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“Tempo e rimedi” è il titolo dell’album del cantautore napoletano Alessandro Aruta registrato recentemente presso Mast Recording Studio di Bari.
L’opera autoprodotta è costituita da una variegata successione di undici tracce legate da tutto ciò che ruota intorno allo scorrere del tempo. I vissuti diventano ricordi come accoglienti dimore dove rifugiarsi in cui trovare l’energia giusta per andare avanti.
I brani rispecchiano l’ampia e poliedrica formazione musicale dell’autore per cui, in un amalgama ben assortito, il cantautorato è accompagnato da sonorità diverse che si fondono, spiccano e lasciano tracce: dal jazz al blues, dal folk al rock.
Ad eccezione di “Luntano ‘a ‘ sta pena” composto da Martin Rua, tutti i testi e le musiche sono scritti da Aruta con arrangiamenti suoi, di Mimmo Campanale che con lui ha curato la produzione, Peppe Fortunato, Paolo Romano e Massimo Stano.
L’album si apre con “La mia dimora” un brano in cui il cantautore introduce la narrazione in un connubio di poesia e musica ben amalgamati. “Graffi verticali attraversano la mente… tu sei l’ineluttabile ricordo/la memoria il tuo rifugio…”
Con un’atmosfera musicale diversa il discorso prosegue nel brano successivo, “Tempo e rimedi” che dà il nome all’intero lavoro perché sintetizza il messaggio sul tempo “Mi accorgo di non avere altro tempo / se bevo un caffè/ mi preparo in un lampo/ Mi accorgo di non avere rimedi/ Non tornerò indietro… quella voce mi chiama/ mi dice vai avanti/ La vita ti aspetta…non fermarti mai…” L’afflato poetico prosegue con “Sulle note”, metafora dello scorrere di momenti esistenziali e con “Luntano ‘a sta pena” dove i versi diventano particolarmente melodiosi grazie al napoletano. In “Principesse e ballerine” la canzone dedicata alla figlia, la musica scorre fluida e con raffinati elementi jazz del sax di Gianni Binetti che s’intrecciano con le parole e con le corde delle chitarre di Massimo Stano. Ancora il sax fa sentire la sua voce calda che si unisce a quella di Aruta assieme alle sonorità indicate nel titolo “Te lo dico funky”. I ricordi si fanno vivi in “Cos’è stata la nostra estate”, un dialogo interiore intenso e malinconico che apre uno spiraglio a speranze future. Ancora una suggestiva metafora con “Neve” la cui sofficità ed evanescenza rappresentano una storia di una notte d’amore “M’accarezzavi gelida, ruvida, bianca nella mia stanza” e intarsi di jazz offerti dal suono della tromba di Kelly O’Donohue contribuiscono a creare un’atmosfera suggestiva. In “Figlio del Sud” si respirano gli anni ’70: country americano, armonica, le tastiere si accostano al canto in un piacevole blues partenopeo. Il brano è seguito da un remix di “Principesse e ballerine”, una lettura più soft e romantica che si apre a nuove suggestioni e preannuncia le atmosfere oniriche e ricche di colori di “Scritto sulla sabbia” che conclude la sequenza musicale.
Il lavoro oltre che a firma di Alessandro Aruta nasce anche da un buon lavoro di squadra, oltre ai già citati Martin Rua, Massimo Stano, Gianni Binetti e Kelly O’ Donohue, hanno dato il loro prezioso contributo musicale anche Arianna Aruta voce su “Principesse e Ballerine”, Peppe Fortunato piano e tastiere, Paolo Romano basso e bassetto acustico, Mimmo Campanale batteria, Michele Ciaravella percussioni, Alessandra Pipino backing vocals, Maurizio Levato chitarre in “Figlio del Sud” e “Tempo e Rimedi” e Slap Johnson armonica blues su “Figlio del Sud”.
La progettazione grafica è di Rossella Della Monica, l’artwork è di Mirko Della Monica.
Sulla cover si possono ammirare le foto di Niki Di Corrado che ritraggono di spalle il musicista su uno scenario marino dai colori che fanno pensare a un sogno, mentre all’interno, sfogliando il libretto allegato, spuntano note, testi delle canzoni, e foto dei protagonisti del lavoro… un lavoro maturato in un momento storico critico e che è di una tale intensità che merita attenzione e visibilità.
Daniela Vellani