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Dopo 20 anni dalla vittoria nel 2001 del Premio Napoli (oltre che del Premio Strega e del Premio Campiello) per il capolavoro “Via Gemito”, il 14 dicembre Domenico Starnone torna alla Fondazione Premio Napoli con il suo ultimo libro “Vita mortale e immortale di una bambina di Milano”. Introdotti dal Presidente Domenico Ciruzzi, con la speciale partecipazione dell’attore e amico Silvio Orlando, la giornalista de La Repubblica Conchita Sannino modera con i due un dialogo tra l’ironico e il profondo, con aneddoti sul passato e interrogativi esistenziali scatenati dalla penna di Starnone.
Una penna ricca che ha dato alla luce opere letterarie singolari, riadattate anche per il cinema dallo stesso Starnone, come nel caso de La Scuola, film cult del 1995 di Daniele Lucchetti ispirato alla professione d’insegnante e momento cruciale per l’inizio del sodalizio artistico con Silvio Orlando. La sua presenza all’evento, difatti, non è un caso. Il dialogo messo in piedi dai due trasmette appieno gli anni di amicizia e lavoro, basati su una forte stima reciproca, evidente quando Orlando prende la parola per parlare dello scrittore: “È impossibile non essere travolti dal mare di idee, vicende e comicità. Soprattutto dal grande senso di teatro che è dentro Domenico, pur non avendolo mai fatto. Le sue parole me le sentivo in bocca, sentivo che potevo dirle in scena”.
Molti sono stati i lavori che li hanno visti uniti, per un puro “piacere di scrivere”, secondo Starnone e per una grande immedesimazione da parte di Orlando, il quale sente di “riconoscere la propria storia” nelle parole dello scrittore.
Un gioco facile, data l’abilità di Domenico Starnone nell’introspezione letteraria. Una dialettica caratterizzata dalla sua efficacia nel cogliere le corde giuste del lettore, fino ad insinuarsi nel suo cuore, per una profonda analisi sull’io e su ciò che lo tormenta. Con l’ausilio di elementi autobiografici emotivi e visivi, Starnone snocciola in ogni suo libro le diverse trame della vita.
Solo negli ultimi tre anni, con lo stesso fil rouge introspettivo, sono stati pubblicati Spavento e Confidenze, entrambi libri interessanti sugli interrogativi dell’uomo. Ma con Vita mortale e immortale di una bambina di Milano, Starnone torna indietro nel tempo e rende protagonista della storia un bambino. Un piccolo sognatore sempre affacciato alla finestra che fa precocemente la scoperta di cosa sono l’amore e la morte, segnando così la fine della sua infanzia.
Un tema affrontabile in età adulta, presente all’interno delle pagine come un filo teso per tutta la storia, espresso in una tonalità in salita che precipita improvvisamente verso la risoluzione, la quale mira a dar consapevolezza sul piacere di vivere e stare al mondo, sul godersi la vita appieno, senza dimenticare che la morte è inevitabile.
Servendosi di una bambina che danza sul davanzale dirimpetto, di una nonna sempre attenta e vigile piena di amore per il suo nipotino, e del napoletano, una lingua negata ma poetica quando utilizzata dall’anziana, l’immaginazione si rovescia nella scrittura, per una costruzione narrativa che recupera le radici della memoria per un’opera complessa che, come la definisce il suo autore, è “un libro di contrasti ma insisto, è anche un libro divertente”.
Roberta Fusco