostri festival e le nostre attività è quello di portare un po’ di arte contemporanea, dato che fino a tre anni fa, questa volontà non c’era da parte di nessuno e secondo me era una grossa mancanza di Comacchio. Col tempo, la nostra speranza è quella di riuscire anche a creare una rete di contatti, non solo con il comune di Comacchio, ma anche con la provincia e con la città di Ferrara: per realizzare un percorso di mostre, residenze artistiche, in modo da completare tutta la visione artistica del territorio, non solo quella moderna e contemporanea novecentesca – grazie a Casa Museo Remo Brindisi, che è un museo bellissimo – ma fare anche arte contemporanea, dare la possibilità ad artisti intermedi di poter lavorare a stretto contatto col nostro territorio e magari prenderne anche ispirazione, com’è capitato anche durante gli scorsi festival, alcuni artisti abbiano preso spunto da animali o piante della zona.
Credo sia davvero bello che la vostra città vi dia i mezzi e la possibilità per potervi prendere cura del vostro territorio. Quali sono le vostre aspettative sulle reazioni del pubblico?
Come ogni anno l’unica cosa che vogliamo è di fare più informazione possibile, per tutelare tutte le opere che sono già state fatte a Comacchio e per avvicinare un po’ di più, a livello emotivo, le persone al patrimonio artistico comacchiese. La zona dello stadio, che è quella che con Manufactory abbiamo iniziato a riqualificare tre anni fa, quest’anno verrà conclusa e verrà battezzato come museo a cielo aperto: diventerà il MAUD, Museo d’Arte Urbana del Delta, proprio per dargli un’identità e far sì che il cittadino si senta più legato a quelle opere. Anche per chi non considera l’arte come una grossa priorità, magari affezionandosi nel vedere quelle forme, quei colori in quel luogo, secondo me è una cosa molto importante che richiede tempo, ma noi non andiamo di fretta.
Aspettative non ne abbiamo, o perlomeno io non ne ho, come ogni anno. Tutte le attività che facciamo, sono per il piacere di farle, per lasciare qualcosa a chi verrà dopo di noi. Non ho grosse aspettative dalle persone, ma fa piacere ogni anno vedere le persone coinvolte, emozionate davanti alle opere, alle attività che facciamo, e già quello ci ripaga di tutto. Ciò che dico sempre è che ci nutriamo dell’emotività delle persone, come di quella degli artisti, soprattutto in questo periodo.
Roberta Fusco