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Dopo otto lunghi anni di pausa, torna il 3 Marzo Stromae con “Multitude”: dodici brani, che per circa 36 minuti trasportano in un turbinio di emozioni e sensazioni destabilizzanti e travolgenti.
La solitudine, le fragilità, la rabbia, la frustrazione, sono le emozioni che Stromae prova sulla sua pelle, e che lo hanno portato a produrre questo album, dopo otto anni di inattività.
Il titolo dell’album “Multitude” rimanda non solo alle molteplici personalità dell’individuo, che si trasformano nel corso della sua esistenza, ma anche alla rosa di personaggi che Stromae interpreta nei suoi brani.
Lo si nota dalla narrazione lineare all’interno dei testi, che permette di lasciar spazio in ogni brano a spunti diversi di pensiero. Al contrario, la linea melodica e vocale spazia e cambia tono a seconda delle emozioni descritte, lasciando un filo comune tra i brani, una rete sottile fatta di suoni ipnotici, coinvolgenti che, a tratti, sconvolgono, così potenti da sembrare pugni nello stomaco, tutto questo reso ancora più efficace da testi veri e crudi che lasciano il segno.
La forza delle emozioni viene percepita fin dall’apertura dell’album con “Invaincu” (Imbattuto). Dopo aver superato depressione, attacchi di panico e una crisi dovuta agli effetti avversi del trattamento antimalaria subito per suonare in Africa, Stromae sceglie di far riferimento alla malattia all’interno del brano. Anche se difficile, testimonia il prezzo che è stato pagato per aver vinto sulla malattia, ripetendo vittorioso “Tant qu’j’suis en vie, j’suis invaincu”, ovvero, Finché sarò in vita, sarò imbattuto.
Il legame con il secondo brano dell’album può essere reso dai protagonisti del testo, coloro che combattono ogni giorno, compiendo il loro dovere nel fare quelli che vengono definiti mestieri ingrati. “Santé”, infatti, celebra la manodopera e denuncia la denigrazione, in un pezzo dai toni pop-elettronici, lanciato come singolo ad ottobre dello scorso anno per il ritono sulle scene dell’artista belga.
Altro brano dai contenuti forti è “Fils de joie” (Figlio della gioia), un gioco di parole che sottende sia un’offesa, che un’espressione volgare, dove “joie”, è sinonimo di “prostituta”. Il brano è sensazionale, scritto ed espresso in un gioco teatrale a tre voci: un cliente, un gestore di reti di prostituzione e un ufficiale, il quale narra di questa triste situazione, resa malinconica dal ritornello, interpretato dal figlio di una prostituta. Lanciato negli scorsi giorni come ultimo singolo estratto, il brano «è, in un certo senso, un omaggio a queste donne che fanno questo lavoro molto difficile, molto poco riconosciuto, ma che esiste e che esisterà, che ci piaccia o no».
Il 9 gennaio di quest’anno, Stromae è stato invitato da Anne-Claire Coudray al Journal de 20 heures di TF1 per un’intervista durante la quale, dopo una domanda sulla depressione e gli impulsi suicidi, l’artista ha risposto iniziando a cantare in esclusiva “L’Enfer”, quinta traccia dell’album. Mantenendo lo sguardo dritto in camera, in un’immobilità emotivamente inquieta, già in quel momento si è potuta captare tutta la forza di un brano troppo intenso per essere descritto. Il testo evoca il malessere provato nel periodo di pausa artistica e del quale continua a risentire, rimarcato dal ritornello che evoca a Ces pensées qui me font vivre un enfer (Questi pensieri che mi fanno vivere un inferno).
Come un attore, la voce di Stromae si flette e rimodula nell’interpretare emozioni e personaggi diversi. Arriva dritto, senza barriere, in un altalenare emotivo che, ad ogni brano, spazia e riflette su scenari e questioni diverse. Senza limiti, come da sempre si è distinto nel panorama della musica internazionale, anche con questo album Stromae fa centro.
Non resta che aspettare il prossimo tour, che prevede una tappa anche a Milano il 20 Luglio per il Milano Summer Festival.
Roberta Fusco