Caserta, al Civico 14, “Interno Camera” dà voce a “una generazione sospesa”

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foto di Roberta Fusco

Agli sgoccioli della stagione teatrale, domenica 28 aprile, il Teatro Civico 14, di Caserta, ha ospitato lo spettacolo di Paola Giglio, Interno Camera: una bellissima visione di un frammento della vita dal punto di vista di Marta e Pietro, due innamorati interpretati dalla stessa Paola Giglio e da Matteo Prosperi. Marta e Pietro sono una giovane e dolce coppia che come tanti vivono nelle mille difficoltà della vita. Figli di una generazione che obbliga a scalare montagne pur di portare uno stipendio a casa, costretti a sacrificare qualsiasi cosa, pur di riuscire.

“Beh, è scoppiata una bomba?”

La scena si apre con Marta distesa a terra. Non riesce a muoversi, ci prova ma non riesce. Presa dal cambio di stagione era praticamente arrivata alla fine quando si è arresa ad una stanchezza cronica. “Ero troppo stanca”: solo stanchezza, nulla da capire. Ci si stanca per avere qualcosa in cambio ma è così pesante da non riuscire a gestire più nulla. La stanchezza è così forte da far bruciare gli occhi. Non è pigrizia, non è ben vista. Ci si deve sforzare per fare il più possibile, “come se la stanchezza fosse una sorta di valore”. Non bastano i sotterfugi per combattere gli acciacchi, perché la mente inconsapevolmente si è già tuffata nel grigiume, anche se nulla è cambiato. Il problema forse è proprio che nulla cambia, in una vita dove la paura trattiene con la forza i piedi nel terreno e bisogna ricredersi sulle proprie aspettative.

“Bevi un po’ di zenzero che rilassa”

La stanchezza in realtà prende entrambi, nella coppia, ma Pietro non vuole spaventare Marta. Intento a resistere alla stanchezza, prova ad assecondarla per ingannarla e bloccare la paura. L’ansia dona l’illusione che tutto si può anticipare, mentre si vive in un calcolo continuo dove una catena fa succedere le disgrazie l’una dopo l’altra. “Ma non è un problema”, la causa è la debolezza. La sensazione è quella di vivere in un mondo dove più passano gli anni e più i buoni perdono sempre. Il mondo è imprevedibile, non serve a nulla programmare perché non si riuscirà mai ad emanciparsi emotivamente.

“Una matassa di sensazioni da sbrogliare”

Con un linguaggio teatrale fresco, vero e geniale, Paola Giglio con Interno Camera dà voce a “una generazione sospesa”, dove il pensiero di non arrivare e rallentare terrorizza. Sembra di vivere senza cogliere il punto, “quello che ti dice chi sei”. Costanza e fatica non vengono prese in considerazione, costringendo gli individui ad arenarsi senza riuscire a concludere gli obiettivi. Obbligati dalla società senza possibilità di potersi sottrarre. Solo la fine dell’inverno sarà l’occasione per potersi scaldare al sole e capire la causa del proprio dolore.

Roberta Fusco

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