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L’uscita di un libro è sempre una grande emozione per l’autore e per l’editore, è una creatura desiderata, costruita con amore e grande dedizione; se poi il l’opera nasce da ricerche certosine e dalla passione, condita da emozioni, la soddisfazione è ancora più grande.
Proprio questo è il caso di “La Tenuta dei Melograni” di Vincenza D’Esculapio, un romanzo uscito recentemente e pubblicato da Home Scrivens di Aldo Putignano (Homo Scrivens, Collana Direzioni Immaginarie, maggio 2022, pagine 210, euro 15,00).
Si tratta di un lavoro pregiato, un romanzo storico che schiude al lettore scenari meravigliosi in un viaggio nel tempo a ritroso in cui si avvicendano vissuti di donne forti, coraggiose che s’intrecciano con momenti storici che hanno determinato trasformazioni socio-politiche nell’Italia e in particolare nel Mezzogiorno.
Bellissima e interessantissima l’ambientazione: si spazia tra Napoli, Modica, Palermo luoghi descritti in modo molto preciso dalla scrittrice con un’esaltazione dei sapori, degli odori e delle bellezze di luoghi unici e pregnanti di arte e storia. Stuzzicanti sono, inoltre, le elencazioni di specialità gastronomiche del posto: sfincione agli anelletti al forno, arrosto al falsomagro, sarde a beccafico, verdurine saltate con uva passa e pinoli, mustaccioli, sussamelli, cassata, cassatelle, frutta martoriata, nucatoli, nonché odori di cannella, arancia, cedro e limone.
Il romanzo, è una saga familiare che abbraccia un periodo abbastanza lungo, che si estende dal 1837 al 1956, e vede protagoniste quattro generazioni dolcemente narrate da Brigida Chiaramonte, duchessa D’Acquaviva che “in una Napoli imbiancata dalla nevicata del 1956….fra ricordi e allucinazioni rivede il passato della sua nobile famiglia di origine siciliana e ne rivive la tormentata storia fino all’ultimo respiro…” (dalla quarta di copertina del romanzo) a partire dalla nonna fino a Tecla ultimo anello di donne che vivono con sacrifici, rinunce e abnegazioni e affrontano la vita lottando contro i pregiudizi e regole sociali obsolete e umilianti. I diari di Ginevra, la madre di Brigida, sono la testimonianza preziosa di tale percorso sociale.
Un’antica nenia siciliana “A vo’ a vo’/ Specchiu di l’occhi mia, facci d’aranciu,/ ca mancu ‘ppuntesoru iu ti cangiu. Oh…” è la colonna sonora che accompagna il viaggio nel tempo del romanzo e costituisce il fil rouge di “eventi felici, drammatici in cui s’intrecciano storie di importanti personaggi…”
Un altro elemento che unisce il “passaggio di consegne” è “la Tenuta dei melograni”, un luogo che si trova a Modica la suggestiva città siciliana, che è, assieme a Villa Ginevra, Palermo, Napoli, uno degli ambienti in cui s’immerge il romanzo.
In questo viaggio nel tempo, che unisce Napoli e Sicilia, si susseguono avvenimenti non solo frutto della fantasia dell’autrice, ma anche reali e documentati: dal flagello di più ondate di epidemie di colera al movimento culturale della Legione delle Pie sorelle, dagli avvenimenti rivoluzionari del 1848 all’Unità d’Italia.
Altresì vengono affrontate tematiche importanti che invitano il lettore all’approfondimento e alla riflessione, in primis l’emancipazione della donna e movimenti culturali e sociali in cui si sono attivate nobildonne, poetesse, intellettuali. Non vengono trascurati le grandi trasformazioni politiche e sociali e le guerre che hanno flagellato la nostra penisola negli anni indicati, comprese le guerre mondiali. Intrigante e interessante la parte che unisce questo lavoro al precedente della D’Esculapio, “L’ultimo sposatore” e che ne rappresenta il sequel.
Nel romanzo non solo si fa riferimento ad avvenimenti realmente accaduti, ma anche a personaggi reali come l’intellettuale Rosina Muzio Salvo, la principessa di Butera e la poetessa Giuseppina Turrisi, le cui vite e attività s’intrecciano nella trama su cui si muovono le protagoniste frutto della fantasia dell’autrice.
Il linguaggio è scorrevole fluido, inframezzato da flashback, da riflessioni e da ricordi. Le descrizioni accompagnano i lettori negli ambienti suggestivi mostrando scenari variegati e ricchi di colori. Il tutto è offerto con una molteplicità di voci, dalla narrazione interna a quella descrittiva e a quella delle pagine del diario in una alternanza che la scrittrice ha strutturato abilmente senza intaccare minimamente la scorrevolezza del testo.
Non si può non fare riferimento alla metafora presente nel titolo: i melograni, alberi i cui frutti hanno un sapore irresistibile e in cui il dolce si unisce all’aspro proprio come la vita. Inoltre da sempre la melagrana è un frutto che rappresenta ricchezza, bellezza e fecondità.
Il romanzo, diviso in due atti, è preceduto da un prologo e seguito dalla “Stanza dello scrittore”, un capitolo che comprende anche una Hit parade di 10 romanzi storici, una guida interessante ed esaustiva.
Daniela Vellani