“Perfect days” di Wim Wenders, è un film che fa bene al cuore e all’anima

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“Perfect days” è il titolo dell’ultimo film di Wim Wenders che ha conquistato pubblico e critica al Festival di Cannes 2023. Il film è arrivato il 4 gennaio nelle sale italiane e piano piano sta catturando l’attenzione del pubblico. Il regista tedesco e lo straordinario attore Koji Yakusho protagonista di questa pellicola, mostrano come l’amore per l’arte e per la bellezza possa rendere speciale anche la vita più semplice, si configura, quindi come un elogio sincero per le piccole cose.

La trama è incredibilmente essenziale: il protagonista è  Hirayama (Koji Yakusho) che ci porta immediatamente nel suo mondo, le sue giornate sono un ripetersi di azioni che, lungi dall’essere considerate come coazioni a ripetere o comportamenti ossessivi, sono rituali quotidiani che scandiscono il suo tempo presente.

Hirayama si sveglia, si lava i denti, si sistema i baffi, annaffia le sue piantine e, indossata la sua tuta blu su cui campeggia orgogliosa la scritta Tokyo Public Toilet, va al lavoro con il suo furgoncino pieno di tutti gli strumenti e gli attrezzi che gli occorrono per svolgere al meglio il suo lavoro.

Il suo lavoro consiste nel pulire, con cura quasi maniacale, i bagni pubblici di Tokyo, meravigliose costruzioni progettate da architetti di grande prestigio che paiono quasi piccoli templi.

Durante i tragitti da una toilette all’altra ascolta magnifiche canzoni, che sceglie dalla sua vasta collezione di audio cassette di musica rock degli anni Sessanta e Settanta, da Patty Smith a Van Morrison passando per Lou Reed che canta “Perfect Day” , dal quale prende il titolo al film.

Sono la colonna sonora della sua vita, anche perché Hirayama non sa cosa sia Spotify, anzi lo confonde con un negozio. Poi si siede sempre sulla stessa panchina in un parco a mangiare un sandwich, osservando e fotografando, con una vecchia macchina fotografica analogica, le fronde degli alberi e i riflessi di luce che giocano con rami e foglie (questo gioco di luci ha un nome in giapponese: komorebi).

Hirayama fa la doccia nei bagni pubblici, cena sempre alla stessa tavola calda, dove il gestore lo accoglie con la solita frase: “dopo una dura giornata di lavoro” e poi gli serve il pasto.

Durante la settimana porta regolarmente la sua tuta da lavoro in lavanderia e contestualmente fa sviluppare il rullino delle foto, comprandone sempre uno nuovo. Torna a casa e con cura meticolosa sceglie le foto che secondo lui hanno la luce migliore e le organizza in scatole, catalogandole con precisione anno per anno, mese per mese. La sera legge William Faulkner sdraiato sul futon della sua casa umile ed essenziale, che è arredata solo di audio cassette e libri (ne compra regolarmente in una piccola libreria dell’usato).

Incontra sguardi cui il suo sguardo mite e sorridente si aggancia, gioca a Tris con qualcuno che non conosce, si diletta a calpestare le ombre con un uomo che ha bisogno di essere consolato e accoglie la giovane nipote scappata di casa. Lo sguardo di Hirayama è sempre rivolto a tutto ciò che a che fare con la bellezza, dagli alberi al cielo passando, per la torre di Tokyo, la Skytree.

Perfect days è un film minimalista, non c’è una trama strutturale, non ci sono punti di partenza e punti di arrivo, certamente avvengono degli incontri importanti che non cambieranno la direzione della storia; essenzialmente, questo è un film da vivere.

Il film è caratterizzato da lunghi silenzi, da immagini fotografiche meravigliose, da suggestioni emotive e da poche pochissime parole che risuonano in maniera potente.

Hirayama ha una grande capacità di sentire gli altri, di vedere gli altri nel mondo circostante, di accorgersi del meraviglioso che è attorno a lui perché si ritiene un osservatore, un punto nel cosmo assoluto. Questa visione della vita empatica e legata al sentire può dare speranza e consolazione, soprattutto è la risposta che ci fornisce il regista rispetto alla società occidentale che ha caratteristiche narcisiste ed individualiste. Il regista, attraverso il suo protagonista, comunica che la chiave per una esistenza serena non risiede in scelte spirituali, mistiche o religiose, bensì in azioni reali e concrete, piccole cose ed attimi semplici compiuti giorno per giorno. Soprattutto il messaggio di Wim Wenders si chiarisce ancora di più attraverso l’incontro di Hirayama e la sua affezionata nipote: “un’altra volta è un’altra volta, adesso è adesso”, qui è racchiuso il mantra del film.

Un altro momento importante è l’incontro tra il protagonista e sua sorella, emergono così sfumature del passato doloroso di Hirayama, rivelate con delicatezza e la sua scelta di difendersi dal dolore ma allo stesso tempo la sua capacità di trasformare ed incanalare gli impulsi distruttivi nel bene comune, rispettare la natura e le vite degli altri.   

Perfect days è un film che fa bene al cuore e all’anima, stando piuttosto in silenzio, in ascolto, di se stessi e di tutto ciò che sentiamo intorno.

Ersilia Marano

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