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È stata presentata, il 13 marzo, al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, la mostra “Gli Spagnoli a Napoli – Il Rinascimento meridionale”, che sarà in esposizione fino al 25 giugno 2023, nella Sala Causa.
Per l’occasione, una grande inaugurazione alla presenza della autorità, il Sindaco Manfredi, il Presidente della Regione De Luca e il Ministro dei Beni Culturali Sangiuliano, nonché l’ambasciatore spagnolo Miguel Fernández-Palacios e il Direttore del Museo Nacional del Prado, Miguel Falomir Faus, istituto con il quale la mostra è stata realizzata, in partenariato. Il progetto espositivo, lanciato lo scorso anno a Madrid con il titolo “Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles al comienzos del Cinquecento” ottenendo già il favore del pubblico e della critica, è stato minuziosamente curato dal prof. Riccardo Naldi, docente di Storia dell’Arte moderna all’Università “L’Orientale” di Napoli, e dal prof. Andrea Zezza, docente di Storia dell’Arte moderna all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Il focus è quello di porre l’attenzione su questa breve e intensa stagione artistica, dando il meritato rilievo al livello qualitativo delle opere e al loro carattere internazionale. Indice dell‘esposizione è la certezza che quel fervore artistico vide un‘ampia connessione tra pittura e scultura. Il connubio tra le due arti ebbe terreno particolarmente fertile a Napoli, e fu proprio lo sviluppo di questi modelli che diedero il via alla nascita di un’autonoma scuola locale, e la mostra in oggetto, ne offre una vasta selezione dei maggiori protagonisti, possiamo citare, nell’ambito della scuola pittorica Andrea Sabatini da Salerno e Marco Cardisco, in quello degli scultori Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce.
Purtroppo, anche Napoli come Roma, subì danni e depredazioni nel durissimo assedio francese del 1528 e l’ascesa artistica fu brutalmente interrotta anche dalla grave crisi politica che ne conseguì.
Tornando alla mostra, è doveroso evidenziare che sono stati raccolti gli esempi massimi dell’arte prodotta tra il 1503 e il 1532 circa, sulle terre partenopee, in un periodo in cui il territorio vide il passaggio tra la dinastia aragonese a quella spagnola, mentre la vita culturale era animata da artisti venuti a studiare nelle botteghe nostrane dei grandi maestri. I professori Naldi e Zezza si sono distinti eccellentemente nel lavoro che li ha tenuti impegnati sin dal 2003, realizzando un esposizione mozzafiato, contenente un’ampia rassegna di opere eseguite dagli artisti spagnoli e non, attivi in quegli anni a Napoli. Un’eccezionale raccolta testimone del passaggio artistico in città, in un momento in cui i grandi maestri come Leonardo, Michelangelo e Raffaello, venivano bramati dalle corti europee, e chiunque desiderasse fare arte, veniva in Italia per studiare il loro genio. Anche le botteghe napoletane hanno favorito la formazione di eccellenti autori come Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, Alonso Berruguete, i quali con il ritorno in patria hanno contribuito allo sviluppo del rinascimento artistico spagnolo.
Grazie alle opere selezionate, a Capodimonte viene narrata la stretta connessione tra scultura e pittura. E se a fare da traino alla mostra è il ritorno a Napoli, dopo quattrocento anni, de “La Madonna del pesce” di Raffaello, le restanti opere in mostra sono di certo altrettanto importanti e mirabili: da togliere il fiato il Retablo di sant’Elena di Pedro Fernández, inquieta la tela della Sacra Famiglia con san Giovannino di Machuca, magnetico è il Cristo flagellato di Diego de Siloe in legno policromato.
“Le mostre scrivono la storia dell’arte”, ha detto il direttore del Museo, Sylvain Bellenger, e dunque non si può perdere un momento storico come “Gli Spagnoli a Napoli. Il rinascimento meridionale”.
Roberta Fusco