“Ti credo”: azione e mistero nel libro di Ciro Pinto

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C’è un luogo oscuro nella sua mente che ha chiuso dietro una porta, ma sa che non basta, perché a volte la tentazione di aprirla è più forte della paura

Quando leggi un romanzo di Ciro Pinto ci si isola dal mondo, immergendosi in storie di cui si diventa protagonisti grazie a un’identificazione nei personaggi potente. Si condividono sentimenti, stati d’animo, ansie, desideri e azioni.

“Ti credo” (Tralerighe libri) rispecchia queste caratteristiche e come sempre la lettura cattura, affascina e le pagine vengono divorate con avidità.

A differenza dei suoi precedenti lavori in cui temi sociali, antropologici e storici venivano affrontati attraverso la narrazione noir, questo romanzo è un giallo costruito con maestria, rispettando la tradizione classica con tutti i suoi elementi: crimine, indagine, indizi, colpi di scena e risoluzione. È da sottolineare che la penna raffinata e accattivante di Pinto rende questo romanzo, appartenente a un genere popolare e di consumo, speciale ed eccellente, dimostrando ancora una volta la sua originalità stilistica e argomentativa.

 Gli ispettori Irene Gatti e Stefano Sossio, della squadra investigativa della Questura Centrale di Napoli, si trovano a indagare sulle misteriose sparizioni di alcuni giovani.  Ogni rapimento è accompagnato dal ritrovamento di un messaggio titolato con un numero di pagina, stilato da una persona che ha familiarità con la parola scritta, di fronte al quale ci si chiede “Raccontare o narrare?”

Inizialmente, i messaggi sembrano privi di senso, ma man mano che la storia si dipana, diventano le tracce di una sorta di caccia al tesoro che conduce gli investigatori in una località cilentana e in evocazioni di scene svolte in una radura vicino al mare.

La storia si sviluppa, creando un puzzle i cui pezzi man mano trovano la giusta collocazione e gradualmente prende corpo l’intreccio.  Nella trama, in una logica ben congeniata e strutturata solidamente, senza sbavature o incoerenze, ben s’inseriscono diversi elementi che la rendono affascinante e ricca: introspezione psicologica, analisi comportamentale dei diversi protagonisti, con individuazione di cause ed effetti, flash back, ambientazioni, riferimenti letterari come “Moby Dick” di Melville o Proust, uso di termini informatici che attualizzano il racconto, suspence e gli elementi naturali che diventano fondali “teatrali” delle scene, come la luna e l’immancabile mare.

Il tema della solitudine è ricorrente e si manifesta sia negli ispettori che conducono l’indagine sia negli indiziati.

Lo scrittore varia abilmente i punti di vista e, tra i capitoli, s’inframezzano dialoghi interiori di Irene Gatti e Stefano Sossio, passando così alla narrazione interna, senza assolutamente rompere o rallentare il ritmo della lettura, anzi rendendola più avvincente, permettendo al lettore di entrare nelle loro vite e nei loro passati, tra pensieri, dubbi, incertezze, vite, inquietudini e conflitti. 

Il mistero permea le pagine, accrescendo l’attenzione e stimolando la curiosità. Cosa sarà mai il “nodus mundi” di Stefano? E che dire della nonna di Irene, che dispensa consigli da un mondo ormai lontano che alimenta il dialogo con sé stessa?

Un elemento distintivo dei romanzi di Ciro Pinto è l’uso di soprannomi che caratterizzano alcuni personaggi, creando una certa familiarità nel lettore, come Tonno, Guerriera, Dinamite, Panzone.

 “Ti credo” è dunque un gioiello prezioso, un’ennesima opera di eccellenza di un grande scrittore, Ciro Pinto! E, dal momento che i due ispettori non solo sono empatici, ma anche dotati di una forte personalità e dalle svariate passioni, perché no, potrebbero essere i personaggi di una serie di gialli irresistibili e imperdibili.

Provare per credere!

Daniela Vellani

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