Salgado in mostra al MAXXI: l’Amazzonia ha un messaggio per noi.

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Sebastião Salgado in mostra al MAXXI di Roma con Amazônia, un itinerario fotografico intimo ed immersivo tra l’ancestrae foresta pluviale e le pendici mistiche del Pico da Neblina. 

 

Una linea sinuosa che si staglia nel buio. La serpentina che si delinea incerta è un fiume, lo Jutaì, nello Stato di Amazonas. Inzia così, con una serie di panoramiche della foresta, il viaggio di Salgado nelle terre ancestrali dell’Amazzonia. Un viaggio durato sei anni in cui il fotografo ha immortalato l’area della foresta pluviale brasiliana, viaggiando e vivendo insieme ad alcune delle popolazioni native. Il percorso, ricreato nella mostra che la curatrice Lélia Wanick Salgado ha diviso in sei nuclei tematici, restituisce un’impressione nitida e condensata delle atmosfere tropicali sudamericane, permeate di storia e misticismo. Situata all’interno del MAXXI- Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma), Amazônia è un percorso narrativo, oltre che fotografico, perché insieme alle sue montagne e ai fiumi volanti, propone un bagaglio culturale e sociale arcaico, intatto e ancora basato sul rapporto simbiotico di uomo e natura. Un’esperienza mirata a creare un portale sul mito della foresta, in cui  luce e suono sono elementi essenziali. Se la funzione della luce, concentrata esclusivamente sui pannelli che emergono dal buio, è quella di catalizzare l’attenzione, infatti, il sottofondo musicale realizzato da Jean-Michel Jarre, permette un’immersione totale nei suoni della natura.

“Volevo ricreare un ambiente in cui il visitatore si sentisse avvolto dalla foresta e potesse immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa che nella quotidianità delle popolazioni native.” Come ha sottolineato la curatrice Wanick Salgado.

Gli scrosci d’acqua, i versi degli animali e il soffiare del vento sugli alberi accompagnano il percorso fino ai padiglioni che imitano le ocas, tipiche abitazioni indigenein cui sono esposti i ritratti che Salgado ha catturato negli anni in cui è stato a contatto con le popolazioni native. Questi sono i settori della mostra che ricostruiscono usi, tradizioni e stili di vita di alcuni gruppi autoctoni, tra cui gli Xingu, gli Awà-Guajà, Zo’é, Suruwaya, Marubo e Yanomami. Una documentazione fotografica sociologica che testimonia stili di vita, religioni, filosofie e pensiero di un mondo ancora radicato ad una sensibilità primordiale, ignara di ogni tecnologia o modus vivendi occidentale.

Il volto di una donna intenta a pettinarsi, l’estasi di un rito sciamanico, lo sguardo degli anziani fisso nella camera, testimoniano la quotidianità di popoli sempre più minacciati dallo scomparire della foresta e dai governi locali. Nei padiglioni-ocas è possibile ascoltare le interviste video ai capi delle comunità indigene: una denuncia politica affermata a chiara voce, contro una globalizzazione che le sta decimando.

Caratterizzata da una forte vocazione ambientale, Amazônia è un progetto che mira a sensibilizzare il grande pubblico su tematiche ambientali, che gode del patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica, al fine di informare sui pericoli che attanagliano l’ecosistema unico e delicato della forseta pluviale amazzonica. Un polmone verde esteso per circa 6. 700. 000 Km, che quotidianamente subisce lo scotto del cambiamento climatico, della deforestazione e dello sfruttamento smodato delle sue risorse naturali.

Un’ esperienza formativa ed illuminante capace di riempire gli occhi e lasciare un messaggio all’osservatore. Sebastião Salgado mostra il pathos, la tensione ancestrale di luci ed ombre che lottano per definire i contorni incerti della foresta, il timore e l’ispirazione, la torsione scenica dei fiumi fotografati dall’alto che diventano strade bianche e impalpabili. Quel messaggio è: resistenza.

 

di Silvia Barbato

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