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La strana situazione che stiamo vivendo ormai da più di due mesi ci ha trasportati in una dimensione surreale, anomala, ansiogena. Le nostre abitudini legate alla quotidianità sono state messe alla prova e importanti punti di riferimento che sembravano inviolabili e scontati sono stati messi in discussione.
Tuttavia, nel marasma generale e nel totale disorientamento, sono emersi nuovi valori e si è scoperta una bella e nobile realtà sommersa, costituita da persone che con abnegazione e dedizione esemplari si dedicano agli altri, anteponendo la salvaguardia della salute a tutto.
Ed è proprio in questa realtà all’insegna della “bellezza” nella sua accezione migliore che opera una persona speciale che abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare.
Si tratta del Professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli.
Ha al suo attivo numerose sperimentazioni condotte attraverso un eccellente lavoro di equipe con successo e riconoscimenti nazionali e internazionali.
Classe 1964, nato a Solopaca, paese della provincia di Benevento, sposato e padre di due figli, in questo momento critico e storico ha rappresentato un raggio di “cauta speranza”, come lui spesso ripete nella sua signorile discrezione, mettendo a disposizione con umiltà la sua competenza e la sua professionalità. Grazie ai suoi studi, frutto di ricerca e di scambi internazionali di preziose informazioni, ha individuato un farmaco che ha non solo fatto uscire dalla Rianimazione diversi pazienti che vi erano finiti a causa del Covid-19, ma ha anche impedito che molti vi arrivassero.
Paolo Ascierto, lontano dai riflettori dei mass media, si è impegnato e s’impegna senza sosta per salvare o migliorare la qualità della vita di numerosi pazienti.
Molte persone prima dell’emergenza Covid-19 non lo conoscevano e probabilmente non sanno che, tra l’altro, anche grazie ai suoi studi, il melanoma, il terribile cancro della pelle, si può curare. Tanti pazienti che ne erano affetti oggi sono sani ed hanno ripreso in pieno la loro vita grazie a lui.
Ora il suo interesse è volto alla ricerca del vaccino contro il Covid-19…
Professor Ascierto benvenuto a Differentemente e grazie per dedicarci momenti del suo tempo prezioso. La sua intuizione per fronteggiare il Covid ha rappresentato un raggio di speranza non solo per gli ammalati ma anche per tutta la comunità al punto che è stato dato il via alla sperimentazione.
Il tocilizumab, l’anti-artrite reumatoide, i farmaci anti-interluchina 6 e quelli che si utilizzano per cercare di limitare la famosa tempesta citochimica sono importanti nel trattamento della complicanza del covid-19.
Recentemente è uscito il libro “Covid-19” Guida alla Prevenzione e Protezione di Liu Zonghmin e Wang Tao (Bonfirraro edizione) e nell’introduzione scritta da me sono descritti i momenti salienti dell’esperienza. Eccone alcuni frammenti:
“Nella mia vita professionale di oncologo non avrei mai potuto immaginare che un giorno mi sarei potuto interessare di una emergenza dovuta ad una infezione virale. Ricordo di quanto mi avesse scosso lo scenario apocalittico del film “World War Z” che, fortunatamente, era solo finzione cinematografica…
Per anni ho visto tanti miei pazienti morire a causa del melanoma metastatico perché non c’erano cure efficaci, fin quando l’immunoterapia non ha rivoluzionato il trattamento di questa malattia. Con gli anti-CTLA-4 e gli anti-PD-1 adesso possiamo guarire la metà dei pazienti! Ed il futuro è nella terapia cellulare adottiva: le CAR-T cell.
È da qui che parte il brain storming che ci ha portato a scoprire “l’uovo di Colombo”. Nessuna scoperta eccezionale, abbiamo solo trovato quello che era sotto i nostri occhi e a noi conosciuto per altre motivazioni…
Era la notte del 5 marzo quando, come al solito, mi confrontavo in chat con le mie giovani collaboratrici (Claudia e Maria Grazia). Discutevamo di Cytokine Release Syndrome…
Il mio collega virologo, il dr Franco Buonaguro, è solito dilettarci in tarda serata con alcune sue considerazioni scientifiche. Quella sera Franco parlava di Cytokine Storm … una coincidenza? A quel punto è come se si fossero unite le due chat…
Da alcuni anni abbiamo una collaborazione scientifica con alcune istituzioni cinesi. Quella notte io, Franco ed il nostro direttore generale, Attilio Bianchi, concludemmo la conversazione dicendo che avremmo organizzato una call il giorno seguente con i nostri amici cinesi per verificare se avessero pensato a trattare la ARDS da COVID-19 con tocilizumab oppure infliximab (un anti-TNF-alpha). La call durò poco ma ci aprì un mondo! I colleghi cinesi non solo ci dissero che utilizzare il tocilizumab era un’ottima idea, ma ci dissero anche che l’avevano già utilizzato su 21 pazienti e che 20 di questi 21 avevano avuto un miglioramento in 24-48 ore ed erano tornati a casa 2 settimane dopo il trattamento.
Dopo questa call, d’accordo con Franco ed il direttore Bianchi, che nel frattempo era stato avvisato dell’esito della call, corsi a chiamare il mio caro amico Enzo.
Il dr Vincenzo Montesarchio, per gli amici Enzo, è il Direttore dell’oncologia dell’Ospedale Monaldi di Napoli ed il giorno dopo, sabato 7 marzo, eravamo al Cotugno insieme ad altri colleghi (i dottori Punzi, Parrella, Fraganza, Sangiovanni, Atripaldi e Cristinziano) per organizzare il trattamento. Selezionammo due tra i pazienti in condizioni più critiche, entrambi intubati. La domenica successiva, 24 ore dopo, uno dei due (quello che stava peggio) aveva avuto un miglioramento notevole. Il dr Fraganza, il rianimatore, non poteva credere a quello che aveva visto.
A questo punto che si fa? Continuiamo sicuramente a trattarne altri, ovvio! Tra l’altro la casa farmaceutica dispensatore del farmaco tocilizumab, la Roche, ci aveva detto che avrebbe messo il farmaco a disposizione, per chiunque ne avesse fatto richiesta, gratuitamente. Ma se il farmaco funziona veramente come ci hanno detto i cinesi, questa cosa va detta! Al Nord la gente muore! Devono anche loro poter utilizzare il farmaco. Da qui la decisione di preparare un comunicato stampa per diffondere la notizia.
Il giorno dopo contattai il dr Franco Perrone, direttore dell’Unità Sperimentazioni Cliniche del Pascale, e il dr Gerardo Botti, nostro direttore scientifico, per proporgli di mettere a punto uno studio clinico che verificasse, con rigore scientifico, la reale efficacia del tocilizumab. Franco accettò, riuscendo a finalizzare il protocollo in 10 giorni (normalmente ci vogliono diversi mesi). Una menzione speciale va fatta ad AIFA che ha dimostrato elevato senso di responsabilità e collaborazione gestendo, in una situazione di emergenza e attraverso misure straordinarie, la finalizzazione dello studio insieme a Franco.”
So che presso l’Istituto Pascale, che vanta una tradizione positiva nella sperimentazione, ci si sta attivando per l’individuazione del vaccino.
Il vaccino ovviamente è il presidio più importante.
Quanto tempo ci vorrà?
Quanto tempo ci vorrà…di sicuro non meno di un anno perché c’è tutta una serie di step importanti. In questo momento ci sono 30 aziende, come ha detto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che stanno sviluppando vaccini, alcuni sono già sull’uomo. Però è necessario per molte altre fare dei test sugli animali, dopo di che verificare che gli anticorpi che vengono prodotti siano effettivamente neutralizzanti il virus, che addirittura non facciano peggio, che non ci siano effetti collaterali e poi si va nella sperimentazione nell’uomo che attraversa le tre fasi, uno, due e tre, e questo significa tempo e come dicevo prima non meno di 12 mesi.
Siamo entrati nella fase 2, come sta andando?
In questo momento la fase 2 è dettata più da necessità di altra natura, per esempio quelle economiche, che da una reale possibilità di riapertura. I numeri stanno andando nella direzione giusta. Ma non possiamo dire che il pericolo sia scampato, il virus circola ancora e, riaprendo molte attività, il rischio che possa esserci una seconda ondata è ancora molto, molto, ma molto, elevato.
Intanto sembra esserci un certo rilassamento. Si percepisce che l’atmosfera più serena e il bel tempo invitino ad uscire di più. Il desiderio di incontrarsi è grande…
In questo momento le regole devono essere quelle del buon senso. Innanzi tutto non c’è un rompete le righe, questo deve essere chiaro a tutti! Come già ho osservato, ci sono delle cose che devono ripartire per l’economia, ma se non abbiamo necessità di andare in giro dobbiamo rimanere a casa. Questo di sicuro è importante.
Qual è il comportamento giusto quando c’è la necessità di uscire?
Quando si deve uscire bisogna indossare la mascherina. Deve diventare un presidio per noi costante e importante e da mettere sempre. Il distanziamento fisico è un altro utile rimedio. Lavarsi le mani di continuo, usare disinfettanti, insomma tutto quello che abbiamo fatto fino ad ora.
Se i numeri sono diminuiti e di molto ad oggi questo è dovuto essenzialmente al lockdown.
L’appello rivolto ai nostri lettori?
L’appello è: non c’è nessun rompete le righe! Il virus è ancora tra di noi e la possibilità che ci possa essere una seconda ondata è una possibilità reale ed elevata. Detto questo, se non avete necessità di andare in giro, rimanete a casa!
Ha uno slogan, un consiglio per nostri lettori?
“Chi dice che è impossibile non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo” (Einstein)
Concludendo con qualche curiosità che esula dal discorso prettamente medico-sanitario, mi risulta che lei è una persona poliedrica e dalla grande sensibilità, quali sono gli interessi che coltiva nel tempo libero?
Diversi interessi, dalla musica allo sport, in particolare il calcio. La mia squadra del cuore è la Juventus.
La ringrazio di cuore. E ad maiora semper!
Daniela Vellani