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Questo fine settimana è andato in scena, al Teatro Nuovo di Napoli, lo spettacolo di Andrea Pennacchi “Pojana e i suoi fratelli”, accompagnato dai maestri Giorgio Gobbo e Gianluca Segato.
Andrea Pennacchi, classe ’69, laureato in Lingue e letterature straniere moderne presso l’Università degli Studi di Padova, inizia la sua formazione da attore con il Teatro popolare di ricerca di Padova. Ha composto Eroi, finalista al Premio Off del Teatro Stabile del Veneto, con il supporto di Giorgio Gobbo e Sergio Marchesini. Nel 2018 porta il monologo This is Racism – Ciao terroni a Propaganda Live e diventa poi ospite fisso della trasmissione con i monologhi del suo personaggio, il “Poiana”, ha pubblicato due libri con People: Pojana e i suoi fratelli e La guerra dei Bepi.
Palcoscenico spoglio, scenografia quasi inesistente, solo un microfono ed un leggio, una chitarra acustica e una lap steel guitar. L’atmosfera che si vuole creare è quella tra amici, magari incontrati in un’osteria, dove si raccontano storie vere e meno vere di certi posti del nord est. Il palcoscenico, dopo poco, scompare completamente, la luce in sala si accende più volte proprio per dare allo spettatore la possibilità di interagire con Andrea ed i suoi personaggi. La musica potrebbe sembrare di accompagnamento, ma non è così, è parte integrante dello spettacolo e la sintonia tra gli artisti in scena è speciale.
Portare a Napoli uno spettacolo sui Veneti è coraggioso, quasi un azzardo, che però è riuscito benissimo.
Pennacchi, appena salito sul palco, saluta il pubblico con uno spiritoso: Buonasera Neoborbonici! Perché in fondo, per motivi diversi, i fondamentalismi dei padani sono molto simili a quelli dei neoborbonici, ed è giusto smitizzarli schernendoli.
Incontriamo, oltre al famoso Franco Ford detto Pojana, altri personaggi a tratti bizzarri che Andrea Pennacchi – con Giorgio Gobbo – ha conosciuto durante i suoi workshop che teneva in alcuni penitenziari veneti.
Ci racconta la storia di Tonon il derattizzatore, che divide l’umanità in quattro categorie: SPROVVEDUTI, INTELLIGENTI, BANDITI E MONA, e che purtroppo i mona sono i più numerosi, nonché più pericolosi, perché imprevedibili ed ingestibili.
Il racconto segue con la storia di Edo il security, ragazzo con un passato familiare non facile, che cerca di restare a galla onestamente in questa nostra società ingiusta e diseguale, dove molto spesso – anche per ragioni esterne – il confine tra legalità e illegalità è sottilissimo.
Il viaggio nel nordest finisce con dei ricordi di infanzia dello stesso Pennacchi, di un Veneto che non esiste quasi più, più povero ma anche meno pauroso ed autentico.
Lo spettacolo è diventato anche un libro edito, come già scritto, da People nel 2020 e rappresenta un adattamento in chiave veneta de “Le allegre comari di Winsor” di Shakespeare, dove cerca di mettere a nudo quella parte di popolazione che è passata da essere un po’ mona, di natura contadina, ad essere un popolo di provinciali padroncini avidi ossessionati dagli schei, con l’ignoranza come comun denominatore.
Il pubblico ha risposto con entusiasmo alla perfomance di Pennacchi e sicuramente è stato un momento di condivisione molto sentito.
Le prossime repliche si terranno il 06 e 07 maggio a Roma (RM) al teatro Ambra Jovinelli.
Paola Improda