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Il 25 luglio scorso, nell’ambito della rassegna” Brividi d’Estate”, giunta alla XXIII edizione, al Real Orto Botanico di Napoli, è andato in scena “Moby Dick l’incantatrice”, prodotto da Baba Yaga teatro. Lo spettacolo, frutto dell’adattamento e regia di Rosalba Di Girolamo, ha visto l’attrice esibirsi sul palco insieme a Rocco Zaccagnino alla fisarmonica.
Lo spettacolo narrativo, musicale e musicato, è tratto da “Moby Dick”, di Herman Melville. Questa opera è un classico della letteratura americana e combina diversi generi e temi. Al suo interno, Melville esplora non solo le avventure della caccia alla balena, ma offre anche riflessioni filosofiche e morali, descrizioni dettagliate della biologia marina e dei cetacei, e una profonda analisi della condizione umana e delle diversità culturali. Il capitano Achab, con la sua ossessione per la balena bianca, rappresenta una potente metafora della lotta dell’uomo con le forze naturali e del destino. Il romanzo inizia proprio a Manhattan nel 1830, con il narratore Ishmael che decide di imbarcarsi in un’avventura di caccia alla balena. Da lì, la storia si sposta a Nantucket, un’isola storicamente famosa per la caccia alle balene. Il Pequod, comandato dal capitano Achab, è una baleniera che parte per i mari aperti con l’intento di cacciare balene, una preziosa risorsa usata per l’illuminazione all’epoca, quando l’elettricità non era ancora diffusa. Il viaggio del Pequod diventa così un’epopea non solo fisica, ma anche simbolica, esplorando temi profondi come l’ossessione, la vendetta e il confronto dell’uomo con la natura ed il divino.
La “ciurma di brava gente” rappresenta un microcosmo della società umana, con una varietà di personaggi che riflettono culture, background e prospettive.
Il palcoscenico è pronto ad accogliere la rappresentazione teatrale di “Moby Dick”. Al centro, Rosalba Di Girolamo, una figura femminile in lungo soprabito bianco dà voce ai pensieri e alle emozioni dei personaggi, fungendo da narratrice e guida spirituale attraverso la storia. Rocco Zaccagnino, con una fisarmonica interpreta la parte del cantore, aggiungendo una dimensione musicale e luminosa del racconto.
L’allestimento scenico è evocativo: al centro del palco, una scala alta rappresenta l’albero maestro della nave, un elemento centrale e simbolico, richiamando sia la ricerca spirituale che l’ossessione di Achab. Sul lato destro del palco, una balaustra si affaccia simbolicamente sul mare aperto, mentre a sinistra in fondo alla scena, la cabina del capitano Achab è suggerita da una sedia e una lampada creando ed evocando un’atmosfera di solitudine, di intimità e la tensione del suo comando.
L’adattamento teatrale di Rosalba Di Girolamo si distingue per la sua visione innovativa: la Balena Bianca è rappresentata come una figura femminile, simbolo della coscienza. L’apertura dello spettacolo presenta la balena che parla direttamente al marinaio con queste parole provocatorie: “Vuoi imbarcarti su questa nave, marinaio? E sul contratto si parlava della tua anima?”.
In questa reinterpretazione, Moby Dick non è solo una forza della natura, ma diventa un’entità femminile che riflette la nostra interiorità. Questo adattamento offre una prospettiva sul conflitto interiore e sulla scelta personale, trasformando la storia in un’esplorazione profonda del dialogo tra l’individuo e la propria coscienza.
Ed è Rosalba Di Girolamo, nei panni di Moby Dick a presentare e diventare i personaggi da lei scelti del capolavoro di Melville. Attraverso la sua intensa e potente interpretazione, il pubblico è pronto a salire e salpare a bordo della baleniera Pequod: sarà un viaggio intimo e faticoso, che ci catapulta in quella terra di mezzo, fra il sentirsi un “po’ isolani” e “un po’ isolati”, alla ricerca di una verità a tratti scomoda.
L’incantatrice fa parlare e dialogare i personaggi attraverso la sola bocca della Balena: il fragile e tenero mozzo Pip (detto Pippetto), che cade in mare e ci resta per ore prima di essere ripescato; l’episodio lo fa impazzire trasformandolo in un grottesco profeta che canta canzoncine idiote. Ed è lo stesso Achab a sentire una grande tenerezza nei confronti del mozzo, avvertendo un legame profondo tra la sua follia e quella dello sventurato Pip.
Il primo ufficiale Starbuck, una sorta di antagonista del capitano Achab, che cercherà sino alla fine di far ragionare il suo capitano sulla pericolosità e sull’inutilità dell’impresa: “Moby Dick non ti cerca. Sei tu, tu che insensato cerchi lei!”.
E continuando in scena ci sono il gioviale Stubb, il mediocre Flask, e Queepueg, umanissimo cannibale di nobili discendenze isolane, che diventa il miglior amico di Ishmael.
E per ultimi, i personaggi del capitano Achab e Ishmael che è la voce narrante nel capolavoro di Melville.
Se per Achab la balena rappresenta la veritàche non vuole scoprire e, per questo, vuole afferrarla e annientarla, per Ishmael la verità non è conoscibile: si può e si deve cercare di scoprirla ma non se ne avrà mai un’immagine completa e fedele: uno vecchio, l’altro giovane, uno tutto forza e azione, l’altro solo riflessione e staticità, al punto da essere quasi incapace di agire. È per questo che non possono incontrarsi, ma solo essere l’uno spettatore dell’altro. È per questo che Ishmael si salva: egli mantiene la distanza dal capitano Achab, da quest’uomo meraviglioso e tragico, da una simile calamita di autodistruzione.
Rosalba Di Girolamo dimostra il suo straordinario talento attoriale interpretando con maestria i molteplici personaggi del romanzo. La sua abilità nel cambiare timbro e registro emotivo le consente di incarnare con intensità il capitano Achab, Ishmael, Stubb, Queequeg, Starbuck e gli altri personaggi. La sua voce, ora cavernosa e tormentata, ora leggera e spensierata, avvolge il pubblico in una narrazione avvincente e coinvolgente. Grazie alla sua sensibilità e bravura, la Di Girolamo riesce a far risuonare il capolavoro di Melville, con le esperienze e le emozioni del pubblico, creando un effetto quasi catartico. Questa sua performance è il risultato di una ricerca personale ed appassionata, che valorizza l’opera, donandole una visione innovativa e contemporanea.
E in questo viaggio nell’animo umano riecheggia un monito: “Achab si guardi da Achab, Achab si guardi da se stesso e non ci trascini nella sua infelicità”. Ed è proprio il capitano Achab, che ha fatto un giuramento di vendetta, a dare voce e risonanza alle lagnanze del mondo davanti a quel tribunale da cui non si torna: è solo e dannato al centro del paradiso, è morte a Moby Dick, è la malignità che divora, è odio e rabbia a partire da Adamo, è quel proiettile rovente nel suo cuore.
“Moby Dick: l’incantatrice” è uno spettacolo ben riuscito, in un equilibrio perfetto tra parole e musica e grazie alla colonna sonora di Marco Messina, ci si perde in un flusso musicale tra tempeste elettroniche, microchip emozionali, derive, parole, suoni, stagioni, nuove rapide e un attimo che domani, passerà.
Ersilia Marano