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Non c’è due senza tre per il gioco teatrale di Play Duett (atto terzo), in scena come da tradizione alla Sala Assoli di Napoli fino a domenica 7 gennaio. Prodotto da Casa del Contemporaneo, due ancestrali Lino Musella e Tonino Taiuti si abbracciano artisticamente sul palcoscenico napoletano per una battaglia all’ultimo sketch.
L’allestimento fotografico di Antonio Biasucci incorpora i due attori al centro del palco. Inquietudine e scombussolamento sono i sentimenti che penetrano nello spettatore: una scena scura, tetra, opprimente, costruita per le due maschere in gioco. Musella e Taiuti sembrano due spettri usciti dall’inferno del teatro. Si sollevano, viaggiano sul palco disturbando con le parole.
Poi si fermano ai due poli del palco, come ai due lati di un ring. Due moschettieri, due sfidanti che a colpi di versi e monologhi, si sfidano un set alla volta. I grandi dell’arte letteraria e teatrale fanno capolino sulla scena, a suon di battute e canti popolari. Il napoletano fa da padrona, segno intimo d’appartenenza, con Eduardo a portare la bandiera, alternandosi a Viviani, Kafka e Petito.
Sacro e profano, risate e riflessioni. Il teatro è a nudo con il Maestro Taiuti e un magistrale Musella. Sono come il lupo e la volpe, il gatto e il topo: sul palco s’inseguono, alternano, sfidano. Uno spettacolo che “è nu spasso”, reso da mille maschere che se la spassano fiere sul palco.
Un combattimento all’ultima parola che nel suo proseguire porta allo sgretolamento dell’essere. Con affanno ci si addentra verso il fondo dell’animo senza luce, nell’ignoto profondo. La debolezza e l’insicurezza dell’interiorità umana esce fuori. L’essere, vile e grigio, formatosi col tempo attraverso la sua propria esperienza, continua a cercare invano un benessere illusorio.
La fine è torbida, oscura. A fare da sottofondo c’è la distorsione della chitarra di Taiuti che accompagna le parole crude di Musella. I due giocatori si abbracciano al centro del palco, lasciando nel cuore dello sconvolto spettatore, un bagaglio di amore e follia nei confronti dell’arte teatrale.
Roberta Fusco