Napoli, sold out e successo per “l’Italia degli anni Quaranta, tra guerre e canzonette”

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photo for courtesy by Pietro Previti

Sold out per “l’Italia degli anni Quaranta, tra guerre e canzonette” della band partenopea Sing ‘O Swing, un evento unico, ricco e piacevolmente nostalgico, che ha visto protagonisti Andrea Parente (voce, chitarra e storytelling) Sabrina Savarese (voce), e Mario Montella (pianoforte), con lo special guest Giulio Martino al sax, docente presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, noto musicista del panorama jazzistico campano e nazionale.

Il concerto si è svolto in un posto intriso di storia, di emozioni e di aneddoti, dove il tempo sembra fermarsi e si possono vivere esperienze straordinarie: la Galleria Borbonica di Napoli. Si tratta di una location affascinante e suggestiva che accoglie i visitatori nelle sue ampie viscere dove cavee, ampie e strette gallerie scavate nel tufo si susseguono in un intricato labirinto, offrendo testimonianze di una moltitudine di vissuti.

Presenta, infatti, una storia variegata e intrigante in cui la natura geologica del sottosuolo partenopeo si fonde con trasformazioni architettoniche e di ingegneria finalizzate a diversi scopi a partire dal ‘500: dalle cisterne per l’approvigionamento di acque, alle gallerie che consentissero la fuga dei reali durante i moti del 1848 e a un immenso rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale.  Proprio quest’ultimo aspetto ha caratterizzato l’evento. Il concerto, che ha previsto anche una accattivante visita guidata, è stato, infatti, l’occasione per commemorare le eroiche Quattro Giornate di Napoli, un progetto storico-musicale ideato dal talentuoso ed eclettico musicista Andrea Parente, durante le sue partecipazioni agli scavi della galleria nel 2017, e costruito meticolosamente.  

La jazz band ha, così, portato nel tunnel le sonorità jazz degli anni della guerra, accompagnando il pubblico in un viaggio nello swing italiano attraverso l’esecuzione di “canzonette” diffuse dal 1929 al 1945, che, come ha affermato in un video Renzo Arbore, testimonial dell’evento, alleviavano la popolazione durante un periodo buio della nostra storia.

I quattro artisti, rispettando le mise dell’epoca, si sono esibiti con maestria, virtuosismo, talento e coinvolgimento. Le esecuzioni sono state intervallate dalle storytelling di Andrea Parente, incorniciate dalle affascinanti e delicate atmosfere  create dal sottofondo musicale di Montella. Nel canto si sono alternati Parente e la Savarese, il primo con grinta e ritmo, la seconda con la voce dal timbro dolce e limpido come un usignolo accompagnata da sorrisi e movenze eleganti e “swing”. Il tutto è stato arricchito dall’eleganza e dalla raffinatezza del sax di Giulio Martino.

In apertura del concerto, Andrea Parente ha salutato il pubblico e presentato l’evento, dando il via a un percorso cronologico delle canzoni.

Le prime sono state quelle dal 1929 al 1937: Gicolò (1929) “motivo di orgoglio degli italiani” di Leonello Casucci, Quel motivetto che mi piace tanto (1932) di Pippo Barzizza più volte interpretata da Nicola Arigliano, Tornerai (1936) di Dino Olivieri e Non dimenticar le mie parole (1937) di Carlo Buti. Subito dopo si è passati alle “Canzonette” suggerite da Renzo Arbore: la punta di diamante dello swing italiano Tulipan (1940) di The Andrews Sisters/ il Trio Lescano, Il Pinguino innamorato (1940) del Trio Lescano e il brano divertente e delirante, che “non vuol dire niente e vuol dire tutto” Pippo non lo sa (1940) di Gorni Kramer, seguite dalle canzoni indicate dal maestro che recentemente Andrea Parente ha incontrato a Milano “Renzo” Barzizza”: Sera (1941) di Pippo Barzizza, Baciami Piccina (1941) e Ma l’amore no (1943) di Alberto Rabagliati, e Giovanotto matto di Lelio Luttazzi.

Dopo i ringraziamenti rivolti a Marco e Gianluca Minin e ai Volontari degli scavi, il concerto, dedicato a Vincenza Donzelli, si è concluso con No Jazz (1949) di Romeo Alvaro e Natalino Otto e In cerca di te di Natalino Otto.

È stato un evento notevole, di eccellenza e di spessore, un inno alla musica e alla libertà che ha soddisfatto tutti, musicisti, organizzatori e pubblico che, assai coinvolto, ha espresso con un’ovazione entusiasmo e apprezzamenti.

Daniela Vellani

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