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Si avvia verso il gran finale la prima edizione del progetto artistico multidisciplinare Umbria Factory Festival, dedicato ai processi di creazione contemporanea, curato da ZUT! e realizzato con il contributo di MiC Ministero della Cultura, Regione Umbria, Comune di Foligno, Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. Dallo scorso ottobre UFF ha animato la città di Foligno (Pg) con la presenza di ospiti nazionali e internazionali, e sempre nel segno del “contemporaneo”, facendo riscoprire il piacere di incontrarsi fianco al fianco in sala e in alcuni dei luoghi storici e non convenzionali per assaporare la magia delle arti performative a trecento sessanta gradi: non solo teatro e danza, ma anche performance itineranti, teatro-danza, installazioni audiovisive e sound-art.
Ospite di punta dell’ultimo e imperdibile weekend di spettacoli in partenza giovedì 9 dicembre e conclusivo domenica 12, è Robert Henke, un artista internazionale dallo stile sorprendente e unico, compositore e sviluppatore di software, nonché co-fondatore di Ableton Live, che realizza musica elettronica unendo le competenze musicali più avanzate alla computeristica vintage. Grazie al sodalizio tra Umbria Factory Festival e Dancity Festival Henke presenta sabato 11 dicembre a Foligno la performance audiovisiva “CBM 8032 AV”: cinque Commodore CBM 8032, “nonni” del fortunato C-64, si esibiranno insieme al musicista tedesco all’Auditorium San Domenico (ore 22.30) in uno spettacolo eccezionale che esplora il mondo del suono e della grafica minimalista, tipici dei computer anni ’80. Attraverso la manipolazione di tasti, mixer ed effetti audio, Robert Henke crea una performance in cui rumori digitali, profonde onde sinusoidali e alti bleep glitch si incontrano con i visual che riproducono l’output di videoterminali.
Tutti i giorni, dal 9 al 12 dicembre, va in scena “Eclissi” di Sesti/Contini/Fumo (Spazio ZUT! – ore 15.00; 16.00; 17.00; 18.00; 19.00; 21.00; 22.00). Alessandro Sesti scrive una performance all’aperto per uno spettatore solo in cui indaga il morbo di Alzheimer. Con il progetto sonoro di Nicola Fumo Frattegiani e quello musicale di Debora Contini, la compagnia riporta le persone nella propria intimità, nei propri ricordi a contatto con le proprie fragilità, e lo fa ricercando la possibilità di straniamento attraverso l’utilizzo dell’audio binaurale, l’incoerenza tra parola e immagine, tra luogo e ambiente sonoro. La consulenza alla drammaturgia è di Giacomo Sette. L’illustrazione di Chiara Olivia Pernicini. “Eclissi” è una coproduzione Strabismi, Infinito, Teatro Thesorieri, Spazio Zut, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt).
Venerdì 10 il teatro-danza si fa spazio con Elisa Pol, attrice e performer che dal 2017 è impegnata in un percorso autoriale intento a sondare il rapporto tra scrittura scenica e gesto coreografico, per culminare in forme di espressione e drammaturgie ibride: lo spettacolo “Walking Memories” è creato con la collaborazione artistica di Raffaella Giordano, una produzione Nerval Teatro e Sosta Palmizi ispirata alle letture di moltissimi autori, da Nan Shepherd a Gertrude Reinisch, da Antonia Pozzi a Peter Matthiessen, e ancora, Marie-Madeleine Davy, Cristina Campo (Auditorium Santa Caterina – ore 19.00). Una performance di gesti e di parole sulla montagna e sul mondo dei ricordi e della dimenticanza, per riflettere sulle corrispondenze tra paesaggio e individuo, tra gli spazi, le trame, gli odori e i suoni dei luoghi e i loro intimi riflessi nell’animo umano.
A seguire, alle ore 21.00 venerdì 10 (e in replica sabato 11 allo stesso orario), debutta la Compagnia Bandini/Zoe con “Cani. Primo Studio”, scritto, diretto e interpretato da Michele Bandini, per la consulenza drammaturgica/assistenza alla regia di Carolina Balucani e il disegno luci di Emiliano Austeri. Una produzione UFF 2021/Spazio Zut e Zoe. “Cani” gioca sul tentativo di una relazione impossibile, un rapporto duale e individuale, un monologo a due che nasce dalla necessità di sentirsi amati. Una richiesta d’amore in un paesaggio desolato, domestico e selvatico, in cui si evocano ricordi, giochi di un’infanzia perduta. Un dialogo solitario restituito con un dialetto che da “lingua madre” diventa “lingua padre”, un codice emotivo, un linguaggio che è parola cruda e lirica, comica e violenta. “Cani” è un lavoro sugli equilibri di potere talvolta distruttivi, talvolta generativi, connessi ai rapporti genitori figli.
Sabato 11 all’Auditorium Santa Caterina, ore 18.30, la poesia sale sul palcoscenico con il poemetto “Canti di un luogo abbandonato” di Azzurra D’Agostino, menzione speciale premio Marrazza 2014 e vincitore della 58esima edizione del Premio Carducci, che lo leggerà accompagnata dalle musiche di Andrea Biagioli. Un viaggio nel tempo attraverso l’incontro con i resti di case, residui di pozzi, tetti, dettagli di un’umanità scomparsa, che nasce dall’ascolto delle voci di un popolo e di una cultura che non ci sono più, dall’incontro con i ruderi, con quelle che erano case o fabbriche e che ora sono con violenza riprese dalla natura. Nasce dall’abbandono, dall’irrequietezza di anime che sembrano non trovare pace nel vedere il proprio mondo spopolato. Nasce da una domanda del presente: chi è che se n’è andato per davvero? Perché affinché un luogo sia disabitato, occorre prima averlo saputo abitare. E oggi, che l’abitare sembra così difficile, questa è una indicazione preziosa.
Domenica 12 dicembre arrivano altri due spettacoli legati al linguaggio del corpo e alla danza. Il primo è alle 18.00 all’Auditorium Santa Caterina: “Where is home – La Straniera” di Alice Gosti, che mixa le musiche di Monika Khot and Salvatore Ida & Matilde Vennezi in un’analisi lucida e poetica sulla tematica dell’immigrazione. L’artista, nata in Italia da padre italiano e madre statunitense, indaga una condizione che fa parte della sua vita, quella di figlia di un’immigrata e immigrata a sua volta, con delicatezza e sensibilità, tramite un’immagine che è lo specchio di quel dinamismo che si instaura tra due mondi. Segue alle 19.00 allo Spazio ZUT! “Who is Joseph?” di e con Davide Valrosso. All’interno della propria partitura compositiva, il corpo attraversa una narrazione coreografica dove si alternano azioni energiche e decise a momenti di rallentamento, se non di sosta, dove a prevalere può essere l’incertezza, il disorientamento, l’esitazione e allo stesso tempo l’impulso, la vertigine, l’immanenza. Joseph è un guerriero metropolitano che, come in un ring, mette in campo una pratica dell’istante basata sul gioco, sullo scontro, sul dialogo continuo con lo spettatore e lo spazio circostante.
Info: www.spaziozut.it/umbria-factory-festival-2021/
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