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Si perdono le proprie sicurezze, si lasciano fuori il teatro le aspettative e si vive un’esperienza distopica: è Disintegrazione 2.0, il progetto di Electroshocktherapy (EST), portato in scena dal 24 al 26 novembre al Teatro Civico 14 di Caserta.
Due volte finalisti alla Biennale di Venezia, Electroshocktherapy è un collettivo creato durante il lockdown 2020 dal musicista e sound designer Paky di Maio, l’attrice e performer Ilaria Delli Paoli e Francesco Zentwo Palladino, sound designer e visual artist. EST si sviluppa attraverso la collaborazione creativa con artisti diversi, montando su un innovativo progetto sperimentale che mescola teatro, musica e visual art. Si genera un ibrido artistico che distrugge e costruisce il concetto stesso dell’arte. Il risultato è un’esperienza unica nel suo genere, piuttosto che una performance: voci, suoni e immagini che si mescolano in un attento studio della musica e delle vibrazioni suscitate da essa.
“Sul palco condividiamo semplicemente col pubblico quello che siamo, il che significa un sacco di cose diverse che molte persone sono propense a giudicare male e a odiare.”
Disintegrazione 2.0 si presenta come uno show all’apparenza distorto, musicalmente scandito da Di Maio. Al centro vi è un innovativo studio musicale sulla manipolazione, generazione e conservazione dei suoni, dove la musica elettronica fa’ da padrona all’interno della sperimentazione artistica e produttiva.
Intonando David Bowie all’inizio del viaggio, si va a sviluppare uno spettacolo tentacolare, intento ad espandere i confini del proprio essere. I tre performer ingabbiano scenicamente se stessi, attraverso dei pannelli trasparenti su cui le immagini di Palladino vengono proiettate. Un effetto ottico magico dove i corpi sembrano fuoriuscire dalla scena, creando un ipnosi atta a sconvolgere lo spettatore. Suoni e visioni si uniscono alle parole di Ilaria Delli Paoli che, brutale, disturbante, serafica e sensuale, “esplode e colpisce nel corpo e nelle ossa”. Un monologo penetrante che urla contro la violenza della natura “troia e infedele”: l’essere al mondo nonostante la vita ti schiaccia a terra con le sue prove. L’urlo, incontrollato, di quel dolore capace di distruggere, annientare e cancellare il proprio io, al punto di ingabbiare se stessi nel silenzio e nel buio. La voglia di restare in un angolo da soli, senza saper più dove sia l’uscita.
“Una voce che chiama. Mi sono persa in una foresta totalmente sola.”
Echi e suoni rimbombano in sala per uno spettacolo che non lascia impassibili. Un incontro emotivo che sa di vita, capace di sconvolgere e inibire.
In una sola parola: disintegrante.
Roberta Fusco