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Oggi ricorre il 178esimo anniversario della pubblicazione del celebre romanzo di Charles Dickens “A Christmas Carol”.
Il 17 dicembre 1843, infatti, la casa editrice Chapman & Hall pubblicava la prima edizione di “Canto di Natale” (nella traduzione italiana) che diventerà una delle opere più famose e popolari dello scrittore inglese.
Il romanzo narra la storia del vecchio e avido finanziere Ebenezer Scrooge, che vive la sua vita disprezzando il prossimo, godendo delle sciagure altrui e compiacendosi della sua avidità.
La sua misantropia si acuisce durante il periodo di Natale, festività che odia perché non si può lavorare e guadagnare soldi (rimprovera Dio stesso per il riposo settimanale che ferma il commercio e il guadagno).
Il signor Scrooge lavora più degli altri andando ben oltre l’orario dei turni prestabiliti e costringe anche il suo umile impiegato contabile Bob Cratchit a trattenersi fino a tardi, anche la vigilia di Natale.
Tutto cambia però in quella fredda notte del 24 dicembre, quando riceve un’inaspettata e scioccante visita: lo spettro del suo defunto amico e socio in affari Jacob Marley, morto esattamente sette Vigilie di Natale prima, lo mette in guardia perché non vuole che gli spetti il suo stesso destino, la dannazione eterna per tutte le malefatte che lo hanno distolto dal fare del bene agli altri, accumulando denaro solo per sé, vivendo una vita triste e lontana dalle persone che amava.
Questo colloquio non turba il vecchio Ebenezer, che decide di mettersi a letto come sempre.
Le visite però non finiscono qui, come preannunciatogli dal suo amico, dopo poco gli appare lo spirito del Natale passato, che lo riporterà alla sua infanzia che, seppur segnata da episodi di sofferenze, rappresenta un momento felice, circondato dall’affetto della sua famiglia e del suo unico nipote Fred, che proprio quel pomeriggio aveva trattato malissimo, come sempre.
Di lì a poco verrà a svegliarlo lo spirito del Natale presente, che conduce Scrooge ad osservare alcune persone che trascorrono il Natale in pace e serenità, senza aver bisogno del denaro, come succede a casa del suo contabile Bob. La scena ritrae la famiglia Cratchit che sta consumando la loro povera cena di Natale: sono tutti felici, anche e soprattutto il piccolo Tim, il minore dei figli di Bob, storpio e malato, nonostante non possano permettersi nemmeno di comprare le medicine. Davanti a questa scena anche il freddo e gelido Ebenezer inizia a sciogliersi, chiedendo allo spirito di rivelargli se Tim sopravviverà o meno…
Solo e sconsolato attende la visita dell’ultimo spirito, quello del Natale futuro, che non tarda ad arrivare.
L’aspetto di questo spirito incupisce ancora di più Scrooge, aggravato dal fatto che non pronuncerà una parola per tutta la sua visita e lo guiderà, solo con il dito indice della mano, al suo miserabile destino.
Scrooge si risveglia nel suo letto, scoprendo che è di nuovo mattina. Capisce che i tre spiriti gli hanno offerto l’occasione per redimersi. Una conversione apparentemente impossibile, è avvenuta, il miracolo di Natale si è compiuto.
Innumerevoli gli adattamenti teatrali, cinematografici e di animazione, Canto di Natale rappresenta ancora oggi una delle opere più commoventi sul Natale del mondo.
L’opera ha rappresentato un’efferata critica alla società del tempo, cieca ed egoista di fronte alle piaghe della povertà e dello sfruttamento minorile che resta, oggi ancor di più, attualissima, in un mondo dove ci si gira dall’altra parte di fronte alla sofferenza e alle richieste di aiuto ( si pensi alle innumerevoli vittime nel Mar Mediterraneo o a quello che sta accedendo in questi giorni sul confine balcanico), concentrati solo su se stessi senza preoccuparsi degli altri e del futuro che riserveremo alle prossime generazioni.
Purtroppo però, gli spiriti redentori esistono solo nelle favole.
Chi ci salverà questa volta?
Paola Improda