Napoli, poetico e suggestivo il “Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e n’anno”, al Piccolo Bellini

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foto Ersilia Marano

Dal 28 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024, al Piccolo Bellini di Napoli è in scena “Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e n’anno”, con la regia di Roberto Capasso,  gli interpreti sono lo stesso Roberto Capasso nel ruolo di Don Felice, Nello Provenzano nel ruolo di Pulcinella e Miriam Della Corte e Valentina Martiniello.

Roberto Capasso mette in scena la farsa di Antonio Petito, restando fedele sia ai testi storici sia alla lingua napoletana del tempo, ma soprattutto ripota in auge la commedia dell’arte con le maschere.

I protagonisti di questo spettacolo sono da una parte la maschera di Pulcinella, ostile, rabbioso ed irascibile calzolaio, rimasto vedovo, profondamente geloso di sua figlia Rita, giovane fanciulla in età da matrimonio, e dall’altra parte troviamo la cosiddetta “non maschera”, Don Felice Sciosciammocca, uno stravagante ed eccentrico studente universitario che poi vedremo durante lo sviluppo della farsa, innamorarsi della figlia di Pulcinella.

L’inizio della pièce teatrale è muto, ed è caratterizzato dalle danze e movenze delle protagoniste femminili, da una parte la giovane Rita, nonché figlia del calzolaio, dall’altra la donna che allatta il neonato, di un anno circa, sempre figlia di Pulcinella.

I protagonisti maschili invece sono, in una fase iniziale della farsa, dormienti per poi risvegliarsi sul palco presentandosi così al pubblico. L’incontro sul palco di Pulcinella e di Don Felice è intenso, intriso di gaffe, gioco di equivoci, risate, restituendo al pubblico la leggerezza e il divertimento tipici della commedia dell’arte.

Don Felice si innamora di Rita ma il ciabattino è ostile a questo matrimonio, quindi don Felice pur di restare accanto alla sua amata, è costretto a sostituirsi al neonato nella culla.

Lo spettacolo funziona in primis grazie alla bravura degli attori, credibili e talentuosi, e dall’altra parte ci è piaciuta l’atmosfera un po’ onirica, tutto palesemente teatrale e finto, pieno di colori e trucchi forti, la gestualità, la danza e tanta musica.

Il finale mantiene questa atmosfera, le due maschere si pongono ai lati del palcoscenico e mentre le luci di scena calano, le due maschere vengono coperte da un velo di tulle rosso e giallo, ritornando dormienti, immagine poetica, evocativa e suggestiva.

Ersilia Marano

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