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Nel pomeriggio di mercoledì 8 giugno, all’interno del museo PAN di Napoli in Via dei Mille, si è tenuta la presentazione del nuovo libro di Diletta Capissi, “Che fine ha fatto Città della Scienza. Un giallo napoletano o una metafora del Mezzogiorno?”, edito da Guida Editori, il prologo dello scritto è del giornalista Marco Demarco, presente all’incontro per intervenire sulle vicende del libro, assieme all’autrice e al vice capo redattore de il Mattino, Marilicia Salvia.
Come raccontato da Diletta Capissi per introdurre il lavoro, “Che fine ha fatto Città della Scienza” nasce come libro utile per capire com’è nata Città della Scienza. Sfruttando gli interessi giornalistici e sociologici, l’autrice ha tentato di ripercorrere i fermenti e le trasformazioni che hanno generato entusiasmo e crisi per una struttura dell’avanguardia del Mezzogiorno. Mettendo in fila fatti e situazioni, con documenti ufficiali e atti ripescati, viene raccontato trasparentemente cos’è successo in questi ultimi anni. Un libro che mostra un quadro completo delle scelte e delle cause che hanno ruotato intorno alla struttura, per condividere con il pubblico un analisi completa di una creazione superlativa e completamente sottovalutata. Come un giallo, vengono ripercorsi i passi salienti e i colpi di scena di una vicenda emblematica, per “accendere un faro su Città della Scienza”.
Una lettura non semplice ma utile perché nata, come affermato dall’autrice -“Per negare il concetto che Napoli è l’unico posto dove vale l’antimateria: la materia viene creata e di colpo distrutta”- . Dimostrando che in realtà sono molti gli indici che possono causare il declino, e sono tante le gesta da poter compiere per generare il cambiamento, Diletta Capissi utilizza Città della Scienza, struttura simbolo di rivoluzione tecnologica, scientifica e digitale, utile per la crescita delle giovani menti e non, per delineare il profilo di uno degli orgogli partenopei.
Oltre all’approfondimento sulle figure dei due fondatori di Città della Scienza, Vittorio Silvestrini e Vincenzo Lipardi, maestro e allievo, i quali hanno abbracciato l’elaborazione e la messa in opera della struttura e si sono poi diramati nella finalità e gestione, c’è anche uno spazio dedicato al giornalista, divulgatore scientifico e storico della scienza Pietro Greco.
Momento di commozione è stato per l’autrice, quando ha ricordato il libro dedicato a suo nipote Emanuele e a tutti i giovani. Dedica non banale, ma necessaria per ricordare di come dal 1996 Città della Scienza è stata per la generazione dei Millenials e a seguire, un polo di divulgazione scientifica ma anche di profonda crescita e sconvolgimento territoriale.
Roberta Fusco