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“Carmina non dant panem” dicevano i latini, ahimè!
Mai come in questo momento di emergenza pandemica tale detto è vero e sembra che tutti si stiano adoperando per mettere in atto la seconda parte della frase “sed labor ed industria.”
Tra le parole antiche si legge rammarico, amarezza e ingiustizia. Anche oggi si avverte la stessa sensazione. L’arte in ogni sua sfaccettatura viene messa da parte. Sì, certo grazie a streaming è possibile vedere concerti di big, registrazioni e collegamenti live con i volti di sempre e quant’altro. Ma ciò non risolve il problema, anzi evidenzia un aspetto che certamente non avvantaggia gli artisti e tutti coloro che ruotano intorno al settore. L’aspetto è la scontatezza. La musica, il teatro, la danza, la poesia, l’arte pittorica, la scultura sono scontati. Tutti ne fruiamo sempre, ne siamo circondati, ci allietano, ci colorano la vita, ci fanno stare bene, e ce ne appropriamo senza porci domande, li facciamo nostri e basta. Quante volte gli artisti si sentono dire affermazioni irritanti della serie “Che mestiere fai?” “Faccio il musicista” “No, perdonami, forse non hai capito la domanda, ti ho chiesto la tua professione, non il tuo hobby”.
Purtroppo questo è il luogo comune che induce chi di dovere a dimenticare il mondo dell’arte e a non “dar pane” nel momento del bisogno.
È questa l’idea ed il pregiudizio da estirpare. Si tratta di professioni che nascono non solo dal talento e dalle capacità artistiche innate, ma da anni di studio, esami e prove da sostenere, impegno totale, superamento di ostacoli, sacrifici, costi, rinunce.
Ma la “scontatezza” ignora tutto ciò, ne rimane indifferente.
Quand’è che ci rendiamo conto dell’importanza dell’acqua? Quando manca e andiamo in tilt. Quand’è che ci rendiamo conto dell’importanza della libertà? Quando ne siamo privati, e mai come in questi giorni ce ne stiamo rendendo conto. Quand’è che ci rendiamo conto dell’importanza della salute? Quando ci ammaliamo. Quand’è che ci rendiamo conto dell’amore di una persona? Quando questa persona stanca dell’indifferenza se ne va.
Ebbene la musica, il teatro, l’arte in generale sono elementi della nostra vita indispensabili, necessari come l’acqua, la libertà, la salute, l’amore. Ci accompagno fin dall’infanzia e fin dalla preistoria. Caratterizzano le civiltà di un popolo e contribuiscono ad alimentare la mente e ad ingentilire l’anima.
Non facciamo morire la loro bellezza con l’indifferenza.
Ricordiamo, inoltre, che intorno all’arte c’è un mondo enorme di lavoratori che senza un sostegno non potranno andare avanti. A parte gli artisti di cui già si è parlato, esistono i produttori, editori, fonici, tecnici del suono, scenografi, coreografi, fotografi di sala, operai specializzati, esperti nelle luci, diversi operatori del settore e quant’altro.
Il danno dell’”indifferenza” è incommensurabile, dunque.
Come fare? Ci si deve unire e far sentire la delusione, il rammarico, la necessità di attenzione.
In questi giorni ci sono diverse iniziative, una di questa è la creazione del gruppo “Silenzio” ideato da Alfredo Laviano, artista definito “musicocuoco” che è di una tale poliedricità che non solo è musicista, ma anche artista di pittura e maestro di cucina raffinata.
La finalità del gruppo è quella di “silenziare” l’arte per alcuni giorni non condividendo nulla sui social, che al giorno d’oggi costituiscono un mezzo comunicativo assai efficace.
Nell’arco di poche ore il gruppo ha superato i 4000 iscritti.
Si vuole mandare un messaggio pacifico facendo rumore col silenzio.
Provate ad immaginare un mondo senza musica, senza poesia, senza i colori di un dipinto o le armoniose forme di una scultura? Che mondo sarebbe? Verrebbe meno la linfa vitale dell’anima e la speranza di un futuro migliore.
Il mondo dell’arte e della cultura ha un’accezione di pace. Se tutti fossimo più sensibili verso la loro bellezza, saremmo sicuramente migliori.
Il silenzio del gruppo è dunque una goccia silenziosa in un oceano rumoroso, ma proviamo per qualche giorno a far sentire la sua forza.
Daniela Vellani